Alien: Pianeta Terra – Gli Xenomorfi arrivano sulla Terra

Anno 2120. Un vascello spaziale carico di Xenomorfi si schianta sulla Terra, liberando il suo letale contenuto nel cuore di Prodigy City. È l'incipit della serie TV "Alien: Pianeta Terra", prima produzione seriale collegata al celebre franchise di Alien. I primi due episodi sono su Disney+, noi li abbiamo visti e queste sono le nostre impressioni rigorosamente no-spoiler,

Mr. Rabbit
recensione alien pianeta terra

«Nello spazio nessuno può sentirti gridare». Si tratta dello slogan promozionale, presente anche nella locandina, con il quale è stato pubblicizzato nel 1979 il primo di una serie film che hanno fatto la storia del cinema di fantascienza. Parliamo di “Alien“, pellicola diretta da Ridley Scott e fortemente ispirata al design visionario di H. R. Giger, capace di creare un’alchimia perfetta tra il genere horror e la fantascienza. La pellicola, oltre ad introdurre la figura aliena dello Xenomorfo (poi diventata una vera e propria icona della cultura pop) ha lanciato la carriera di Sigourney Weaver, convincente interprete di un personaggio femminile diventato simbolo di forza e resistenza.

Mezzo secolo di Xenomorfi

Alien: Pianeta Terra

Oggi, a quarantasei anni da quell’iconico film, la saga di Alien è più viva che mai. È arrivata ai nostri giorni attraverso nove pellicole che, a essere sinceri, non sempre hanno mantenuto la qualità straordinaria dei primi tre indimenticabili capitoli: “Alien (1979) di Ridley Scott, “Aliens” (1986) di James Cameron e “Alien³ (1992) di David Fincher. L’ultimo arrivato, “Alien: Romulus, diretto dal quasi esordiente Fede Alvarez  e uscito nelle sale la scorsa estate, ci ha convinti perché, pur senza introdurre grandi novità, ha saputo rivitalizzare il franchise con passione e rispetto per le sue radici.

Se nello spazio nessuno potrà sentirti urlare…

Alien: Pianeta Terra

Mai, prima ad oggi, la saga di Alien ha varcato i confini del cinema per approdare alla serialità televisiva. A infrangere questo tabù è Noah Hawley, sceneggiatore e produttore statunitense, già acclamato per il suo lavoro da showrunner in due serie di successo come “Fargo e “Legion“. Con questo progetto, Hawley ha affrontato la sfida di portare qualcosa di nuovo a un franchise storico che vanta quasi mezzo secolo di vita, cercando di restituire al pubblico lo stesso senso di scoperta e meraviglia che lui stesso provò la prima volta che vide “Aliennel lontano 1979.

…Sulla Terra non c’è peggior sordo di chi non vuole sentire

Alien: Pianeta Terra

L’unica strada per raggiungere l’obbiettivo, secondo Hawley, era ampliare la mitologia della saga, affiancando ai nostri amati Xenomorfi nuove e inquietanti creature e portando l’azione su una versione futuristica del pianeta Terra che presenta una situazione sociale e politica dal potenziale narrativo molto forte. Il concetto alla base del ragionamento di Noah Hawley è: «se vediamo un uovo di Xenomorfo schiudersi tra mille fili di bava sappiamo cosa sta per succedere. Se vediamo un bulbo oculare dotato di tentacoli staccarsi dal volto tumefatto di un gatto in fin di vita, allora ci assale il terrore perché è un elemento nuovo e non sappiamo cosa sta per accadere».

Già nei primi due episodi (in totale sono 8) di “Alien: Pianeta Terra è evidente la volontà di ampliare il worldbuilding dell’universo di Alien. Vengono introdotti numerosi elementi che potrebbero inizialmente spiazzare lo spettatore. La carne al fuoco è davvero tanta e un certo senso di spaesamento è comprensibile: siamo solo all’inizio e, con altri sei episodi all’orizzonte, ci sarà certamente l’occasione per approfondire ogni aspetto. O almeno, questo è l’auspicio.

La linea Maginot viene rotta

Alien: Pianeta Terra

I primi due episodi di “Alien; Pianeta Terra” (“Neverland” e “Mr October”) della durata di circa 1 ora ciascuno, sono scritti da Noah Hawley e diretti rispettivamente dallo showrunner newyorkese e da Dana Gonzales. La vicenda si svolge nel 2120, due anni prima degli eventi del rimorchiatore spaziale Nostromo raccontati nel primo Alien. Anche qui la storia si apre a bordo di un vascello con l’equipaggio in ipersonno: la USCSS Maginot, nave incaricata di raccogliere esemplari di specie aliene durante la sua missione di ricerca.

Tra questi, naturalmente, non mancano gli Xenomorfi, custoditi in celle di isolamento teoricamente indistruttibili. Ma quando la Maginot perde il controllo e precipita sulla Terra nella fittizia Prodigy City, il suo letale carico viene liberato trasformando il nostro pianeta in un incubo a cielo aperto.

Un pianeta governato dalle corporazioni

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Veniamo quindi trasportati su una versione futuristica del nostro pianeta, dove la politica è dominata da cinque mega corporazioni che rappresentano le diverse facce del potere e della tecnologia sul pianeta Terra, metafore spietate della mercificazione della vita e del potere disumanizzante della tecnologia. La “Weyland‑Yutani” è la corporazione militare più cinica. La sua influenza sulla Terra è visibile soprattutto nel controllo di tecnologie belliche e navali; la “Lynch” è corporazione focalizzata sull’industria dell’intrattenimento e della realtà virtuale avanzata; la “Dynamic” gestisce le infrastrutture essenziali, l’energia e i trasporti. La “Threshold” si occupa di ricerca scientifica pura, esplorazione spaziale e progetti segreti. Infine c’è la “Prodigy“, la corporazione più innovativa nel campo della biotecnologia e dell’intelligenza artificiale.

Giovani, ricchi e fuori di testa

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Prodigy è guidata da Boy Kavalier ,un CEO giovanissimo e bimbominkia che somiglia maledettamente alla rappresentazione che Joseph Quinn ha dato di Geta, l’imperatore romano de “Il Gladiatore 2“: non capiamo perché sta imperando lo stereotipo per il quale i giovani ricchi che siedono sulle poltrone del potere devono essere necessariamente mostrati come degli idioti fuori di testa; una scelta che abbiamo disprezzato ne “Il Gladiatore 2” e che non ci piace qui in “Alien: Pianeta Terra”.

L’obiettivo principale di Prodigy è quello di garantire la vita eterna mediante il trasferimento della coscienza umana in corpi sintetici. È su quest’ultima corporazione che queste prime due puntate di “Alien: Pianeta Terra” concentrano tutta la narrazione, e non solo perché la USCSS Maginot cade nel suo territorio.

Gli “Ibridi” e il Paradosso della Nave di Teseo

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Sull’isola di ricerca Neverland, quartier generale della corporazione “Prodigy”, si conducono esperimenti mirati a rendere gli esseri umani immortali, trasferendo la coscienza delle persone in corpi artificiali perfetti. Le cavie di questi test sono bambini affetti da gravi malattie, con un’aspettativa di vita molto ridotta.

Tra loro c’è Wendy (interpretata da una convincente Sydney Chandler, sorprendentemente somigliante a Audrey Tautou), una ragazza la cui mente infantile è intrappolata nel corpo di una donna adulta, potente e iper-performante. Questa specie di Amélie del futuro guida un gruppo di ragazzi a cui è toccato la stessa sorte: una trasformazione vissuta come se fossero i protagonisti di una moderna favola di Peter Pan. A noi è sembrata piuttosto una riedizione in chiave fantascientifica dei Nuovi Mutanti.

Il tema dei ragazzi “ibridi”, contrapposto alla fragilità degli esseri umani e al dibattito etico sulla scelta di rinunciare alla propria umanità in cambio della vita eterna, è solo uno dei molti spunti interessanti offerti da “Alien: Pianeta Terra“. Lo show Noah Hawley attinge a piene mani al Paradosso della nave di Teseo, un problema filosofico che esiste da secoli e che si presta benissimo a discussioni sul tema dell’identità: se si prende una mente umana e la si trasferisce in un corpo sintetico, resta la stessa persona?

Oltre alla filosofia c’è anche l’horror

alien pianeta terra

Al di là delle riflessioni filosofiche, “Alien: Pianeta Terra rappresenta comunque un nuovo tassello della saga di Alien. E quando l’azione si sposta all’interno del relitto della USCSS Maginot, la serie riesce a offrire il giusto mix di tensione e terrore che ci si aspetta da un titolo di questo franchise. In queste prime due puntate, però, la presenza degli Xenomorfi viene sacrificata in favore della costruzione di una lore dal potenziale narrativo altissimo.

Ovviamente è presto per dare un giudizio definitivo su “Alien: Pianeta Terra”. Queste prime due puntate ci hanno convinto perché si percepisce forte il lavoro di semina che viene fatto per poter costruire un mondo narrativo da poter sviluppare nei prossimi episodi e, se il pubblico dimostra di gradire, anche in eventuali progetti futuri legati al franchise. Il tutto senza abbandonare gli stilemi horror classici che hanno reso celebre tutta la saga.

Le nostre aspettative per il proseguo della serie

Quello che ci aspettiamo nelle prossime puntate di “Alien; Pianeta Terra” è un maggiore approfondimento delle altre corporazioni  – che nelle prime due puntate sono state solo accennate – e delle dinamiche conflittuali che le animano. Inoltre, siamo curiosi di verificare se alla fine dello show ci sarà qualche collegamento esplicito con il primo film del 1979.

Le prime due puntate di “Alien: Pianeta Terra” sono visibili su Disney+ a partire dal 13 agosto. Le successive puntate saranno trasmesse con cadenza settimanale fino al finale di stagione previsto per il 24 settembre.

Alien: Pianeta Terra

Alien: Pianeta Terra

Titolo originale: Alien: Earth
Paese: USA
Anno: 2025
Stagioni: 2
Episodi: 8
Durata: 55-60 min (episodio)
Interpreti e personaggi:
Sydney Chandler: Wendy
Timothy Olyphant: Kirsh
Alex Lawther: CJ "Hermit"
Samuel Blenkin: Boy Kavalier
Essie Davis: Dame Silvia
Adarsh Gourav: Slightly
Kit Young: Tootles
Ideatore: Noah Hawley
Dove vederla: Disney+
Voto:
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Stanco dal 1973. Ma cos'è un Nerd se non un'infanzia perseverante? Amante dei supereroi sin dall'Editoriale Corno, accumula da anni comics in lingua originale e ne è lettore avido. Quando non gioca la Roma
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