La Storia Fantastica, un film di cui innamorarsi

Uscito nel 1987, La Storia Fantastica di Rob Reiner è diventato un cult senza tempo. Tra amore, avventura e curiosità di produzione, vi raccontiamo cos'ha reso questo film indimenticabile

Saki
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Il tempo passa, ma i grandi cult restano. La Storia Fantastica (The Princess Bride) è uno di quei film capaci di attraversare le generazioni senza perdere un grammo del suo fascino. Amore, avventura, ironia e fantasia si intrecciano in un racconto che continua a vivere nel cuore degli spettatori, rendendo immortali personaggi come Westley, Bottondoro e Inigo Montoya.

Tratto dall’omonimo romanzo di William Goldman e diretto da Rob Reiner, il film è oggi considerato un classico assoluto del cinema pop, riscoperto e celebrato da chi lo ha amato negli anni Ottanta e da chi lo incontra per la prima volta molto tempo dopo.

Dall’uscita al mito: la nascita di un classico

La Storia Fantastica arriva nelle sale statunitensi nel settembre del 1987, mentre il pubblico italiano dovrà attendere il 1988. Fin dall’inizio si distingue come un’opera fuori dagli schemi: una fiaba che gioca con i cliché del genere, li smonta e li ricompone con intelligenza e leggerezza.

Alla regia c’è Rob Reiner, reduce da successi importanti e destinato di lì a poco a firmare altri film iconici. Il risultato è un’avventura ricca di duelli, romanticismo e humour, diventata negli anni una presenza fissa nelle programmazioni televisive e un punto di riferimento della cultura pop.

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Il romanzo di William Goldman e l’amore della troupe

La storia nasce dalla penna di William Goldman, che scrisse il romanzo per accontentare le sue figlie, desiderose di una favola che avesse “solo le parti belle”. Quel libro avrebbe segnato profondamente anche chi, anni dopo, avrebbe lavorato al film.

Rob Reiner e diversi membri della troupe avevano infatti adorato La principessa sposa da bambini. Anche Cary Elwes, scelto per interpretare Westley, si avvicinò al progetto con entusiasmo assoluto: il suo provino fu talmente convincente che, secondo i racconti, per Reiner fu amore a prima vista.

Un cast perfetto

Il film adotta una struttura a cornice che contribuisce in modo decisivo al suo fascino. Peter Falk interpreta il nonno che racconta la storia al nipote malato, Jimmy, inizialmente più interessato a videogiochi e televisione che a una “storia d’amore”. Eppure, pagina dopo pagina, il racconto conquista anche lui.

Nel mondo della fiaba troviamo Robin Wright nei panni di Bottondoro e Cary Elwes come Westley, il garzone che affronta ogni pericolo per amore. Accanto a loro brillano personaggi secondari memorabili: Wallace Shawn è l’indimenticabile Vizzini, Billy Crystal il surreale Max dei miracoli, mentre Mandy Patinkin regala al pubblico uno degli eroi più amati di sempre con Inigo Montoya.

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“Ai tuoi ordini”: la frase che è diventata leggenda

Tra i tanti elementi entrati nell’immaginario collettivo, una frase spicca su tutte: “Ai tuoi ordini”. Westley la pronuncia ogni volta rivolgendosi a Bottondoro, e il nonno narratore chiarisce che in realtà significa “Ti amo”.

Quella semplice espressione è diventata un simbolo dell’amore vero, al punto da essere incisa su fedi nuziali e citata per decenni. Cary Elwes ha raccontato più volte di essere ancora oggi fermato da fan che gli chiedono di ripeterla.

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Andrè the Giant e il cuore dietro il colosso

Per il ruolo del gigante Fezzik, Rob Reiner non ebbe mai dubbi: doveva essere Andrè René Roussimoff, leggendario wrestler noto come Andrè the Giant. Un casting perfetto, ma non privo di difficoltà.

Durante le riprese, Andrè soffriva di forti dolori alla schiena e, non potendo assumere farmaci in vista di un’operazione, cercava sollievo nell’alcol. Le sue proverbiali bevute sono entrate nella leggenda della produzione, così come le soluzioni tecniche adottate per aiutarlo nelle scene più impegnative, con riprese strategiche e controfigure. Andrè ci ha lasciato nel 1993, ma il suo Fezzik resta uno dei personaggi più amati del film.

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Incidenti sul set e scelte di regia

Anche Cary Elwes non uscì indenne dall’esperienza: durante le riprese ebbe un incidente con una dune buggy e rischiò seriamente una caviglia. Alcune sue movenze eleganti o lievemente zoppicanti nel film sono il risultato diretto di quell’infortunio.

Interessante anche la scelta registica di separare nettamente realtà e fantasia: tutte le scene tra nonno e nipote furono girate solo alla fine, quando il resto del film era già stato completato.

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Il duello leggendario e il finale alternativo

Impossibile non citare lo straordinario duello tra Westley e Inigo Montoya, una delle scene più iconiche del cinema d’avventura. Nella versione originale, i personaggi citano veri maestri di scherma come Bonetti, Capoferro, Thibault e Agrippa. Nel doppiaggio italiano, questi riferimenti furono sostituiti per renderli più accessibili al pubblico.

La coreografia fu curata da Bob Anderson, celebre per aver lavorato anche ai duelli de Il Signore degli Anelli. Esisteva persino un finale alternativo, poi scartato, in cui il bambino avrebbe incontrato i personaggi della storia nel mondo reale, per evitare una sovrapposizione troppo esplicita tra fantasia e realtà.

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Un amore che continua a vivere

A distanza di decenni, La Storia Fantastica resta un inno all’amore, all’avventura e al potere delle storie raccontate bene. Tra eroi “quasi morti ma non del tutto”, vendette memorabili e dichiarazioni indimenticabili, il film di Rob Reiner continua a ricordarci che alcune fiabe non invecchiano mai.

E come direbbe Inigo Montoya: «Mi nombre es Inigo Montoya. Tu hai ucciso mio padre. Preparate a morir!». Una battuta che, come il film stesso, è ormai entrata nella leggenda.

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Cuore giapponese in un corpo italiano, leggo manga dalla più tenera età e sogno ancora di cavalcare Falcor! Curiosa fino allo sfinimento, sono pronta a parlarvi delle mie scoperte!
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