Il nome Jerry Bruckheimer potrebbe non dire molto ad alcuni, soprattutto se siete tra quelli che non leggono i credits dei film. Tuttavia, il signore in questione è un colosso tra i produttori e lo è sin dagli anni ’80, quando ha prodotto film iconici come Flashdance o American Gigolo.
Per cui, se Jerry Bruckheimer da indizi su possibili film futuri, tutti sono lì a tendere le orecchie, giacché è probabile che diventeranno realtà.
È esattamente quello che è successo durante il Variety Entertainment & Technology Summit quando, durante un panel moderato da Clayton Davis, il produttore ha fatto accenno a Top Gun 3, a un possibile sequel di F1 e al futuro del franchise di Pirati dei Caraibi.
Jerry Bruckheimer su F1 e i progetti futuri
La prima parte della chiacchierata con Clayton ha riguardato il ruolo del produttore, spesso bistrattato – anche perché poco noto – sebbene sia alla base del successo di un film.
«Il mio lavoro è simile a quello di chi progetta o costruisce una casa. Per prima cosa, assumiamo un architetto – che nel nostro caso è lo sceneggiatore o il regista – poi un line producer [responsabile di gestire tutta la parte amministrativa e finanziaria del film, ndr]. Poi andiamo in banca e chiediamo di finanziarci per il film che vogliamo fare.» ha spiegato.
Bruckheimer è reduce dal grandissimo successo di F1 – Il Film, diretto dallo stesso Joseph Kosinski che era dietro la macchina da presa per Top Gun: Maverick; inoltre, proprio grazie a quest’ultimo film ha ricevuto la sua prima nomination all’Oscar™.
Parlando di F1, il produttore ha dichiarato:
«Ti offriva un’esperienza straordinaria e ti immergeva in un mondo di cui non sapevi nulla. E quando ne uscivi, sapevi molto di più su ciò che questi piloti affrontano. Sono alcuni dei più grandi atleti al mondo, ce ne sono soltanto 20.
[Brad Pitt e Damson Idris] si sono allenati per quattro mesi sono per riuscire a guidare una di quelle auto. Ecco quanto è difficile. In più, in genere vanno a 320 km/h, mentre i nmostri ragazzi andavano “solo” a 290.
[…] Joe [Kosinki, ndr] ha una formazione da ingegnere e architetto, ed è estremamente preciso in tutto. Ama il nostro lavoro, ama raccontare storie. È un tecnico fenomenale, capace di osservare 16 diverse angolazioni della telecamera su un’auto, quattro alla volta.
Hanno sviluppato una nuova tecnologia per poter montare queste telecamere sulla macchina. La telecamera era grande la metà rispetto a quelle che abbiamo usato in Top Gun: Maverick, ed è un modo davvero interessante di entrare in un mondo: ti porta dentro questo sport straordinario e ti fa sentire quasi parte di esso.
Sembrava davvero di guidare quelle auto, grazie al modo in cui Joe le ha progettate e riprese insieme al direttore della fotografia Claudio Miranda.»
Davis ha faticato non poco per ottenere dettagli su quello che si svilupperà in futuro, Bruckheimer aveva la bocca mezza cucita. Per fortuna, dall’altra metà è uscita qualche parolina, oltre a un paio di cenni d’assenso su progetti in sviluppo.
«Stiamo sviluppando un altro Top Gun; si spera riusciremo a fare un altro F1; stiamo lavorando su un nuovo film di Pirati dei Caraibi. Stiamo lavorando su un sacco di film diversi che hanno avuto successo in passato, e si spera riusciremo a farli tutti»
Giusto per darvi qualche titolo, tra i film che portano la firma di Jerry Bruckheimer troviamo (ed è solo un piccolissimo estratto):
- il franchise di Beverly Hills Cop
- i due Top Gun
- Giorni di tuono (Days of Thunder), regia di Tony Scott (1990)
- il franchise di Bad Boys
- Con Air, regia di Simon West (1997)
- Armageddon – Giudizio finale, regia di Michael Bay (1998)
- Nemico pubblico (Enemy of the State), regia di Tony Scott (1998)
- Pearl Harbor, regia di Michael Bay (2001)
- il franchise di Pirati dei Caraibi
- Prince of Persia – Le sabbie del tempo (Prince of Persia: The Sands of Time), regia di Mike Newell (2010)
Per la TV, poi, Bruckheimer è produttore esecutivo di tutti i CSI immaginabili, di Cold Case e perfino di Lucifer, giusto per non farsi mancare nessun genere.
Insomma, se Bruck dice che un film si farà, bisogna almeno concedergli il beneficio del dubbio.
Fonte: Variety