Il sensei Tsukasa Hojo ripercorre la sua carriera in una intervista inedita

In concomitanza con la distribuzione di due delle sue maggiori opere negli USA, ossia Cat's Eye e City Hunter, il sensei Tsukasa Hojo ha ripercorso la sua carriera in una inedita intervista rilasciata al portale AnimeNewsNetwork

BorgoNerd

Alzi la mano chi tra di noi (e parlo soprattutto tra i più grandicelli) non ha mai sentito parlare una volta di opere come Occhi di Gatto o dell’anime più trasmesso nella storia da parte delle televisioni private regionali, ossia City Hunter.

In molti sono certo ricorderanno queste produzioni, ancora attualissime e spesso rilanciate sia a livello televisivo (con numerose repliche degli adattamenti animati dei manga sopra citati), ma anche a livello editoriale (non dimentichiamo infatti le recenti ristampe di entrambe le opere nel Bel Paese).

Ad accomunare questi ed altri titoli di successo è ovviamente il loro creatore, l’iconico sensei Tsukasa Hojo, che, in occasione della distribuzione dei due manga negli USA, ha rilasciato una lunga intervista per il portale AnimeNewsNetwork, dove ha potuto ripercorrere la sua carriera ed aprirsi a 360° con il proprio pubblico.

Tsukasa Hojo city hunter

In primis è stato chiesto al sensei cosa sia stato secondo lui a contribuire al successo planetario di Cat’s Eye (il nostrano Occhi di Gatto) e City Hunter:

“A dire il vero, come disegnatore della serie, non sono del tutto sicuro del perché siano ancora ad oggi così amate. Non mi sembra reale (ride). Comunque, entrambe erano serie pubblicate su riviste shonen, quindi non ha senso cercare di sembrare sofisticato. Li ho disegnati pensando al fatto che sono manga pensati semplicemente per essere apprezzati dai lettori, che potessero trovare piacere e intrattenimento nel leggerli”

Per “Occhio di Gatto”, molti lettori l’hanno apprezzato più come commedia romantica che come storia di furti. Le relazioni tra i personaggi, la dinamica di stare sempre per rivelare i propri veri sentimenti ma alla fine non rivelarli mai, i sentimenti contrastanti di amare qualcuno ma di odiarlo allo stesso tempo: questi erano tutti elementi apprezzati.

Nel mio lavoro successivo, “City Hunter”, ho reso il protagonista Ryo Saeba un personaggio perverso , quindi mi preparavo anche all’abbandono delle fan, ma a quanto pare in realtà c’erano più fan donne che uomini. Ricordo che i fan maschi mi dicevano: “Tutta questa perversione è imbarazzante, quindi per favore smettetela” (ride). Rimanevo costantemente sorpreso dalle reazioni dei miei lettori.”

Tsukasa Hojo cat's eye

Sempre parlando delle due opere in particolare ha specificato anche quali sono secondo lui gli elementi essenziali di entrambe le produzioni:

“Di base c’è sempre la convinzione che siano opere di intrattenimento pensate per essere godute in modo semplice e diretto. Soprattutto in Cat’s Eye, dove avevo l’intento di offrire ai lettori uno ‘sguardo sul romanticismo adulto’, dato che ‘anche voi un giorno diventerete adulti’. Dato che la serie era su una rivista shonen, le ho disegnate pensando ai bambini delle elementari, ma in realtà ho ottenuto la reazione più forte tra i ragazzi delle medie e delle superiori.

Per quanto riguarda City Hunter, ho lasciato tutta l’azione divertente all’anime e ai film e ho apportato un netto cambiamento di rotta nel manga, dove ho disegnato la serie più come una storia tra un uomo e una donna, con maggiore enfasi sulle relazioni interpersonali. Questa potrebbe essere stata l’essenza della serie, alla fine.”

L’intervista non si è solo focalizzata su queste due opere, ma ha spaziato anche su quello che è il metodo di lavoro del mangakarimanete con noi per scoprirlo insieme!

Cats-Eye-banner

Tsukasa Hojo a tutto tondo sulle proprie opere e sul suo lavoro

Ricordando gli sforza profusi nelle pubblicazioni settimanali dei capitoli dei manga, come avviene di consueto nel Sol Levante, l’intervistatore ha voluto quindi chiedere al sensei quale sia la sua percezione di tale lavoro a distanza di anni:

Ripensandoci, credo di essere stato fin troppo inesperto all’epoca. Ho l’impressione di essere riuscito a disegnare tutto questo perché avevo la giovinezza dalla mia parte, e dubito che potrei mai più disegnare qualcosa di simile ora che la mia razionalità è sempre in mezzo.

Ma penso anche che sia stato questo a rendere possibile disegnare quei manga, quindi ora li trovo entrambi nostalgici, con tutta la grinta e l’energia di allora. 

Sicuramente un’intervista che ci ha permesso di conoscere dettagli ulteriori su Tsukasa Hojo e sulle sue opere, confidando che il sensei possa ancora apportare a lungo il proprio contributo all’industria del fumetto.

Fonte: AnimeNewsNetwork

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Nerd convinto dal 1989, amante del mondo geek a 360° gradi, redattore per passione, fervente fedele del Super Nintendo e di One Piece.
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