Creed II – Recensione

Arriva nei cinema il nuovo capitolo di Creed, che convince decisamente più del primo film grazie alla sceneggiatura di Sylvester Stallone, che resta il cuore e l’anima di questa grande saga

Seduti al tavolo di un ristorante.
Non un ristorante qualsiasi, ma quello di Rocky Balboa.
Non si vedevano da trent’anni, dai tempi della guerra fredda.

Ora sono di nuovo uno di fronte all’altro. Entrambi diversi, più vecchi, certo. Ma con la stessa grinta degli anni 80. Poche battute, tutte serratissime e ci siamo: Ivan Drago contro lo Stallone Italiano, secondo atto.

È sicuramente una delle immagini più potenti di un film che gioca molto sui ricordi e sul futuro, intrecciandoli in un presente vede due rivali che non possono dimenticare il passato. Perché è da lì che è cambiato tutto, per entrambi.

Ivan Drago e Rocky Balboa, faccia a faccia trent’anni dopo

Stavolta però non saranno loro a darsele di santa ragione sul ring, ma i loro ragazzi: da un lato troveremo Viktor Drago, un ragazzo cresciuto nell’odio e nel rancore, desideroso di rendere fiero un padre che anni fa perse tutto, dopo che era stato addirittura il simbolo della Russia e della lotta agli Stati Uniti. Ivan Drago era una macchina perfetta, capace in un incontro di uccidere il grande Apollo Creed, non uno qualsiasi. Ma sulla sua strada ha incontrato Rocky Balboa, uno dei migliori pugili della storia, un ragazzo venuto dal basso e che si è conquistato la vetta a suon di pugni contro la vita, più che contro gli avversari. Il working class hero in cui molti si sono riconosciuti è andato nella fredda Mosca a vendicare il suo amico e a ristabilire, in qualche modo, la supremazia americana ai danni dell’ex Unione Sovietica.

Oggi Rocky è l’allenatore di Adonis, il figlio di Apollo. Lo ha accolto con riluttanza nella sua vita, ma ora è come una sorta di nipote acquisito, se vogliamo.

Adonis si allena con Rocky

Ed è proprio lui che dovrà vedersela con Viktor Drago, il figlio dell’uomo che ha ucciso Apollo davanti al mondo intero, arrivato negli Stati Uniti proprio per la resa dei conti definitiva. Adonis è appena diventato campione del mondo dei pesi massimi, un titolo che i Drago vogliono riportare in Russia a tutti i costi. Perché da quell’incontro con Rocky hanno perso tutto: la gloria, i soldi, il rispetto del loro Paese.

Inizia così, questo secondo capitolo di Creed, la serie spin off che è anche la prosecuzione di Rocky, una delle più belle e longeve saghe cinematografiche della storia. Rispetto al film precedente, stavolta la sceneggiatura è scritta direttamente da Sylvester Stallone, che ha fatto un lavoro davvero incredibile, consegnandoci una grande storia, che emoziona al punto giusto, senza rischiare di essere troppo retorica.

Dolph Lundgren e Florian Munteanu nei panni di Ivan and Viktor Drago in CREED II

Certo, i richiami al passato ci sono, forse in alcuni momenti la trama sembra ripercorrere quanto visto in Rocky III, più che in Rocky IV, ma – credetemi – questo importa davvero poco. Perché il lavoro fatto sui personaggi è importantissimo, al punto che arriverete ad apprezzare persino Ivan e Viktor Drago, i “cattivi” per definizione.

Prendiamo proprio Ivan Drago, un uomo finito. Se nel 1985 i suoi silenzi lo rendevano un freddo robot programmato per uccidere, qui ci fanno capire tutta la sua solitudine. Tutta la sua disperazione. Viktor invece è figlio del rancore e se all’inizio vi farà paura, sul finire proverete un qualcosa di molto simile alla pietà, per lui.


Michael B. Jordan è Adonis Creed

Adonis invece è cresciuto, sta mettendo su famiglia con una splendida ragazza, è il campione del mondo dei pesi massimi. Ha tutto.
Eppure non si sente soddisfatto. Non si sente un vero campione.

Lo diventerà, certo. Ma anche – e soprattutto – perché al suo fianco c’è un vecchio pugile che non smetterà mai di essere un campione, dentro e fuori dal ring. Rocky è il cuore e l’anima anche di questa nuova saga, nonostante compaia poco. Ma ogni volta che c’è, emoziona davvero tanto, riempie lo schermo, abbatte il muro del tempo e ti fa credere che quello, sì, proprio lui, è Rocky. Quello che hai amato da bambino, da ragazzo, da uomo.

Sylvester Stallone si conferma uno sceneggiatore di razza, soprattutto quando deve scrivere Rocky, il personaggio che forse più gli somiglia

Creed II parla di padri e figli. Di vendette. Di sentimenti puri e autentici.
Parla di un combattimento entrato nella storia. Parla di famiglia.
Ma soprattutto, parla di Rocky.
Stallone si ritaglia un ruolo da comprimario, ma ogni volta che compare illumina la scena e scalda il cuore. Non ruba la scena ai protagonisti, ma li esalta con generosità, accompagnando sia Adonis che questa nuova saga a camminare con le proprie gambe.

Non ho alcun problema a dire che è stato il film più bello del 2018 (in Italia è inspiegabilmente arrivato solo ora, ma negli States è uscito alla fine dell’anno appena concluso).

No, stavolta uscendo dal cinema non mimerete le mosse di Rocky, dando improbabili pugni all’aria. Però magari abbraccerete la persona con cui avrete visto il film.
Vi pare poco?



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Mr. Kent

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Appassionato di fumetti, curioso per natura, attratto irrimediabilmente da cose che il resto del mondo considera inutili o senza senso. Sono il direttore di MegaNerd e me ne vanto.

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