One-Punch Man – Il regista cancella i social dopo le critiche alla stagione 3

La terza stagione di One-Punch Man è appena iniziata, ma è bastato poco perché il pubblico si scatenasse con critiche e commenti così duri da spingere il regista a scomparire completamente dai social.

Carmela Massa
one-punch man

La terza stagione di One-Punch Man era attesissima: sei anni di attesa, un fandom enorme, aspettative alle stelle. Ma il ritorno delle avventure di Saitama ha avuto un impatto diverso dal previsto.

Il regista Shinpei Nagai, bersaglio di critiche feroci sui social, ha deciso di chiudere definitivamente i suoi account dopo settimane di tensione con la community, lasciando dietro di sé un messaggio che ha acceso il dibattito sul rapporto tra pubblico e creatori.

One-Punch Man

One-Punch Man 3 – Vediamo meglio cosa è accaduto

Solo la scorsa settimana, abbiamo visto e commentato insieme i primi episodi della terza stagione di One Punch Man. Fin da subito però, una parte del pubblico ha espresso delusione e commenti estremamente negativi per la direzione artistica e il ritmo narrativo di questa nuova stagione.

Nel dettaglio, la fanbase ha puntato il dito contro Nagai e lo studio J.C. Staff. Il confronto con la prima stagione, animata da Madhouse e diretta da Shingo Natsume, è stato immediato e spietato. Sui social si è scatenata una valanga di commenti, meme e thread al vetriolo, spesso rivolti direttamente al regista.

Il tono, però, ha superato la semplice critica, lasciando sbigottito il regista stesso, mettendolo in condizioni di doversi quasi giustificare, attraverso la pubblicazione di un lungo messaggio e la cancellazione dei suoi profili social.

Nagai ha parlato apertamente di rage-baiting, o meglio , utenti che fingevano di sostenerlo solo per provocarlo, e di persone che cercavano di estorcergli informazioni coperte da accordi di riservatezza. Una vera follia insomma.

«Alcuni fingono di essere miei alleati, ma in realtà alimentano odio e disinformazione. Questa situazione sta danneggiando la mia salute mentale e ha solo effetti negativi sullo staff e sull’opera»

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Ciò che spaventa è che non è un caso isolato

L’episodio non è isolato. Difatti negli ultimi anni diversi autori e registi di anime hanno denunciato la tossicità crescente del fandom online. Gli spazi di dialogo nati per favorire il confronto si sono spesso trasformati in tribunali pubblici, dove ogni scelta creativa viene passata al microscopio.

Nel caso di One-Punch Man, l’attesa lunghissima e la memoria ancora viva della prima stagione hanno amplificato ogni errore percepito. Tuttavia, la reazione sproporzionata dei fan, culminata nella fuga di Nagai dai social, ha evidenziato una criticità più profonda: la difficoltà di gestire la frustrazione collettiva in un’epoca in cui ogni spettatore si sente parte attiva del processo produttivo.

La vicenda lascia un segno importante nel panorama dell’animazione giapponese. Non si tratta solo di un regista che decide di disconnettersi, ma di una riflessione più ampia sul rapporto tra creatività e pressione dell’opinione pubblica.

One Punch Man è sempre stata una serie ironica sul concetto stesso di potere e frustrazione, paradossalmente, ora la frustrazione si è spostata fuori dallo schermo, nella realtà del suo stesso pubblico.

Forse il silenzio social di Nagai non è solo un gesto di difesa, ma anche un messaggio implicito per ricordarci che dietro ogni anime, dietro ogni frame, ci sono persone vere, con limiti, passioni e fragilità. In un’epoca in cui la connessione è continua, disconnettersi può essere, paradossalmente, l’atto più umano possibile.

Se non hai ancora iniziato la terza stagione di One Punch Man guardala su Crunchyroll e facci sapere cosa ne pensi nei commenti.

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Appassionata di musica, anime, manga e serie tv, vivo la vita come se fossi la protagonista di un teen drama. Anche adesso che ho passato la 30ina. Amo scrivere di tutto ciò che mi emoziona ed è da piccola che sogno di sposare Goku e salvare il mondo insieme a lui!
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