Brad Pitt ai giovani attori: “Non fate i franchise”

Il veterano di Hollywood Brad Pitt, ora al cinema con F1, si è recentemente espresso sui giovani attori, e sulla "moda" di accettare ruoli nei franchise. «Non fatelo, vi ucciderà», ha suggerito in un podcast.

Claire Bender
4 Min di lettura
Brad Pitt

In questi giorni è al cinema con F1, il nuovo film di Joseph Kosinski, interpreta Sonny Hayes, un ex pilota caduto in disgrazia che torna ai box (e alla pista) per fare da mentore a un giovane talento. E cerca di fare da mentore anche ai nuovi attori, il buon Brad Pitt, che di esperienza ne ha accumulata un po’.

La sua attenzione si rivolge in particolare all’abitudine dilagante di accettare ruoli nei franchise, un modo di svendersi che Pitt vede molto lontano dalla propria generazione, più focalizzata – a suo dire – sulla recitazione.

f1 - Brad Pitt

Brad Pitt sconsiglia i franchise ai giovani attori

Nel podcast New Heights, Pitt ha spiegato il proprio punto di vista:

«Mi piace vedere cosa s’inventano le nuove generazioni: cosa fanno, e anche come se la sbrigano. Ho l’impressione che se la godano di più di come facevamo noi. Noi eravamo un po’ più ingessati e concentrati – dovevamo esserlo – sulla recitazione. Non ci si svendeva.

E adesso invece c’è questa cosa del “Ehi, possiamo essere artisti in molte arene differenti. Per cui facciamolo e divertiamoci.” Ma c’è anche quest’idea in cui si trovano risucchiati, quella di fare o dover fare un franchise, essere un supereroe o qualcosa del genere… Io continuo a dire “Non fatelo, vi ucciderà.”»

Tuttavia, anche l’attore ha fatto parte di un franchise, con la trilogia composta da Ocean’s Eleven, Twelve e Thirteen e, considerando il budget speso all’epoca, non viene da pensare certo che lo abbia fatto per amore dell’arte.

Pare anche, secondo quanto detto da Pitt stesso a The National, che accetterebbe volentieri di tornare a guidare in un eventuale sequel di F1. Considerando che il film è stato girato con intorno i veri Max Verstappen, Charles Leclerc, Fernando Alonso, Lando Norris, non è difficile capirlo.

Inoltre, dovrebbe tornare a vestire i panni dello stuntman Cliff Booth (il suo personaggio di C’era una volta a… Hollywood) per una serie spin-off di Netflix. Qualcuno potrebbe obiettare che anche Pitt si sia venduto alle piattaforme per fare soldi facili.

Certo il punto sollevato da Pitt è interessante: gli artisti giovani, accecati dallo sbrilluccichio di un franchise, di supereroi o non, potrebbero facilmente perdere la bussola e bruciarsi per il resto della carriera, restando intrappolati in un ruolo o in una tipologia di film. Ma non è sempre stato così a Hollywood, sin dalle origini?

Le strade di Los Angeles sono lastricate di carriere bruciate per mille motivi: ve li ricordati i tanti attori – alcuni anche bravini – bloccati per sempre nei loro personaggi delle serie TV, quando non era ancora di moda farne)? E lo stesso Brad Pitt, intrappolato per anni nel ruolo del belloccio – complici anche, forse, scarse capacità recitative?

Ben vengano i consigli di un veterano: ma se fossero accompagnati da un po’ di coerenza, forse sarebbero più utili.

Fonte: Deadline

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Vive con un dodo immaginario e un Jack Russell reale, che di recente si è scoperto essere Sith. Grifondoro suo malgrado, non è mai guarita dagli anni '80. Accumula libri che non riesce a leggere, compra ancora i dvd e non guarda horror perché c'ha paura. MacGyver e Nonna Papera sono i suoi maestri di vita.
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