Nella società iper-consumista in cui viviamo, generare rifiuti è diventato quasi un atto automatico. Che si tratti di scarti organici o dispositivi elettronici poco cambia, tutto finisce lontano dalla nostra vista, stipato in luoghi remoti dove, almeno in apparenza, non possono fare danni. Ma vi siete mai chiesti quand’è che un oggetto smette di avere valore e viene considerato spazzatura? E, soprattutto, lo è davvero? O può essere recuperato, in quanto al suo interno alberga “un’anima”?
Sono domande che raramente ci poniamo, ma che possono aprire riflessioni profonde – o persino ispirare una delle serie shonen più originali e affascinanti degli ultimi anni: Gachiakuta. Scritto da Kei Urana (e pubblicato in Italia da Star Comics), il manga ha debuttato nel 2022 sulle pagine del Weekly Shōnen Magazine, conquistando fin da subito l’attenzione di lettori e appassionati in tutto il mondo. Un successo tale da portare, in breve tempo, all’annuncio dell’adattamento animato realizzato da Studio Bones Film, che ha debuttato lo scorso 6 luglio su Crunchyroll.
In vista del lancio, la piattaforma ha organizzato anteprime esclusive in diverse città del mondo. Ho avuto la fortuna di partecipare a quella di Roma, condividendo la sala con altri fan selezionati e colleghi della stampa. È stata l’occasione perfetta per vedere in anteprima i primi due episodi di una serie che seguo con costanza da ben undici volumi, e che continuo a leggere con lo stesso entusiasmo del primo giorno.
Il mondo Celeste
L’evento (che nonostante il caldo torrido di Roma, ha registrato un’ottima affluenza di pubblico ) si è aperto con una gradita sorpresa: un videomessaggio da parte di Kei Urana e Hideyoshi Andou, quest’ultimo responsabile dell’impronta visiva urban e dei graffiti che caratterizzano fortemente l’estetica del manga. Nel messaggio, entrambi hanno voluto ringraziare i fan di tutto il mondo per il supporto ricevuto sin dall’inizio del progetto, trasmettendo un entusiasmo autentico e coinvolgente. Hanno inoltre espresso grande soddisfazione per il lavoro svolto da Studio Bones ( lo studio d’animazione preferito da Urana ) sottolineando come il team sia riuscito a cogliere e tradurre alla perfezione l’energia e lo stile distintivo dell’opera, dando vita a qualcosa di davvero incredibile.
Fin dal primo episodio, infatti lo spettatore viene catapultato nella realtà spietata del Mondo Celeste, un contesto privo di sfumature, dove le contrapposizioni sono nette e radicali. Si tratta, letteralmente, di una città spaccata in due: da un lato ordine, pulizia e perfezione; dall’altro degrado, emarginazione e miseria.
È in quest’ultima metà che conosciamo Rudo, il protagonista, un ragazzo che fin dal principio appare fuori posto in un mondo tanto rigido e binario. Insegnamenti ricevuti dal suo mentore, Recto, lo portano a credere che ogni cosa – e ogni persona – meriti una seconda occasione. Non basta l’apparenza per giudicare il valore di qualcosa: a volte basta prendersi il tempo di osservare, comprendere e, perché no, ripulire ciò che è stato scartato troppo in fretta.
Come Spazzatura
Sarà proprio il modo di essere di Rudo ( la sua capacità di guardare oltre l’apparenza, il suo rifiuto dell’omologazione ) a renderlo un elemento di disturbo in una società che preferisce semplificare piuttosto che comprendere. Anche chi si avvicina per la prima volta all’opera coglierà subito questa tensione grazie a un primo episodio introduttivo, che riesce nell’impresa di essere chiaro, denso di significato e tutt’altro che noioso. È qui che prende forma il vero cuore della narrazione: una storia in cui oggetti e persone sgradite vengono sistematicamente allontanati, banditi dal mondo civile e gettati nel luogo dove nessuno potrà più vederli: il Baratro.
Il Baratro è un ambiente ostile e tossico, un mondo sotterraneo dove tutto ciò che è stato scartato marcisce lentamente, sia esso materiale o umano. L’aria è malsana, la corruzione dilaga, e la sola forza di volontà non basta per sopravvivere. Serve molto di più: la capacità di superare i propri limiti, di attingere a risorse interiori sepolte in profondità, un potere latente che può fare la differenza tra la vita e la morte.
È proprio su queste premesse che si innesta il secondo episodio, e qui Studio Bones si supera davvero. Il lavoro fatto è di altissimo livello: non solo lo studio è riuscito a rispettare e trasporre con precisione lo stile inconfondibile di Kei Urana e la componente visiva graffiante firmata Hideyoshi Andou, ma è anche riuscito a fondere in maniera impeccabile animazione tradizionale e CGI, ottenendo un impatto visivo coinvolgente e coerente con la controparte cartacea. Il risultato è un’esperienza quasi sensoriale, dando allo spettatore la sensazione di sentire quasi l’odore dell’aria viziata e di toccare con mano la materia in decomposizione di questo nuovo mondo decadente.
Il tutto è sorretto da un comparto sonoro curatissimo, che accompagna e potenzia l’immersione dello spettatore nella trama, amplificando il senso di disagio e tensione dando così vita ad un’atmosfera che difficilmente lascia indifferenti.
Preparatevi quindi a vivere un luglio all’insegna dell’adrenalina e dell’animazione giapponese di altissimo livello. Con il debutto di Gachiakuta, Crunchyroll si conferma ancora una volta il punto di riferimento imprescindibile per tutti gli appassionati del genere, offrendo un catalogo sempre più ricco di titoli di qualità e proposte originali.
Come spesso accade con le opere davvero innovative, anche Gachiakuta è destinato a far parlare di sé: da una parte, conquisterà chi saprà apprezzarne l’unicità e la profondità; dall’altra, potrebbe spiazzare chi si aspetta una formula più tradizionale, viste le numerose dicotomie presenti al suo interno. Ma credetemi su un punto c’è poco da discutere: il livello tecnico dell’anime è straordinario e, probabilmente, metterà d’accordo anche i più esigenti.
A questo punto non vi resta che tuffarvi nel primo episodio e lasciarvi trasportare in questo universo sporco, crudo e affascinante. Un ultimo consiglio prima della visione? Accogliete Gachiakuta per ciò che è, senza cedere alla tentazione dei soliti paragoni o a inutili polemiche da fandom. Prendiamolo come un nuovo punto di partenza: un’occasione per ampliare la community, per condividere la passione e, semplicemente, per divertirci.