Thunderbolts – Storia dei “lupi travestiti da agnelli”

Con l’arrivo nelle sale di tutto il mondo del nuovo blockbuster targato Marvel Studios, in molti si stanno chiedendo la fatidica domanda “Ma chi sono i Thunderbolts?“… La risposta ovviamente è nei fumetti, dove il team inizialmente capitanato da Citizien V era decisamente diverso da quello che apparirà sul grande schermo. Questa è la vera storia di un gruppo rivoluzionario, del male che si finge bene, dei lupi che si travestono da agnelli. Signore e signori, questa è la vera storia dei Thunderbolts!

copertina speciale thunderbolts

Provate a chiudere gli occhi, solo per un istante. Immaginate un mondo senza i suoi paladini più grandi. Gli Avengers, i Fantastici Quattro… svaniti, sacrificatisi in un’ultima, disperata battaglia contro una minaccia che sembrava troppo grande persino per loro: Onslaught, una creatura nata dall’oscurità intrecciata delle menti di Charles Xavier e Magneto. Un’entità psichica di pura distruzione, capace di spazzare via ogni speranza.

E così, in un lampo di gloria e dolore, gli eroi caddero. Nessuno poté dire con certezza cosa fosse accaduto. Disintegrati? Perduti in qualche luogo remoto dell’universo? Il risultato era lo stesso: il mondo si risvegliò senza i suoi protettori più amati.

La Terra pianse. New York sembrava più piccola, più fragile. In quell’ora buia, la paura si insinuò tra le strade e nei cuori, come una nebbia silenziosa.

Poi, come un tuono che squarcia il cielo durante la tempesta, la speranza tornò a vibrare nell’aria. Una nuova forza si alzava all’orizzonte.

thunderbolts 1

Erano giovani, carichi di energia e determinazione. Erano i Thunderbolts. Sconosciuti, misteriosi, eppure… c’era qualcosa in loro che parlava di coraggio, di battaglie da combattere, di un futuro ancora tutto da scrivere.

New York, che aveva visto svanire i suoi campioni, aprì il cuore a questi nuovi difensori. Perché forse, proprio quando tutto sembra perduto, è allora che nascono i veri eroi.
Chi erano davvero i Thunderbolts? Da dove venivano? E soprattutto… ci si poteva fidare di loro?

Le risposte sarebbero arrivate. Ma una cosa era certa fin da subito: erano arrivati al momento giusto.

Onslaught thunderbolts

L’antefatto: Onslaught, il mostro che ha riscritto l’universo Marvel (negli anni 90)

Prima di addentrarci nella storia dei Thunderbolts, è bene dare un po’ di contesto. Siamo negli anni 90 e l’universo Marvel (dei fumetti, ovviamente, visto che quello cinematografico/televisivo ancora non esisteva) era decisamente diverso da quello attuale…

Vedete, ci sono momenti, nella storia dei comics, in cui un personaggio non si limita a minacciare il mondo, ma riesce addirittura a ridefinirlo. Quando Onslaught fece la sua comparsa nel 1996, Marvel Comics non lanciò semplicemente un nuovo supervillain: diede vita a un’apocalisse personale, intima e devastante, che avrebbe cambiato per sempre il volto dei suoi eroi.

In X-Men 25 Magneto rips out the Adamantium out of Wolverine in this issue  and I'm curious know did Logan survive this at all? : r/xmen

Nato dalla fusione di due delle menti più potenti e tormentate della Terra, il Professor Charles Xavier e Magneto, Onslaught è il risultato di una contaminazione psichica senza precedenti. Durante un epico scontro tra X-Men e Accoliti, Il Signore del Magnetismo infligge un atto di brutalità inaudita a Wolverine, strappandogli l’adamantio dalle ossa. Quel gesto rompe l’animo di Xavier, spingendolo, in un attimo di furia spaventosa, a cancellare la coscienza del suo vecchio nemico/amico.

Il Professor X non poteva immaginare quale sarebbe stato il costo di questo atto di forza: i residui di odio, rabbia e sete di vendetta di Magneto si insinuano nella mente di Xavier, risvegliando una nuova entità: un essere di pura potenza psichica, nato dall’unione delle aspirazioni più oscure dei due.

Onslaught: A Complete Guide to How Professor Xavier Broke Bad

Onslaught non è solo un concentrato dei loro poteri combinati — telepatia, telecinesi e magnetismo — ma un’entità capace di evolversi, assorbendo nuova forza e nuove abilità, fino a diventare una minaccia cosmica. Non bastano più solo gli X-Men: servono gli Avengers, i Fantastici Quattro e persino Hulk per tentare di opporsi a lui. La battaglia culmina in uno degli eventi più drammatici della Marvel: una battaglia senza esclusione di colpi, in cui alcuni dei più grandi eroi della Terra si sacrificano pur di neutralizzare l’orrore che Onslaught rappresenta..

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Il mondo intero crede siano morti, ma la realtà è che sia gli Avengers che i Fantastici Quattro vengono catapultati in un universo alternativo (l’operazione editoriale “La Rinascita degli Eroi“, recentemente ristampata in omnibus da Panini), in cui passeranno i successivi dodici mesi, prima di fare ritorno su Terra 616.

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1997: La Nascita dei Thunderbolts – La Grande Menzogna

Torniamo al 1997. La Marvel Comics è in piena crisi. I fasti della speculazione fumettistica dei primi anni ’90 — copertine variant, numeri uno scintillanti — sono ormai un ricordo amaro. Il pubblico è stanco, le vendite arrancano, e i supereroi sembrano aver perso la loro aura magica.

È in questo scenario che Kurt Busiek propone una delle idee più geniali degli anni ’90: creare un nuovo team di supereroi… che in realtà sono dei supercriminali sotto falsa identità.

L’idea germogliò in un brainstorming semplice quanto fulminante: «Volevamo fare qualcosa che colpisse come un pugno allo stomaco – racconterà Busiek anni dopo. – Un colpo di scena alla fine del primo numero che ti facesse gridare ‘Ma cosa diavolo sto leggendo?!’».

Con Mark Bagley ai disegni — artista dinamico, capace di combinare energia visiva e leggibilità —, nasce Thunderbolts #1. In apparenza, sono nuovi eroi che cercano di riempire il vuoto lasciato dagli Avengers e dai Fantastici Quattro, in realtà erano criminali pronti conquistare il mondo, approfittando dell’assenza degli eroi più potenti della Terra.

I Thunderbolts originali erano:

  • Citizen V (in realtà Barone Zemo)
  • Atlas (alias Golia, il criminale Erik Josten)
  • Meteorite (ex Moonstone, la dottoressa Karla Sofen)
  • Techno (l’inventore Fixer)
  • Songbird (ex Screaming Mimi)
  • MACH-1 (precedentemente Beetle, Abner Jenkins)

Tutto sembra filare liscio — fino all’ultima pagina. Quando la verità viene rivelata, è un terremoto.

Great Pages: THUNDERBOLTS #1

“Era un’epoca in cui Internet non era ancora ovunque, e riuscimmo a mantenere il segreto. Nessuno se lo aspettava,” ricorda Busiek. “In quegli anni, era rarissimo essere davvero sorpresi da un fumetto.”

Il successo fu immediato. Non solo perché il colpo di scena era brillante (sotto i costumi sgargianti del nuovo supergruppo si nascondevano i Signori del Male), ma perché la serie offriva qualcosa di più profondo: un’indagine sincera sulla possibilità di redenzione. I Thunderbolts non erano semplicemente lupi travestiti da pecore. Alcuni, lentamente, volevano davvero (provare a) cambiare.

E questo, come si scoprì, era il vero cuore pulsante della serie.

Thunderbolts (1997) #2 | Comic Issues | Marvel

I Primi Anni: Redenzione o inganno?

Quando Thunderbolts fece il suo debutto nel 1997, nessuno era pronto per quello che stava per accadere. Quel colpo di scena, che oggi è leggenda, lasciò veramente tutti di stucco: i Thunderbolts non erano nuovi eroi… ma i Signori del Male sotto mentite spoglie. Una mossa geniale, costruita con cura chirurgica e tenuta segreta fino all’uscita del primo numero. Il pubblico fu spiazzato, l’industria applaudì.
E nacque qualcosa di nuovo.

Ma il vero viaggio cominciò dopo. Nei primi due anni di pubblicazione – dal 1997 al 1999 – Thunderbolts si trasformò da semplice shock narrativo a una delle serie Marvel più intense, umane e coraggiose del periodo. Busiek e Bagley scavarono sotto la superficie del concetto di “villain redenti”, esplorando cosa significasse davvero cambiare.

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Melissa Gold, meglio conosciuta come Songbird, emerse come il cuore del gruppo: un’ex criminale con un passato di abusi, che trovava nella possibilità di essere un’eroina non solo una fuga, ma una vera rinascita. Atlas, un gigante dai poteri smisurati, affrontava il peso morale delle sue azioni, combattendo non solo i nemici ma anche le proprie colpe. E mentre il Barone Zemo continuava a tramare nell’ombra, inflessibile e glaciale, qualcosa nel team iniziava a incrinarsi – in meglio.

Il tono della serie era inedito per l’epoca: adulto, ma accessibile; cupo, ma con una luce sempre accesa in fondo al tunnel. Era una storia di seconde possibilità raccontata con il ritmo incalzante di un fumetto d’azione e la profondità emotiva di un romanzo di formazione. A un certo punto, persino Clint Barton – l’Hawkeye degli Avengers – entrò in scena, assumendo la guida del gruppo. Era il personaggio perfetto: un ex ribelle che aveva già vissuto la propria redenzione, pronto a credere che anche altri potessero farcela.

Thunderbolts (1997) #48 | Comic Issues | Marvel

“Il tema della seconda possibilità era fondamentale,” ricordava Busiek. “Non si trattava di fingere di essere eroi: si trattava di scoprire che, forse, si poteva diventarlo davvero.”

La svolta oscura: Warren Ellis e i Thunderbolts di Civil War

Il team cambia radicalmente pelle durante Civil War (2006). La Marvel chiama Warren Ellis, una delle menti più dirompenti del fumetto contemporaneo, a gestire i Thunderbolts.
Sotto la sua guida, il team diventa qualcosa di completamente diverso: un braccio armato del governo, incaricato di dare la caccia ai supereroi che si rifiutano di aderire all’Atto di Registrazione per Superumani.

Norman Osborn (il Green Goblin redento, sulla carta) guida una squadra formata da:

  • Moonstone (ancora lei)
  • Bullseye (il folle assassino)
  • Venom (Mac Gargan, più mostro che uomo)
  • Songbird (diventata in parte la coscienza morale del gruppo)

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Ellis descrive questa versione dei Thunderbolts come “Un branco di squali chiusi in una piscina troppo piccola.”
Il tono è cupo, brutale, quasi da thriller politico. Qui non si parla più di redenzione, ma di controllo, manipolazione e sfruttamento del male per scopi ‘superiori’.

Con questa nuova incarnazione, Thunderbolts torna a vendere molto, attirando un pubblico adulto e sofisticato che forse si era allontanato dai supereroi più classici.

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Dark Reign, Dark Avengers: la fine dell’innocenza

Con il successo dei Thunderbolts di Ellis, Norman Osborn sale ulteriormente di rango durante Dark Reign, creando i suoi Dark Avengers. Molti dei “nuovi” Avengers sono semplicemente ex Thunderbolts sotto nuove vesti.

L’idea originaria — il tentativo sincero di redenzione — sembra quasi perduta. Al suo posto c’è una visione distorta del potere, del controllo e della percezione pubblica.

I Thunderbolts diventano così l’emblema della Marvel post-2000: un mondo dove il bene e il male non sono mai nettamente distinti.

Thunderbolts (2012) #1 | Comic Issues | Marvel

Marvel NOW! e i Thunderbolts Moderni

Nel 2012, con Marvel NOW!, arriva un nuovo rilancio. Il team, capitanato da Red Hulk (Thunderbolt Ross), comprende una formazione improbabile: Punisher, Elektra, Deadpool e Venom (Flash Thompson).

Questa versione è più action-oriented, quasi un commando da operazioni più oscure, quelle che gli Avengers non potevano compiere (per ovvi motivi).
Pur mantenendo alcune tematiche di redenzione, si concentra più sulle missioni impossibili e sull’adrenalina pura.

Successivamente, ci sono stati altri tentativi di rilancio — alcuni più nostalgici, che hanno cercato di richiamare lo spirito originario di Busiek e Bagley — ma i Thunderbolts restano sempre un concetto in continua evoluzione.

Thunderbolts* - Trailer del film & Biglietti Cinema | Disney

I Thunderbolts Oggi: Dal Fumetto al Cinema

Oggi, i Thunderbolts sono pronti a compiere il salto definitivo: quello sul grande schermo.

Con un film Marvel Studios in arrivo nelle sale diretto da Jake Schreier, e con un cast stellare che include personaggi come Yelena Belova, Taskmaster, Red Guardian e US Agent, i Thunderbolts si apprestano a diventare parte integrante del Marvel Cinematic Universe.

Sarà interessante vedere se il film saprà catturare quella scintilla che ha reso i Thunderbolts qualcosa di unico: non solo azione e intrighi, ma la domanda eterna su cosa significhi davvero essere un eroe.

Perché, come ci hanno insegnato Kurt Busiek e Mark Bagley, l’eroismo non è un’etichetta. È una scelta. E a volte, la scelta più difficile di tutte.

 


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Mr. Kent

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Appassionato di fumetti, curioso per natura, attratto irrimediabilmente da cose che il resto del mondo considera inutili o senza senso. Sono il direttore di MegaNerd e me ne vanto.

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