Pesci Piccoli 2: la seconda stagione tra introspezione, citazionismo e autenticità

Pesci Piccoli 2, la seconda stagione della serie TV firmata The Jackal, è disponibile dal 13 giugno su Prime Video. Presentata in anteprima al Comicon di Napoli di quest’anno durante un evento aperto al pubblico, l’attesissima serie è composta da otto episodi. Qui vi raccontiamo perché merita assolutamente di essere vista

copertina recensione pesci piccoli 2 2025

Pesci Piccoli 2, la seconda stagione della serie TV firmata The Jackal, è disponibile dal 13 giugno su Prime Video. Presentata in anteprima al Comicon di Napoli di quest’anno durante un evento aperto al pubblico, l’attesissima serie è composta da otto episodi. Prodotta da The Jackal e Mad Entertainment in collaborazione con Prime Video, è diretta da Francesco Ebbasta, Alessandro Grespan, Danilo Carlani e Alessio Dogana.

Con Aurora Leone, Ciro Priello, Fabio Balsamo, Gianluca Fru e Martina Tinnirello nel cast, e una sceneggiatura ad otto mani firmata sempre da Francesco Ebbasta e Alessandro Grespan, affiancati da Alessandro Bosi e Mary Brugiati, questo secondo capitolo ci riporta all’interno dell’agenzia pubblicitaria alle prese con nuove sfide aziendali, mentre ciascun protagonista deve fare i conti con una delle paure più vere e nascoste di sempre: affrontare sé stesso.

Qui vi raccontiamo perché Pesci Piccoli 2 merita assolutamente la visione.

Pesci Piccoli 2: tra riferimenti millennials, sindrome dell’impostore e tetti terapeutici

«Si piange tanto, ma si ride anche», così i The Jackal avevano presentato questa nuova stagione durante il Comicon 2025. Dopo la visione della serie, possiamo affermare che avevano ragione.

Infatti, con un tono più drammatico rispetto al primo capitolo, ma senza rinunciare alla consueta ironia, ritroviamo l’agenzia e i suoi protagonisti a dover affrontare nuove sfide lavorative contemporanee, tra richieste improbabili dei clienti, influencer e situazioni paradossali.

Oltre alle difficoltà aziendali però, affiorano anche quelle relazionali e interiori, spesso legate al peso di un’eredità generazionale fondata su un costante senso di responsabilità e rigide aspettative. Un’eredità che impone di essere sempre all’altezza, di avere tutto sotto controllo, e che grava come un macigno sulle spalle delle generazioni più giovani.

Lo si vede chiaramente nella terza puntata dove – tra scene di combattimento in stile Fight Club – i personaggi maschili trovano il coraggio di farsi dei complimenti ad alta voce, liberando una vulnerabilità repressa da anni. D’altronde, non me ne vogliano i The Cure – che in fondo lo suggerivano anche loro – ma Boys can, (e should), cry.  

Tra sindrome dell’impostore e sensi di colpa, presenze costanti soprattutto nei millennials, ognuno dei protagonisti è quindi chiamato ad affrontare i propri demoni, in un conflitto interiore che oscilla tra dubbi e incertezze.

In un processo di introspezione continuo, ogni puntata dà spazio ad uno di loro. Nella quarta ad esempio, Fru – a seguito di un’allucinazione – si ritrova catapultato in un’ambientazione che ricorda il Fantabosco della Melevisione, programma cult degli primi anni 2000 con Danilo Bertazzi nel ruolo del simpatico Tonio Cartonio. Lì, tra fate e folletti,  emergono alcune ferite mai guarite, che rivelano l’origine del suo atteggiamento spesso sarcastico e irritante nei confronti dei suoi colleghi.

Nel secondo episodio, invece, Aurora realizza di essersi messa sempre in secondo piano rispetto alle volontà degli altri, fino a dimenticare se stessa. E anche Ciro, a fatica, trova la forza di aprirsi. Infine, Fabio e Greta che si ritroveranno faccia a faccia con le proprie emozioni. Attraverso una gara di beer-pong con Nino, un ragazzo affetto dalla sindrome di Down, Fabio comprende le conseguenze delle sue scelte.

Come accade per ogni sit-com scritta con attenzione e sensibilità, diventa inevitabile empatizzare con questi personaggi, profondamente umani e autentici, e per le situazioni, comuni nella vita di tutti i giorni. Potrebbero averle vissute i nostri colleghi, o gli amici di sempre. O potremmo averle provate noi, almeno una volta nella vita.

Anche l’inevitabilità del destino, con i suoi dispettosi e beffardi scherzi, gioca il suo ruolo fondamentale, tormentando in maniera dolceamara i personaggi e costringendoli a guardarsi dentro. Le relazioni, dunque, giocano un ruolo centrale in questa stagione: ci si trova, ci si perde, e poi ci si ritrova ancora, come d’altronde accade nella realtà.

Non potevano quindi mancare dialoghi intimi, autoanalisi e confessioni, spesso ambientate sui tetti: luoghi terapeutici dal potere liberatorio, dove finalmente si trova il coraggio di dire ad alta voce ciò che generalmente si tace, anche a se stessi.

Tra cirmumvesuviane e paesaggi in sottofondo, anche in Pesci Piccoli 2 torna il profondo legame alle radici e al territorio napoletano. E, come nella prima stagione, non mancano numerosi camei, tra cui il Maestro Giuseppe Vessicchio e Maurizio Merluzzo.

Perché funziona Pesci Piccoli 2?

Spaziando dal citazionismo ad iconici cult cinematografici come Titanic, The Truman Show, Jurassic Park, Fight Club, ai riferimenti alla cultura millennial – come la già citata Melevisione – fino a celebri canzoni di quegli anni, tra cui Festival di Paola e Chiara, la serie alterna uno sguardo nostalgico a uno speranzoso verso il futuro, che – proprio quando meno ce lo si aspetta – potrebbe riservare sorprese.

La formula vincente di Pesci Piccoli 2 risiede nella capacità di saper raccontare, con autenticità, realismo e una buona dose di ironia, le dinamiche contemporanee della vita in agenzia, riuscendo al contempo a esplorare la complessità dei rapporti umani e l’individualità di ciascun personaggio.

Così facendo, parla ad una generazione che si sente spesso in bilico, ricordando quanto sia comune sentirsi smarriti e quanto conti sapere di non essere soli.

D’altronde il processo di scrittura, come dichiarato dallo stesso regista, rispetta alcuni precisi e visibili criteri: niente è a caso, ogni scena è funzionale a quella successiva e si chiude con un interrogativo. La seconda stagione di Pesci Piccoli quindi, bilanciando sapientemente dramma e comedy, a cui si aggiungono elementi di diversi generi cinematografici – sì, anche la fantascienza – pone diverse domande che superano la semplice visione riuscendo, allo stesso tempo, anche a strappare genuini sorrisi.  È così che emerge la maturità emotiva dei personaggi, con le loro fragilità e punti di forza.

In un mondo che spinge continuamente ad andare di fretta, vivere ogni istante con frenesia, e a cedere all’individualismo spietato, Pesci Piccoli 2 invita a fermarsi. A prendere una pausa per dirla socraticamente, “conoscere te stesso”, accettando le proprie debolezze, affrontando le paure più recondite e facendo risaltare la propria luce interiore. Ricordando che insieme si può andare più lontano, e che non c’è nulla di sbagliato nel chiedere aiuto.

In fondo, essere Pesci Piccoli in un oceano pieno di squali non è poi così male.

 

Pesci Piccoli - Stagione 2

Pesci Piccoli - Stagione 2

Anno: 2025
Paese: Italia
Episodi: 8 (14 compresa la prima stagione)
Stagioni: 2
Interpreti e personaggi:
Fabio Balsamo: Fabio
Gianluca Fru: Fru
Aurora Leone: Aurora
Ciro Priello: Ciro
Martina Tinnarello: Greta
Giovanni Anzaldo: Alessio
Gianni Spezzano: Raffaele
Veronica Mazza: Roberta
Dino Porzio: Marione
Francesca Romana Bergamo: Marika
Mario Zinno: Alfredo
Alessia Santalucia: Alice
Sara Penelope Robin: Sara
Sergio Del Prete: Giuliano
Gabriele Vagnato: Gabriele
Dove vederla: Prime Video
Voto:

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Ludovica

Ludovica Terracciano

Mancina, testarda e fin troppo sognatrice. Mi tuffo in ogni storia che vedo come Alice nel Paese delle Meraviglie. Mi trovate seduta al Central Perk mentre bevo caffè e leggo Harry Potter.

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