La partita più calda dell’intrattenimento globale si è trasformata in uno scontro a viso aperto. Warner Bros. Discovery ha deciso di chiudere la porta all’ultima offensiva di Paramount Skydance, respingendo formalmente la proposta di acquisizione da 30 dollari per azione che avrebbe attribuito al gruppo un valore d’impresa nell’ordine dei 108 miliardi di dollari. La scelta, comunicata agli azionisti a metà dicembre 2025, non è soltanto un passaggio tecnico: è un segnale di strategia, di governance e soprattutto di visione industriale in un mercato in cui la forza del catalogo e la capacità di finanziarlo contano quanto, se non più, del prezzo scritto in prima pagina.
Il punto centrale è che Warner Bros. Discovery non ha messo in discussione l’idea che un’offerta “più alta” possa essere attraente. Ha invece contestato la sostenibilità dell’operazione sul piano delle garanzie e della struttura finanziaria. In altre parole, il consiglio di amministrazione ha scelto di privilegiare la certezza di esecuzione rispetto al premio immediato promesso da Paramount, ribadendo la preferenza per l’accordo già firmato con Netflix, valutato complessivamente circa 82,7 miliardi di dollari e impostato su 27,75 dollari per azione.
- Perché Warner Bros. Discovery ha respinto Paramount Skydance
- L’accordo con Netflix: meno valore apparente, più certezza operativa
- Paramount rilancia la narrativa: “offerta superiore e più rapida”
- Il nodo degli asset: HBO, Warner, franchise e il futuro dello streaming
- Cosa succede adesso: la scelta passa dagli azionisti e la timeline si allunga

Perché Warner Bros. Discovery ha respinto Paramount Skydance
Dietro il rifiuto c’è una parola che a Wall Street pesa più di qualunque slogan: “finanziabilità”. Secondo la posizione ufficiale di Warner Bros. Discovery, la proposta rivale sarebbe stata presentata al mercato come interamente garantita, ma senza offrire un livello di impegno considerato realmente vincolante. Il gruppo ha espresso dubbi sulle forme di “backstop” indicate come pilastro dell’operazione, ritenute opache e potenzialmente revocabili, quindi non equiparabili a una garanzia piena e definitiva. In un momento in cui il capitale costa di più e i regolatori guardano con attenzione a qualunque mega-fusione media, la solidità delle coperture finanziarie diventa un elemento decisivo per stabilire se un’offerta sia concreta o soltanto aggressiva.
Warner Bros. Discovery ha inoltre sottolineato come la complessità della struttura proposta da Paramount possa tradursi in condizioni, tempi e rischi più elevati lungo il percorso di closing. E quando un consiglio di amministrazione parla di rischi, lo fa pensando a un mosaico di fattori: dalle clausole che potrebbero far saltare l’operazione agli impatti sul debito, fino al costo industriale di mesi (o anni) di incertezza. In questo scenario, il board ha ritenuto che l’offerta di Paramount, per quanto più generosa sul piano nominale, non compensi l’insieme delle variabili critiche che potrebbero materializzarsi durante l’esecuzione.

L’accordo con Netflix: meno valore apparente, più certezza operativa
Il confronto con Netflix è inevitabile, perché è proprio l’intesa già siglata con lo streamer a definire la “barra” con cui ogni offerta alternativa viene misurata. Warner Bros. Discovery considera l’accordo con Netflix superiore soprattutto per la chiarezza della struttura e per la presenza di finanziamenti ritenuti più affidabili, senza la necessità di ricorrere a ulteriori aumenti di capitale per sostenere l’operazione. Il messaggio agli azionisti è lineare: può contare di più un accordo leggermente inferiore, ma eseguibile, di un’offerta più alta che porta con sé un margine di incertezza giudicato eccessivo.
In parallelo, Netflix ha già iniziato a muoversi sul fronte regolatorio, con interlocuzioni nelle principali giurisdizioni che dovranno valutare l’operazione. Questo non elimina i rischi antitrust, ma comunica una preparazione che il mercato tende a premiare, soprattutto quando in gioco ci sono asset di peso come lo storico studio Warner Bros., l’universo HBO e una macchina produttiva che definisce ancora oggi parte dell’immaginario mainstream mondiale.
Paramount rilancia la narrativa: “offerta superiore e più rapida”
Dal lato Paramount Skydance, la linea resta combattiva. L’azienda sostiene che i 30 dollari per azione rappresentino un valore migliore e una proposta più “chiara” per gli azionisti, proprio perché impostata come all-cash e dunque non esposta alle oscillazioni tipiche delle componenti azionarie. Paramount afferma inoltre di avere predisposto una combinazione di capitale e impegni di debito in grado di supportare l’operazione, puntando su un’idea: la certezza per gli investitori non deriva solo dal giudizio del consiglio di amministrazione di WBD, ma anche dalla volontà degli azionisti di accettare un premio più elevato.
Il braccio di ferro, però, si gioca su un terreno dove la comunicazione è importante quanto la contabilità. Quando un board mette nero su bianco dubbi sulle coperture e sull’architettura finanziaria, costringe l’offerente a dimostrare più che a dichiarare. E in una gara di acquisizione, la percezione di solidità può cambiare la dinamica di mercato anche più del prezzo.

Il nodo degli asset: HBO, Warner, franchise e il futuro dello streaming
Al centro della contesa non ci sono solo numeri, ma un portafoglio di proprietà intellettuali e infrastrutture creative che valgono più della somma delle parti. Warner Bros. Discovery porta con sé una combinazione rara: uno studio con un secolo di storia, un marchio premium come HBO, un flusso di produzione seriale e cinematografica capace di alimentare piattaforme, reti e distribuzione internazionale, oltre a franchise e library che restano tra le più appetibili sul mercato globale. È proprio questo pacchetto a rendere l’azienda il bersaglio perfetto in un’era in cui lo streaming non è più solo crescita, ma anche disciplina finanziaria e ottimizzazione dei cataloghi.
Per Netflix, l’operazione ha una logica industriale evidente: integrare asset premium e potenza produttiva, rafforzando la propria capacità di presidiare la cultura pop con continuità e volume. Per Paramount Skydance, invece, la stessa acquisizione potrebbe rappresentare la leva per cambiare scala e riscrivere le gerarchie interne a Hollywood, ma soltanto se il piano regge sotto il peso della finanza e dei regolatori.

Cosa succede adesso: la scelta passa dagli azionisti e la timeline si allunga
Il rifiuto di Warner Bros. Discovery non chiude automaticamente la storia. In operazioni di questa portata, la pressione può spostarsi sul voto degli azionisti e sul modo in cui il mercato valuta, giorno per giorno, probabilità di riuscita e valore atteso. La finestra temporale indicativa per la consultazione degli azionisti sull’accordo con Netflix è collocata tra la primavera e l’inizio dell’estate 2026, un orizzonte che lascia spazio a ulteriori manovre, contromosse e potenziali rilanci.
Nel frattempo, il settore osserva con attenzione perché questa vicenda è anche un termometro del nuovo equilibrio dei media: piattaforme globali con grande capacità di spesa da una parte, conglomerati storici dall’altra, e in mezzo un mercato in cui la redditività conta quanto la crescita. Qualunque sarà l’esito finale, una cosa appare già chiara: la corsa per Warner Bros. Discovery non è solo una questione di prezzo. È un confronto su chi avrà il controllo del prossimo grande motore creativo di Hollywood e su quale modello vincerà nella seconda fase della guerra dello streaming.
F0nte: Variety

