Era il 2005 quando la Marvel decise di spingersi in territori più oscuri e provocatori. Un mondo tetro, fatto di distruzione e sgomento. Un mondo regnato da zombie, che ha dato vita a una delle saghe più sorprendenti e grottesche che la Casa della Idee abbia partorito negli ultimi anni: Marvel Zombies.
Nata come miniserie autoconclusiva, ha poi generato un vero e proprio universo alternativo che ha conquistato i lettori per il suo tono crudo, ironico e disturbante. La serie affonda le sue radici nel successo di un altro progetto Marvel: Ultimate Fantastic Four. In quella collana, lo sceneggiatore Mark Millar aveva introdotto una versione alternativa dei Fantastici Quattro che finiva in un universo popolato da supereroi infetti da un virus zombesco. Quell’episodio fu così apprezzato dai fan che la Marvel decise di espandere quell’universo in una miniserie dedicata, affidandola allo sceneggiatore Robert Kirkman (già autore del cult The Walking Dead) e al disegnatore Sean Phillips.
A distanza di 20 anni, Disney+ pubblica la prima miniserie animata intitolata Marvel Zombies. E chi siamo noi per non fare una recensione?
Avengers Disuniti
Marvel Zombies è ambientata in una realtà alternativa rispetto al canonico MCU. Poco prima degli eventi di Avengers: Infinity War, un virus proveniente dal Regno Quantico ha trasformato gran parte della popolazione in zombie.
La serie ribalta le aspettative: non c’è il classico schema supereroistico con la minaccia da sconfiggere e la vittoria finale a colpi di pugni e sacrifici. Qui il pericolo sono proprio gli eroi. Come accade in The Boys, chi un tempo incarnava la speranza ora è la minaccia più letale. Gli Avengers sono stati contagiati, e a difendere la Terra restano in pochi, pochissimi.
Da una costola di What If…?
Per inquadrare nel migliore dei modi la serie bisogna fare un passo indietro. Marvel Zombies non è altro che il “proseguimento” dell’episodio a tema di What If…? e vede come protagonista Kamala Khan, in compagnia di Riri Williams e Kate Bishop. È importante citare questo episodio perché è proprio qui che si materializza un congegno bizzarro, ritrovato nei resti di un Quinjet dello S.H.I.E.L.D.. All’apparenza può sembra un “inutile oggetto di scena”, ma in realtà sarà importantissimo per i fini narrativi di Marvel Zombies. L’oggetto in questione è la chiave per la salvezza dell’umanità da questo virus.
Un road trip apocalittico
I primi due episodi di Marvel Zombies si focalizzano su due gruppi distinti di personaggi, per poi farli convergere in un’unica squadra entro il terzo episodio. Un team atipico e inedito, con un Blade versione avatar di Khonshu davvero cazzuto. Proprio questo aspetto è uno dei punti di forza della miniserie. Nessun personaggio prevale sull’altro. Insieme, viaggiano su un protagonismo collettivo piuttosto che individuale, come spesso siamo abituati. Sembra quasi che il primo atto di questa miniserie serva proprio per testare il mood dei fan. Non solo attraverso il roaster dei personaggi, ma anche per i toni della serie.
Non a caso, i quattro episodi sembrano quasi come un prologo di un qualcosa di più grande – e soprattutto durevole- che vedremo nei prossimi anni. Insomma, quasi un esperimento per sondare il terreno. Anche l’utilizzo di Kamala, Riri e Kate è interessante. Soprattutto perché – con ogni probabilità – saranno il volto futuro degli Young Avengers.
La premessa del road trip funziona. Nessuna storia stratificata, nessuna profondità di trama. Marvel Zombies è una serie che gioca con le versioni zombie degli eroi più amati dai fan. Qui la serie trova il successo più importante. È costantemente impegnata a divertirsi con camei e minacce assurde, senza mai dimenticare il tratto inquietante del mondo: la violenza fa da padrona.
Cosa non funziona in Marvel Zombies?
La serie è godibile e ha un enorme potenziale. Ma bisogna essere onesti con se stessi. Marvel Zombies soffre di due limiti: la mancanza di profondità emotiva e un cast vasto.
Molti personaggi muoiono o vengono mostrati già in versione zombie, e questo non provoca alcuna reazione credibile da parte dei protagonisti. È tutto normalizzato, quasi fosse routine vedere un compagno di squadra infettato. Questa apatia non solo crea un distacco tra spettatore e personaggi, ma svuota anche il potenziale horror della serie: senza dolore né paura, la tragedia perde mordente e diventa puro esercizio estetico.
Per quanto la serie sia costruita sul fan service, è del tutto impossibile potersi legare emotivamente a uno dei personaggi. Infatti, le morti vengono banalizzate e ridotte a battute di circostanza, e questo non permette di presentare una drammaticità. Il cast vasto, poi – utilissimo ai fini del fan service – non trova equilibrio: risulta dispersivo e penalizzante per lo sviluppo dei veri protagonisti. Nonostante la serie abbia un protagonismo corale, la vera protagonista dovrebbe essere Kamala Khan, ma il suo personaggio risulta piatto.
Anche la sceneggiatura non aiuta: semplice e a tratti efficace, ma spesso affidata a coincidenze e forzature narrative, fino a un colpo di scena finale più confuso che sorprendente. È una miniserie vietata ai minori che non riesce a dar giusto risalto ai toni horror.
Troppo umorismo che non riesce a creare l’atmosfera cupa che avrebbe meritato. Marvel Zombies è piacevole da guardare e l’idea resta affascinante, ma la realizzazione non regge il confronto con il potenziale. Più che una vera serie, appare come un test in attesa di qualcosa di più grande. Un’occasione “sprecata” che lascia addosso la voglia di ciò che avrebbe potuto essere.
