Ci sono autrici che scrivono storie. E poi ci sono autrici che le trasformano in leggende. Kelly Thompson appartiene a questa seconda categoria: una voce inconfondibile del fumetto contemporaneo, capace di dare vita, emozione e profondità a personaggi che ormai fanno parte dell’immaginario collettivo. Dalla potenza emotiva di Black Widow all’ironia di Hawkeye: Kate Bishop, fino alla recente e rivoluzionaria Absolute Wonder Woman, Thompson ha costruito un percorso luminoso, costellato di riconoscimenti, Eisner Awards e — soprattutto — di storie che parlano di umanità, forza e compassione.
Con la vittoria agli Eisner 2025 come Miglior nuova serie per Absolute Wonder Woman, la scrittrice americana consolida il suo ruolo come una delle voci più influenti e amate del panorama fumettistico mondiale. Oggi, in occasione di questa straordinaria conquista, abbiamo l’onore di ospitarla — anche se solo virtualmente — su MegaNerd, per un viaggio tra passato e futuro, tra mitologia e identità, tra l’epica potenza di Diana e l’intima sensibilità delle eroine che hanno segnato la sua carriera.
Preparatevi a entrare nel cuore creativo di Kelly Thompson, una narratrice che non si limita a raccontare le eroine: le rende immortali.
Signore e signori, su MegaNerd c’è Kelly Thompson.

Intervista a Kelly Thompson
Diamo il benvenuto (virtuale) in Italia a Kelly Thompson e, ovviamente, su MegaNerd! Prima di tutto, Kelly, complimenti a te e Hayden Sherman per la vittoria dell’Eisner come Miglior nuova serie con Absolute Wonder Woman. Negli ultimi anni è diventato quasi normale vedere il tuo nome tra le nomination, ma vincere rimane sempre qualcosa di speciale, ovvero un’ulteriore fonte di orgoglio e consapevolezza di stima e apprezzamento del proprio lavoro da parte del pubblico e critica. A livello personale ed emotivo, le sensazioni di quest’anno sono state diverse rispetto ai premi per Black Widow (2021) e It’s Jeff: The Jeff-Verse #1 (2024), oppure simili?
Kelly Thompson – Penso che essere nominata sia sempre un onore. So che può sembrare una frase fatta, ma ci sono COSÌ TANTI fumetti splendidi OGNI ANNO che non vengono nemmeno nominati, quindi è impossibile non rendersi conto di quanto sia una fortuna essere riconosciuti. Finisco quasi sempre per amare i fumetti che faccio, ci sono state poche eccezioni, ma sono rare. Però confesso che Absolute Wonder Woman è stata un’esperienza unica e particolarmente speciale. È stato incredibilmente gratificante vederla premiata.

La tua carriera ti ha vista raccontare moltissime protagoniste femminili. Già ai tempi della rubrica She Has No Head! su CBR sottolineavi l’importanza delle donne nei fumetti. Quando hai iniziato a scrivere fumetti, il poter dare voce e spazio personalmente a progetti legati a personaggi femminili lo hai percepito come un piccolo traguardo personale o come punto di partenza?
Kelly Thompson – Penso che sia stato un processo piuttosto naturale. Io amo davvero le donne. Mi piace leggerle, mi piace scriverle. E in una combinazione comoda ma anche un po’ inquietante, le loro storie sono sottorappresentate. Quindi c’è un terreno molto fertile. Ma non dipingetemi come un’eroina: io sono una donna e dunque suppongo che sia anche un po’ autocelebrativo promuoverle. [ride n.d.r.]
Il che non significa che il femminismo (e tutti gli altri “ismi” che tendono a essere associati a esso) non siano importanti per me. Lo sono eccome. Ma fanno parte di me e del mio lavoro in modo così radicato che non si possono davvero separare. Mi piace pensare di poter entrare in qualunque personaggio e voce io abbia bisogno, ma credo che probabilmente non accetto progetti nei quali sento di non potermi connettere con i personaggi, o nei quali penso di non poter portare qualcosa di valore.
Wonder Woman è un personaggio legato alla mitologia, tua grande passione ci pare di capire, ma è innegabile che, almeno nei primi numeri, vi siano anche alcune reference della cultura fumettistica Orientale. La presenza di Kajiu come nemici, Diana che imbraccia una spada che ricorda molto l’Ammazzadraghi di Gatsu, protagonista del manga Berserk di Kentaro Miura… Sono coincidenze o ispirazioni dirette da letture e passioni legate ad opere manga?
Kelly Thompson – La mitologia greca è una mia passione e mi delizia il fatto che tradizionalmente siano proprio quelle le principali influenze e i riferimenti di Diana, perché in quell’ambito sono ferrata e appassionata. Ma Diana è un personaggio del mondo e dovrebbe rappresentare tutti, e in lei dovremmo poter vedere tutti. Per questo attingo da influenze il più ampie possibile.
Wonder Woman è un personaggio che porta con sé un’eredità enorme e complessa. Quali sono stati gli aspetti fondamentali del suo carattere che volevi assolutamente mantenere intatti, anche in questo universo alternativo?
Kelly Thompson – Credo che la compassione di Diana sia probabilmente il suo tratto più forte e importante. Se riesci a cogliere quello, gran parte del resto viene da sé, perché la compassione è un modo di essere molto specifico che porta con sé molte altre cose. Tutti questi elementi aiutano a plasmare e guidare un personaggio verso qualcosa che somiglia e si sente come Diana.
Non guasta se le fai anche compiere alcune delle cose più incredibilmente spettacolari che si possano immaginare, le più grandi imprese e le dai le armi più potenti… [ride n.d.r.] e, cosa fondamentale, la capacità di usarle con potenza e astuzia. Diana è lo specchio del meglio di noi, e dunque dovrebbe rappresentare il meglio di noi.
La sfida con Absolute è stata cambiare tutto intorno a lei, rendere l’ambiente più cupo e disperato, e vedere se fosse in grado di resistere. Sono felice di poter dire che non solo ha resistito, ma è fiorita.
Nelle tue storie si percepisce sempre una forte attenzione alla psicologia dei personaggi. Qual è stata la sfida principale nello scrivere una supereroina che incarna al tempo stesso forza divina e umanità?
Kelly Thompson – Credo che finora abbiamo visto soprattutto la forza di Diana, sia essa nella sua umanità e compassione, sia nella sua connessione con il divino e con la potenza che ne deriva. Ma sfide più grandi e giorni più duri sono sicuramente nel suo futuro. E lei metterà molto in discussione le cose, man mano che l’oscurità avanzerà. Avrà bisogno di TUTTO il suo addestramento.

Absolute Wonder Woman racconta storie ambientato in un universo alternativo. Quanto ha influito questo aspetto per sentire proprio “tuo” questo personaggio così iconico?
Kelly Thompson – Oh cielo. Del tutto sconsigliabile, ma sento assolutamente che lei è “mia”. Non è mai una buona idea legarsi così tanto a un personaggio, soprattutto a uno che non ti appartiene e che hai costruito sulle spalle dei giganti, ma, come tutti noi, mi sono ritrovata impotente sotto il suo fascino. Lei appartiene al mondo, ma oh, sì, io la amo come se fosse solo mia. Sicuramente prima o poi mi spezzerà il cuore!
Dall’Isola Paradiso ai gironi dell’Inferno: le origini di questa Diana sono distanti anni luce dalla versione “classica”. Pensi mai a un loro possibile incontro, in futuro?
Kelly Thompson – Non proprio? Credo che ci sia ancora così tanto da costruire, così tanto da esplorare di Absolute Diana e del suo mondo, del suo passato e del suo futuro, che sono piuttosto concentrata lì, focalizzata su quello!

Sei stata coinvolta nel lancio dell’Absolute Universe in DC Comics con Absolute Wonder Woman e nel reboot dell’Energon Universe per Skybound/Image con Scarlett. Due universi narrativi differenti, ma che hanno alcune cose in comune: team creativi di livello assoluto su ogni progetto, e, quindi, prodotti di qualità elevata, che stanno portando al successo entrambe le iniziative editoriali tra il pubblico di tutto il mondo. Facendo, tu, parte di entrambi qual è, attualmente, il segreto del successo dell’Absolute Universe e dell’Energon Universe?
Kelly Thompson – Penso che sia l’Absolute che l’Energon Universe siano concentrati in maniera quasi ossessiva sui personaggi. I lettori (e sospetto anche i creatori) si innamorano dei personaggi, non della trama. Quindi mantenere l’attenzione fissa sull’ottenere quelle nuove versioni nel modo giusto è fondamentale. Coinvolgere creatori straordinari è una parte enorme del lavoro, ma credo che la magia stia davvero nel riuscire a rendere giusti i personaggi e costruire in maniera organica a partire da lì.

Abbiamo avuto il piacere di intervistare Elena Casagrande, artista con cui hai realizzato la serie Black Widow, che è stata un po’ un crocevia per la carriera di entrambe, grazie alla vittoria dell’Eisner nel 2021. Quanto è stato importante per la tua carriera lavorare su Natasha Romanoff, e quanto ha influito Elena sul successo della serie?
Kelly Thompson – Oh, Elena è stata assolutamente fondamentale per il successo di Black Widow. Il suo lavoro ha completamente definito la serie, che era tutta incentrata su emozioni complesse e anche su alcune delle scene d’azione più incredibili mai viste nei fumetti. Abbiamo iniziato fin dal primo numero, inserendo una grande doppia splash page in stile ‘De Luca Effect’ (o qualcosa di molto vicino) almeno una volta per albo e, dato che Elena è una veramente ‘cazzuta’, le ha rese sempre più spettacolari con l’avanzare della serie.
Penso che i lettori abbiano davvero notato e celebrato quelle scene d’azione, come meritavano. Ma non vorrei nemmeno sminuire l’incredibile lavoro che Elena ha fatto con le emozioni in Black Widow: lì è stata una vera maga.

[Il De Luca Effect è un termine coniato dallo storico del fumetto Paul Gravett, che sta a indicare una raffigurazione di una serie di momenti del personaggio principale, in più iterazioni di se stesso tutte sulla stessa pagina senza usare vignette e utilizzato per la prima volta dal fumettista Gianni De Luca all’interno del suo adattamento a fumetti di Amleto n.d.r.]
Molti lettori hanno elogiato il tono da “thriller” e la forte componente emotiva del tuo lavoro su Black Widow. Quali sono state le tue principali ispirazioni nel plasmare quella versione della Vedova Nera?
Kelly Thompson – La mia prima ispirazione su Black Widow era semplicemente il desiderio di andare oltre le storie della Stanza Rossa, che avevo l’impressione fosse stata al centro delle trame per molto tempo. Amo le storie della Stanza Rossa con Natasha, ma mi sembrava un terreno già ben esplorato, e volevo portarla oltre. Cosa fa qualcuno quando cerca davvero di cambiare e liberarsi da vecchie abitudini che non gli sono più utili? È quello che ho cercato di portare in Natasha.
Ho amato scriverla, è stato uno dei miei progetti preferiti che ho fatto in Marvel. Sapevo che, dopo quel primo arco narrativo emotivamente devastante, sarebbe stato logico mandare Nat in una missione di vendetta, e sarebbe stato MOLTO divertente, ma allo stesso tempo sembrava che ci fosse già passata tante volte. Io invece volevo che provasse a costruire, non a distruggere. Vorrei solo che avessimo avuto più tempo.

In Marvel hai ereditato una serie cult come Jessica Jones da Brian M. Bendis, che l’aveva portata a delle vette qualitative davvero importanti. Come ci si approccia a una serie sapendo che lo scrittore precedente l’aveva portata al top della popolarità?
Kelly Thompson – Quella è stata incredibilmente intimidatoria, non tanto perché Jessica fosse così popolare, ma perché Bendis era stato fino a quel momento l’unico ad aver scritto i fumetti in solitaria di Jessica. Quindi sapevo che stavo entrando in un campo minato. Fortunatamente ho avuto un partner in crime incredibile in Mattia De Iulis, e questo mi ha aiutato molto in termini di fiducia. Sapevo che, almeno, le sue storie sarebbero state visivamente fenomenali.
Ma Jessica Jones è una voce molto naturale per me, forse una delle più vicine alla mia (siamo entrambe molto brontolone!) e quindi non è stato difficile entrare nel suo mondo e nei suoi panni. E poi ero una fan sin dagli esordi della serie, quindi ero già ben preparata!

Passando all’Energon Universe, Scarlett è la miniserie che ti ha vista prendere parte al rilancio del mondo dei G.I. Joe, dove hai introdotto la versione aggiornata di un personaggio molto importante del franchise: Shana O’Hara. Leggendo la serie, Shana mi ha ricordato la versione femminile dell’ Ethan Hunt di Tom Cruise, ma in realtà è un’agente segreto dai capelli vermigli, tanto attraente quanto fatale… un po’ come Black Widow! Conoscevi già il personaggio originale dei G.I. Joe e sei partita da quello per lo sviluppo della ‘tua’ Shana o hai preso spunto dal tuo lavoro su Black Widow?
Kelly Thompson – Scarlett è stato uno dei miei primi amori da ‘geek’ da bambina. Scarlett e Snake Eyes sono probabilmente stata la mia prima ‘ship’, anche se quel termine non sarebbe esistito per molto tempo. [ride n.d.r.] Quindi ero davvero entusiasta di poter costruire una nuova Scarlett per l’Energon Universe.
Quando ho scritto la prima bozza, pensavo avesse delle forti vibrazioni da Mission Impossible e [James] Bond, ma andando avanti, e con l’arrivo di Marco Ferrari come disegnatore, lo stile del fumetto è diventato un po’ più John Wick che Mission Impossible. Un po’ più selvaggio, un po’ più personale e forse più legato alle ‘missioni segrete’. Marco ha portato un’energia incredibile al fumetto che ha davvero aiutato a definire Shana.

Su Hawkeye/Kate Bishop, uno dei lavori che ho più apprezzato, hai dato spessore e carattere all’eroina che sino a quel momento era solo l’ex sidekick di Clint Barton, e che grazie al tuo lavoro è diventata a tutti gli effetti un Occhio di Falco. Le hai fatto cambiare città (L.A.), le hai fornito un gruppo di amici, un nuovo lavoro, nemici (Aggregato e Madame Masque), e molto altro… insomma ci pare di capire che ti sei divertita molto con lei! È stata una tua idea quella di un fumetto su Kate, arrivato dopo il successo dell’Occhio di Falco di Fraction e Aja, o te l’ha proposto la Casa delle Idee?
Kelly Thompson – Kate Bishop: Hawkeye Investigations è stato il primo progetto che ho sviluppato per la Marvel. L’ho proposto a Sana Amanat [all’epoca direttrice dei contenuti e dello sviluppo dei personaggi di Marvel Comics n.d.r.], dopo che mi aveva coinvolto come co-sceneggiatrice del mio primo progetto Marvel, Captain Marvel and the Carol Corps. Ma devo correggerti, perché è stato Matt Fraction a portare per primo Kate a Los Angeles, nelle storie disegnate da Annie Wu: l’ha portata lì e le ha fatto tentare la strada della detective privata.
Quindi io ero in piedi sulle spalle di quei giganti quando ho proposto di riportarla lì. Ma Hawkeye è stato senza dubbio uno dei miei lavori preferiti alla Marvel. Era uno dei miei primi fumetti e la mia prima collaborazione con Leonardo Romero e Jordie Bellaire, qualcosa che già allora sapevo avrei cercato di ricreare successivamente per il resto della mia carriera.

La Kate Bishop interpretata da Hailee Steinfeld nella serie Hawkeye sembra molto vicina alla tua versione. Sei stata coinvolta nella produzione o pensi che si siano ispirati al tuo lavoro?
Kelly Thompson – Sì, ancora una volta credo che la mia Kate sia basata soprattutto su quello che hanno fatto Matt Fraction, David Aja e Annie Wu, quindi è difficile prendersi il merito in quel senso. Ma sì, mi ha dato molta gioia vedere quella versione di Kate arrivare sullo schermo. Ho visto un po’ del mio lavoro lei, in un modo bellissimo.

Torniamo in casa DC, luogo in cui hai realizzato l’ultima (in ordine di tempo) incarnazione delle Birds of Prey: la formazione che hai scelto per la tua squadra è davvero sorprendente: Big Barda, Zealot, Cassandra Cain, Harley Quinn e, inaspettatamente, una versione adulta e viaggiatrice del tempo di Maps Mizoguchi da Gotham Academy. Come è nata l’idea di inserire proprio lei in questo team?
Kelly Thompson – Amo davvero molto Maps Mizoguchi e ho pensato che potesse essere divertente mostrarne una versione futura che fosse inaspettata e non particolarmente cupa, ma che avesse ancora una luce brillante e scintillante, proprio come la giovane Maps. Ma VOLEVO anche sorprendere. Sapevo che la mia squadra sarebbe stata strana e inattesa, e ho pensato che fosse giusto spingere a fondo su questa idea.

Una delle cose che più colpisce i lettori è la dinamica di squadra: i personaggi interagiscono con ironia e leggerezza, ma senza dimenticare la gravità della missione. Quanto è stato importante per te trovare questo equilibrio tra tono ironico e tensione narrativa?
Kelly Thompson – Tendo a preferire un po’ di leggerezza nei miei ensemble, e a mettere in risalto rapporti amichevoli ma complicati. Cerco sempre dinamiche che risultino naturali e affascinanti perché, tra le altre cose, questi fumetti dovrebbero essere divertenti! Sapevo che ci sarebbero stati aspetti piuttosto cupi in quel primo arco narrativo, e ho messo alcuni personaggi molto pericolosi nella squadra per dare il giusto peso alla trama, ma ho anche scelto personaggi che sapevo avrebbero portato una certa leggerezza al fumetto, soprattutto Harley, Barda e Maps. Ero anche interessata a far collidere alcuni personaggi per vedere se sarebbe nata della magia come Cassandra Cain e Barda e quella scelta ha sicuramente dato i suoi frutti.

In Birds of Prey hai collaborato con un talento incredibile come Leonardo Romero, con cui hai formato un team creativo davvero di grande livello. Come sono stati i primi approcci con lui e quanta libertà creativa gli hai lasciato nell’impostazione della tavola?
Kelly Thompson – Beh, Leo ed io avevamo già lavorato insieme sul mio primo grande progetto in realtà, Hawkeye, e abbiamo fatto anche qualcosa su Black Hammer. Quindi sapevo già che talento incredibile fosse. Io scrivo sempre sceneggiature piuttosto precise, ma cerco di lasciare a Leo più spazio possibile perché so che narratore fenomenale sia. E penso che lui sappia bene di avere sempre la libertà di allontanarsi dalla sceneggiatura quando ne sente il bisogno. Spero di lavorare ancora insieme a lui per sempre!
Una domanda su The Cull: leggendo la sinossi potrebbe sembrare una storia “classica” con cinque adolescenti protagonisti, ma in realtà affronta temi delicati e ogni personaggio porta con sé un trauma. La metamorfosi e il cambiamento sono centrali nella serie e trovano forza anche nelle tavole di Mattia De Iulis. Come è nato il progetto? E i poteri dei personaggi sono stati pensati in relazione al loro carattere o ai traumi vissuti?
Kelly Thompson – Mattia De Iulis ed io volevamo lavorare insieme a qualcosa di creator-owned fin da quando abbiamo collaborato su Jessica Jones, e questa è stata la nostra prima occasione per farlo. Sapevo che Mattia avrebbe potuto portare il livello visivo a qualcosa di incredibile. I poteri che i personaggi ottengono sono influenzati da chi sono, come persone. O almeno questa è l’ipotesi dei personaggi all’interno della storia! Mattia ha fatto un lavoro straordinario nel mettere insieme tutto questo e, ovviamente, è anche eccezionale con tutto ciò che ha vibrazioni da Kaiju.

In un momento in cui Marvel e DC stanno nuovamente proponendo nuovi crossover, hai pensato di proporre Captain Marvel/Absolute Wonder Woman? Sarebbe divertente vedere Carol e questa particolare versione di Diana interagire…
Kelly Thompson – Credo che, senza mancare di rispetto a Carol, Absolute Wonder Woman le darebbe gran filo da torcere, dato che questa Diana ha una conoscenza profonda della magia, che è una delle poche vere debolezze di Carol. Ma non ho mai visto Carol e Diana come personaggi davvero analoghi, comunque. Ad ogni modo, se dovessi proporre un crossover con Absolute Wonder Woman, non sarebbe contro Carol. [ride n.d.r.]

Ci puoi dare qualche anticipazione sui tuoi prossimi lavori, in particolare sul futuro di Absolute Wonder Woman, se ti vedremo su un nuovo progetto legato all’Energon Universe, e qualsiasi altra cosa tu ci voglia anticipare sui progetti futuri!
Kelly Thompson – Beh, è stato appena annunciato che sto lavorando a un fumetto di BUFFY L’AMMAZZAVAMPIRI e a uno di ANGEL per Dynamite, quindi questa è la mia grande novità. È un’idea molto complessa ma entusiasmante e non vedo l’ora che i lettori possano scoprirla. Spero di poter condividere presto altri dettagli. Per tutto il resto, temo sia ancora troppo presto per parlarne.
Grazie mille Kelly per il tuo tempo!
Grazie a voi!

