Manga incentrati sulle coincidenze e giochi che cambiano la vita

Un viaggio nei manga dove il gioco non è mai solo gioco: da Bokurano a No Game No Life, passando per Phi Brain e Akagi, storie in cui coincidenze e sfide diventano specchi del destino e della fragilità umana.

Redazione MegaNerd
Manga incentrati sulle coincidenze e giochi che cambiano la vita

Manga incentrati sulle coincidenze e giochi che cambiano la vita

A dirla tutta, i manga che restano impressi non sono sempre quelli con le battaglie più rumorose. Sembrano piuttosto quelli che prendono il caso per mano e, gradualmente, lo trasformano in scelta. A volte basta una coincidenza minuscola o un gioco messo lì come passatempo per ribaltare la vita dei protagonisti. Il confine tra volontà e destino, tra controllo e caos, resta sottile. I personaggi vengono gettati in scacchiere dove ogni mossa pesa più della precedente, e spesso il conto è salato. Forse ci affascina perché, al di fuori delle pagine, la realtà non è poi così diversa: basta un evento fuori copione e tutto cambia, spesso senza preavviso.

Il peso delle coincidenze mortali

Bokurano è forse l’esempio più brutale — o comunque uno dei più espliciti — di come un incontro casuale possa trasformarsi in condanna. Un gruppetto di ragazzini inciampa su un computer abbandonato in spiaggia; accettano di “giocare” e… in questo momento qualcosa non torna. Scoprono che ogni battaglia vinta costa la distruzione di un intero universo abitato da persone in carne e ossa. Un’immagine che rende l’idea: come nelle dinamiche delle slot machine online, dove un giro apparentemente qualunque può ribaltare la serata del giocatore, qui ogni vittoria rappresenta un ulteriore chiodo sul coperchio di qualcun altro. La casualità della loro scelta si incolla addosso e diventa destino, quasi senza possibilità di appello.

Non sembra esserci protagonista che si salvi. Chi guida il mecha sa che dopo il trionfo arriverà la caduta — immediata, definitiva. Questo è un paradosso emotivo che graffia: combattere per vivere, sapendo già il prezzo. Scappatoie appaiono poche; forse esiste una fessura da qualche parte, ma le regole del “gioco” sembrano fatte apposta per richiuderla.

Mondi dove tutto è un gioco

No Game No Life prende la strada opposta e, curiosamente, arriva allo stesso brivido. Due fratelli hikikomori finiscono in un mondo in cui i conflitti si risolvono al tavolo, non sul campo: niente guerre in senso stretto, niente pugni — tutto passa per le sfide. All’inizio sembra il paradiso del gamer. Poi il tappeto si sposta: le partite decidono il destino delle razze, la politica, perfino la sopravvivenza culturale.

Il colpo di genio consiste nel mostrare che il gioco “innocuo” non lo è quasi mai. Una partita a scacchi può ridisegnare i confini; un banale quiz spostare l’ago del futuro tecnologico. Essere bravi non basta, e qui sta il punto. Occorre fiutare le regole non scritte, le trappole linguistiche, i non detti. E imparare in fretta, anche a costo di sbagliare più di una volta.

La filosofia nascosta nei puzzle

Phi Brain mette al centro gli enigmi. Non quelli da rivista estiva: puzzle che sembrano piazzati a caso ma che, a guardarli meglio, fanno intravedere una trama più ampia. Ogni soluzione illumina un pezzo, e subito compaiono due ombre nuove. Identità, destino, la realtà stessa possono incrinarsi, come se l’enigma fosse solo una lente.

Il rischio non è un semplice elemento decorativo. È concreto, fisico, mentale. Quello che potrebbe apparire come un passatempo intellettuale scivola nella lotta per restare lucidi, e vivi. A volte si risolve il problema giusto… per ritrovarsi davanti alla domanda sbagliata. Anime giapponesi sovente esplorano temi profondi attraverso giochi apparenti, mettendo in scena dilemmi esistenziali che sfidano i protagonisti a ogni passo.

Il mahjong come metafora esistenziale

Akagi porta il tavolo da gioco in una zona scomoda, quasi ascetica. Non è “solo” mahjong: è un duello nervoso in cui le tessere pescate — per capriccio del caso, si direbbe — si intrecciano con strategie e letture dell’animo altrui. Ogni mano è una roulette russa psicologica: vita, morte, qualcosa che somiglia alla redenzione ma subito la nega.

Forse il vero colpo sta proprio qui: trasformare un gioco da tavolo che appare statico in un thriller dove la staticità è solo facciata. Ogni scarto può salvare o distruggere. Tutto dipende dal respiro e da quanto si riesce a far credere all’altro che il respiro non viene trattenuto.

L’eredità di queste storie

Queste opere suggeriscono — con intensità diverse — che i giochi raramente restano giochi quando li si usa per guardare dentro l’essere umano. Una coincidenza, una regola arbitraria, e lo specchio si accende: paure, aspirazioni, contraddizioni… tutto affiora. A quel punto la casualità smette di sembrare neutra: diventa un peso specifico, qualcosa in grado di cambiare per sempre chi la attraversa. E, in fondo, può farci dubitare di quanto controllo abbiamo davvero sulla nostra prossima mossa.

 

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