Bugonia, l’ultimo film di Lanthimos abbraccia il caos tra complottismo e disperazione

Nel suo nuovo film Bugonia, Yorgos Lanthimos intreccia grottesco, ironia e disperazione in una storia surreale di complotti, alieni e apicoltori in crisi. Con Emma Stone e Jesse Plemons, una riflessione tagliente sulla follia umana e sulla possibilità di rinascere dopo l’autodistruzione

Ludovica Terracciano
recensione bugonia

Bugonia, l’ultimo film del regista greco Yorgos Lanthimos, è attualmente nelle sale italiane. Presentato all’82ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, la pellicola segna la seconda collaborazione tra Lanthimos e Jesse Plemons, e la quarta con Emma Stone, ormai sua acclarata musa. Da La Favorita, passando per Poor Things!, Kinds of Kindness e ora Bugonia, il loro sodalizio artistico sembra più prolifico che mai.

Noi lo abbiamo visto a Venezia in anteprima e in quest’articolo vi diciamo perché dovreste andare a vederlo in questi giorni al cinema.

Bugonia

Tutto inizia dalle api. Animali che, a causa della SSA (Sindrome da spopolamento degli alveari), muoiono o abbandonano improvvisamente il loro rifugio, lasciando l’Ape Regina e le scorte di cibo. Insetti indispensabili per l’equilibrio dell’ecosistema, la cui scomparsa provocherebbe danni inimmaginabili.

Proprio come un alveare, composto da numerose celle e favi intricati, si sviluppa la trama di Bugonia.

Teddy è un giovane uomo molto dedito alle sue api e furioso per l’ingiusta fine che stanno facendo. Convinto sostenitore di teorie del complotto, teme per la sopravvivenza non solo di questi insetti, ma dell’intera esistenza umana. Secondo lui infatti, una razza aliena, gli Andromediani, starebbe cercando di distruggere la Terra e prenderne il controllo.

Convinto di questa missione, Teddy trascina con sé suo cugino Don, improvvisando un allenamento fatto di corse all’aria aperta e piegamenti indoor. Arrivano anche ad indursi la castrazione chimica, per non essere più schiavi dei desideri sessuali e diventare così (almeno secondo Teddy) liberi. Il tutto per prepararsi ad un obiettivo ancora più assurdo: quello di rapire Michelle Fuller, Ceo di una multinazionale farmaceutica che, secondo loro, è proprio un’aliena.

Da quest’inizio surreale prende forma la storia di Bugonia, che si muove tra teorie del complotto, distorsioni della realtà e ribaltamenti di prospettiva. Ma cosa c’è di vero nelle versioni dei due cugini e in quella di Michelle?

Bugonia: recensione del film di Yorgos Lanthimos

Bugonia è un film che oscilla tra caos, follia, disperazione e che, inevitabilmente, trattandosi di Lanthimos, possiede un’anima grottesca.

Remake in lingua inglese del film sudcoreano del 2003 Salvare la Terra! di Jang Joon-hwan, Bugonia è il 10 film del regista di The Lobster. Come accade spesso nel suo cinema, non mancano una certa dose di ironia e sarcasmo e, soprattutto, un profondo scetticismo nei confronti del genere umano.

Capace di distruggere qualsiasi cosa tocchi, come le api e l’ambiente, l’umanità appare come una specie auto- ed eterodistruttiva, responsabile della morte degli ecosistemi a causa di pesticidi, del riscaldamento globale e delle sperimentazioni in campo farmaceutico. Un branco di parassiti capace di rovinare e corrompere qualsiasi cosa incontri sulla sua via.

Michelle, che è CEO della multinazionale farmaceutica, diventa così il bersaglio dell’odio di Teddy. Prigioniera nel suo seminterrato, dove i due giovani cercano di farle confessare con metodi sempre più crudeli, la sua presunta identità aliena, la donna viene anche accusata di essere una delle responsabili della moria delle api, nonché la causa del peggioramento delle condizioni di salute della madre di Teddy, vittima di una cura inefficace prodotta proprio dall’azienda della donna.

Quindi anche in Bugonia viene mostrato come il potere genera disuguaglianza e ingiustizia, un tema che Lanthimos aveva già esplorato in opere precedenti, tra cui lo stesso Poor Things. Tema evidente anche nelle riflessioni sullo sfruttamento lavorativo, dove chi subisce danni per colpa di grandi corporazioni, spesso sceglie il silenzio per paura di ritorsioni.

Ma se da una parte c’è questa feroce critica verso la specie terreste, dall’altra Teddy, seppur consapevole del corrotto animo umano, vorrebbe comunque concederla una possibilità. Nonostante abbia perso tutto, è convinto delle sue teorie e dei complotti, tramite cui sembra voler comunque dare speranza agli umani e portarli alla salvezza.

Bugonia (2025) di Yorgos Lanthimos

In un’elaborazione orchestrale che esalta gli ottoni nella loro estensione grave (il bassotuba in primis), rabbia, follia, dolore e isteria si mescolano, creando un vortice frenetico crescente che coinvolge tutti i personaggi. Come nell’iconica canzone La Parata Degli Elefanti Rosa nel classico Disney Dumbo, dove l’elefantino ubriaco precipita in un incubo visionario, delirante e disturbante, anche qui i personaggi si perdono in sé stessi e in ciò che li circonda.

La colonna sonora, firmata nuovamente da Jerskin Fendrix, già compositore delle iconiche musiche di Poor Things! e Kinds of Kindness, diventa infatti sempre più incalzante, in un crescendo che sembra un vero inno all’imminente follia.

A poco a poco ogni convinzione si sgretola, e lo spettatore è portato a cambiare idea continuamente su ciò che sta osservando sullo schermo.

Anche in questo caso, protagonista assoluta della scena è Emma Stone, con una performance davvero camaleontica. Da manager egoista e spregiudicata, a prigioniera in lotta per la sopravvivenza, la dedizione dell’attrice per il suo lavoro è nota ed evidente anche in questa pellicola. Basta pensare che per questo ruolo abbia anche accettato di rasarsi completamente i capelli, in una scena che appare verso l’inizio del film.

C’è da sottolineare che anche Jesse Plamons come Teddy e Aidan Delbis, attore praticamente sconosciuto che interpreta Don, abbiano dato vita a dei personaggi davvero complessi, capaci di incanalare la frustrazione e l’incomprensione di vivere in un mondo che non li comprende e che li ha privati di tutto.

Un mondo a cui restano disperatamente legati attraverso delle teorie nate, e continuamente macinate, tramite frammenti di informazioni online.

Due uomini totalmente persi nella loro solitudine, che si aggrappano alla vita attraverso queste teorie e con l’idea di diventare gli eroi dell’umanità, i salvatori terrestri dalla minaccia aliena. E diventare finalmente qualcuno, avere finalmente uno scopo supremo, in un universo che li ha completamente calpestati.

Bugonia: il film di Yorgos Lanthimos smonta il linguaggio della sostenibilità

Bugonia: un titolo che nasconde un’idea

Il titolo del film racchiude una delle idee portanti del film. Bugonia, infatti, viene dal greco antico, ed è una parola composta da βοῦς (bue) e γονία (generazione, nascita, procreazione.) Secondo un’antica leggenda, da cui il termine prende origine, le api potevano nascere dalle carcasse dei buoi. Dalla morte germogliava nuova vita, una rigenerazione dell’esistenza che nasce quando è tutto finito.

Un rituale molto potente anche in chiave simbolica, che trova chiara risonanza nel film. Lanthimos, noto per giocare di metafore nei suoi film, non poteva evitarlo anche in questa sua ultima opera incredibilmente sfaccettata. Il regista infatti sembra quasi suggerire una rinascita necessaria per il genere umano dopo la propria autodistruzione, come se solo dopo la fine di una specie tossica per qualsiasi organismo potesse emergere una nuova forma di vita sana.

Bugonia è quindi una pellicola sarcastica, surreale e grottesca, capace anche di far riflettere e ricostruire, pezzo dopo pezzo, ogni parte della storia, in un puzzle che si rivela completo solo verso la fine del film. È evidente, almeno dopo la visione, quanto il regista greco si sia divertito a prendere in giro lo spettatore, giocando con il suo stato d’animo e con la sua percezione.

E noi, sinceramente gli abbiamo permesso di farlo, godendoci questa pellicola che sottolinea quanto l’umanità, se continua in questa direzione, è forse davvero senza speranza.
Ma gli animali, per fortuna, no.

Bugonia

Bugonia

Paese: Stati Uniti d'America, Corea del Sud, Irlanda
Anno: 2025
Durata: 120 minuti
Regia: Yorgos Lanthimos
Sceneggiatura: Will Tracy
Casa di produzione: Square Peg, CJ ENM, Fruit Tree, Element Pictures
Distribuzione italiana: Universal Pictures
Interpreti e personaggio:
Emma Stone: Michelle Fuller
Jesse Plemons: Teddy Gatz
Aidan Delbis: Don
Stavros Halkias: Casey
Alicia Silverstone: Sandy Gatz
Doppiatori italiani:
Domitilla D'Amico: Michelle Fuller
Edoardo Stoppacciaro: Teddy Gatz
Filippo Manfredi: Don
Simone Crisari: Casey
Stella Musy: Sandy Gatz
Voto:
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Mancina, testarda e fin troppo sognatrice. Mi tuffo in ogni storia che vedo come Alice nel Paese delle Meraviglie. Mi trovate seduta al Central Perk mentre bevo caffè e leggo Harry Potter.
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