Star Comics e gli aumenti dal 2026: una riflessione tra crisi dei costi e scelte editoriali

Star Comics rivede i prezzi dei manga dal 2026. Elenco delle serie coinvolte e analisi delle motivazioni tra costi produttivi, mercato editoriale e nuove strategie

Sig.ra Moroboshi
editoriale star comics

Negli ultimi giorni del 2025 Star Comics ha pubblicato sul proprio sito la comunicazione ufficiale sui cambiamenti di prezzo dei manga — un aggiornamento che, prevedibilmente, ha acceso il dibattito tra collezionisti e lettori assidui del mercato italiano. Il comunicato, datato 19 dicembre 2025, specifica che a partire da marzo 2026 i prezzi di diverse serie saranno incrementati, con effetti sia sui nuovi volumi sia sulle ristampe già presenti in catalogo.

Nel testo ufficiale Star Comics attribuisce le variazioni principalmente al contesto macroeconomico internazionale e all “instabilità diffusa” che influisce sui costi produttivi, non solo delle materie prime ma anche dell’intera filiera editoriale.

Il comunicato include una lista dettagliata delle serie che subiranno aumenti, con indicazione del volume di riferimento e del nuovo prezzo. Di seguito riportiamo i titoli di maggiore impatto per i lettori, con il numero a partire dal quale scatterà la variazione.

Aumenti per serie mainstream

ONE PIECE – dal volume 112 a € 5,90
ONE PIECE New Edition – dal volume 109 a € 5,90
VINLAND SAGA – dal volume 29 a € 7,50
TOWER OF GOD – dal volume 14 a € 14,90
RECORD OF RAGNAROK – dal volume 25 a € 6,90
DETECTIVE CONAN New Edition – dal volume 69 a € 6,90
MY HERO ACADEMIA Team Up Mission – dal volume 8 a € 5,90
BLUE BOX – dal volume 16 a € 6,90

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Altri titoli coinvolti

MINECRAFT – volume 8 a € 5,90
EDENS ZERO – volume 32 a € 5,90
THE JOJOLANDS – volume 6 a € 5,90
FOUR KNIGHTS OF THE APOCALYPSE – volume 22 a € 5,90
YONA – La principessa scarlatta – volume 46 a € 5,90
IN THE CLEAR MOONLIT DUSK – volume 10 a € 6,90
KAIJU No. 8 – volume 16 a € 6,90
KAGURABACHI – volume 7 a € 5,90
Haikyuu!! Club – volume 14 a € 5,90
Fairy Tail 100 Years Quest – volume 21 a € 5,90
Dead Rock – volume 4 a € 5,90
Queen’s Quality – volume 24 a € 5,90

Va inoltre ricordato che, come specificato da Star Comics stessa, gli aumenti non partiranno esclusivamente da marzo 2026: alcune ristampe distribuite tra ottobre e dicembre 2025 avevano già registrato un incremento di prezzo, coinvolgendo titoli di grande richiamo come Demon Slayer – Kimetsu no Yaiba, My Hero Academia, Dragon Ball Super e varie edizioni di One Piece.

In alcuni casi, l’aumento è già stato applicato anche a nuovi volumi fuori dal catalogo principale, come Gachiakuta (volumi 13 e 14), proposti direttamente al prezzo di € 5,90. Per la lista completa vi rimandiamo al sito di Star Comics.

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Star Comics, seriamente: si chiama (anche) scelta editoriale, non crisi macroeconomica

Che il contesto macroeconomico abbia un peso reale è difficile negarlo: carta, stampa, trasporti, licenze e gestione dei magazzini hanno subito rincari oggettivi. Su questo punto Star Comics, come altri editori, non sta certo inventando nulla. Tuttavia, fermarsi a questa spiegazione rischia di diventare una semplificazione comoda, che concentra tutta l’attenzione su fattori esterni e inevitabili, evitando di interrogarsi sulle scelte strategiche interne.

A questo si può affiancare una riflessione di contesto più ampia. L’ingresso di Star Comics all’interno del Gruppo Mondadori rappresenta infatti un cambiamento strutturale rilevante, che comporta inevitabilmente una diversa organizzazione dei processi editoriali e una maggiore attenzione agli equilibri economici complessivi. In un quadro di questo tipo, decisioni come la revisione dei prezzi di copertina o la valorizzazione di prodotti a più alto margine possono essere lette non solo come risposta alle difficoltà del mercato, ma anche come parte di una strategia di sostenibilità e razionalizzazione tipica di una realtà editoriale di grandi dimensioni.

Ed è proprio qui che il discorso si fa più interessante e, forse, anche più scomodo.

Negli ultimi anni abbiamo assistito a una proliferazione massiccia di variant cover, declinate in numerose forme: variant standard, variant limitate, ultra variant numerate, esclusive fiera, esclusive fumetteria, bundle con gadget o sovrapprezzo. In origine, la variant era un evento: un oggetto celebrativo, spesso legato a un anniversario o a un autore di particolare rilievo. Oggi è diventata una prassi industriale, applicata anche a serie regolari, a primi numeri e persino a titoli che non hanno ancora dimostrato una reale tenuta sul lungo periodo.

Questo modello produce almeno due conseguenze evidenti: da un lato aumenta artificialmente il valore percepito di un volume che, nei contenuti, resta identico; dall’altro frammenta le tirature, moltiplicando costi di produzione, gestione e distribuzione. Qui emerge una contraddizione difficile da ignorare: mentre si invoca l’aumento dei costi per giustificare i rincari, si adottano contemporaneamente strategie che aumentano volontariamente la complessità — e i costi — del processo produttivo.

Il punto critico non è l’esistenza delle variant in sé, ma il fatto che non siano più un prodotto realmente opzionale e separato. Esse influenzano l’intero ecosistema editoriale e drenano risorse economiche, logistiche e comunicative che potrebbero essere investite in prezzi più stabili, materiali migliori, traduzioni più curate o maggiore regolarità nelle uscite.

In pratica, il lettore “standard” — quello che acquista l’edizione base in fumetteria o online — finisce per subire indirettamente le conseguenze di una strategia pensata soprattutto per il collezionista più attivo. È qui che nasce il malumore: l’aumento di prezzo colpisce tutti, mentre i benefici percepiti restano appannaggio di pochi.

C’è poi un altro aspetto, più sottile ma non meno rilevante: la progressiva saturazione del mercato. Le variant funzionano finché il pubblico mantiene una sufficiente capacità di spesa, il collezionismo conserva valore simbolico e il mercato non mostra segni di stanchezza. Ma cosa accade quando agli aumenti dei volumi regolari si sommano variant sempre più costose, uscite mensili sempre più fitte e serie che superano abbondantemente i cento volumi?

Il rischio è quello di erodere lentamente la base dei lettori, trasformando il manga da medium popolare a prodotto sempre più selettivo. Un paradosso, se si considera che il successo del manga in Italia è nato proprio dalla sua accessibilità.

Sì, dunque, gli aumenti possono essere in parte giustificati dal contesto globale. Ma no, non possono essere separati dalle scelte editoriali. Quando un editore moltiplica le variant, spinge sul collezionismo spinto e alza i prezzi delle edizioni base, è legittimo chiedersi se stia semplicemente reagendo al mercato o se stia ridefinendo consapevolmente il proprio modello di business, accettando che una parte dei lettori resti indietro.

Personalmente, credo che il problema non sia l’aumento in sé, quanto l’asimmetria tra il sacrificio richiesto ai lettori e la direzione editoriale intrapresa. Se il messaggio è “dobbiamo aumentare i prezzi per sopravvivere”, allora forse serve anche una riflessione diversa, con maggiore attenzione al lettore medio. Perché senza di lui — e lo dico da lettrice che si riconosce pienamente in questa categoria — nessuna ultra variant potrà reggere il mercato a lungo.

Gli aumenti possono essere giustificati.
Non possono essere giustificati solo così.

Un editore ha il diritto, e il dovere, di garantire la sostenibilità del proprio lavoro. Ma ha anche la responsabilità di interrogarsi su quanto le proprie scelte contribuiscano a rendere necessario quell’aumento. Forse è arrivato il momento di una riflessione più ampia: meno fuochi d’artificio, meno inflazione di variant, più attenzione alla base che tiene in piedi tutto il sistema. Perché senza il lettore medio, il mercato del manga rischia di diventare brillante, ma vuoto.

Voi cosa ne pensate sul continuo aumento del prezzo dei manga? Siete d’accordo con la nostra riflessione? Fatecelo sapere nei commenti!

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Contro il logorio della vita moderna, si difende leggendo una quantità esagerata di fumetti. Non adora altro Dio all'infuori di Tezuka. Cerca disperatamente da anni di rianimare il suo tamagotchi senza successo. Crede ancora che prima o poi, leggerà la fine di Berserk.
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