Che Eiichiro Oda sia un grande amante dei pirati non è certo un segreto. Come raccontato dallo stesso autore in una sezione di domande e risposte di un tankōbon di One Piece – la sua opera magna e il manga più venduto della storia – questa passione affonda le radici nella sua infanzia, quando da bambino guardava Viki il Vichingo in televisione. Da allora, l’immaginario piratesco non lo ha mai abbandonato, fino a diventare il cuore pulsante del suo manga.
Con One Piece, Oda ha trasformato i pirati, la loro storia e il loro stile di vita nel fulcro di un racconto capace di entrare prepotentemente nella cultura pop dei primi anni Duemila, spingendo milioni di lettori e spettatori a seguire le avventure di Monkey D. Luffy e della sua ciurma lungo la Rotta Maggiore.
Esiste però un’altra saga, sempre incentrata sulla vita piratesca, che ha lasciato un segno profondo nell’immaginario collettivo globale. Uscita proprio negli stessi anni in cui il manga di Oda conquistava sempre più popolarità, Pirates of the Caribbean – noto in Italia come Pirati dei Caraibi – ha segnato un’intera generazione di spettatori. Il franchise conta cinque film usciti al cinema, con incassi complessivi superiori ai quattro miliardi di dollari: in particolare, il secondo e il terzo capitolo hanno superato abbondantemente il miliardo ciascuno. A questi numeri si aggiungono linee di giocattoli, videogiochi, romanzi e persino un manga pubblicato nel 2009 da Kodansha.

Il successo della saga è stato planetario, ma particolarmente significativo in Giappone, dove ha fatto registrare incassi senza precedenti per un blockbuster americano. La forte passione del pubblico nipponico per il cinema d’avventura ha contribuito a rendere i film costantemente apprezzati, con un riscontro raro per un franchise nato e sviluppato al di fuori della Terra del Sol Levante. Un successo che, col senno di poi, è evidente non abbia lasciato indifferente nemmeno Oda.
Tra gli elementi chiave di questo trionfo globale spicca senza dubbio il protagonista, interpretato da Johnny Depp. Il capitano Jack Sparrow è diventato una figura iconica del cinema d’avventura: amante della libertà, spirito ribelle, eroe atipico capace di non prendersi mai troppo sul serio e di regalare momenti indimenticabili al pubblico. Caratteristiche che trovano una sorprendente affinità con un altro celebre pirata: Monkey D. Luffy.
L’omaggio di Eiichiro Oda all’interprete di Jack Sparrow, Johnny Depp
Ciò che il pubblico difficilmente avrebbe potuto immaginare era un vero e proprio incontro tra il mondo creato da Oda e la celebre saga hollywoodiana. Eppure, è esattamente ciò che è accaduto durante il Tokyo Comic Con, tenutosi dal 5 al 7 dicembre, evento che ha visto Johnny Depp partecipare come super ospite internazionale.

Nel corso di uno dei panel, l’attore ha ricevuto un omaggio davvero speciale da parte di Oda, un tributo dedicato forse all’unico pirata capace di competere con Cappello di Paglia in termini di popolarità. Durante l’intervista condotta da Hiroaki Hirata – doppiatore giapponese di Sanji in One Piece e voce nipponica dello stesso Depp – è stato mostrato al pubblico un regalo straordinario: un noren, la tradizionale tenda giapponese per uso domestico, decorata con un’illustrazione realizzata da Oda in persona che ritrae Depp nei panni del capitano Jack Sparrow.
L’omaggio ha fatto rapidamente il giro del web, diventando virale nel giro di poche ore e lasciando visibilmente stupito lo stesso attore. Un gesto che testimonia quanto il personaggio di Jack Sparrow abbia segnato non solo il cinema d’avventura degli anni successivi, ma un’intera generazione di spettatori, che ancora oggi lo ricorda con profonda nostalgia e ammirazione. La stessa generazione che continua a seguire One Piece da quasi trent’anni, accompagnando Luffy e la sua ciurma in un viaggio che non ha mai smesso di appassionare lettori in tutto il mondo.

