Il 2025 si è rivelato un anno particolarmente intenso e stimolante per il cinema. Il pubblico ha potuto assistere a opere firmate da registi di primissimo piano, tra produzioni di grande livello, film capaci di andare oltre le aspettative e altri che, invece, hanno deluso. È stato l’anno del ritorno in sala di registi come Robert Zemeckis, Bong Jon-Ho, David Cronenberg, Ron Howard, Ryan Coogler, Steven Soderbergh (addirittura con due film), Wes Anderson, Julia Ducournau, Jafar Panhai, Danny Boyle, Alex Garland, Yorgos Lanthimos, Noah Baumbach, Guillermo Del Toro, Jim Jarmush, Kathryn Bigelow, Paul Thomas Anderson, Luc Besson, Edgar Wright, Darren Aronofsky e James Cameron.
L’anno dei film horror, tra riscoperta dei grandi classici e storie originali

- L’anno dei film horror, tra riscoperta dei grandi classici e storie originali
- Il cinema italiano è più vivo che mai
- Il botteghino dominato dai film d’animazione
- L’anno negativo dei Cinecomics
- La nostra personale classifica
- 5 – Frankenstein
- 4 – I Peccatori
- 3 – A House of Dynamite
- 2 – Un Semplice Incidente
- 1 – Una Battaglia dopo l’altra
- Menzione speciale – La voce di Hind Rajab
Nel 2025 il cinema horror ha dato l’impressione di vivere una vera e propria seconda giovinezza, consolidando un trend particolarmente felice che si è affermato negli ultimi anni. In questa stagione, soprattutto, i principali autori che hanno rinnovato il genere hanno presentato nuove opere, muovendosi con disinvoltura tra la rilettura dei grandi classici e la creazione di storie originali. Parliamo di registi come Robert Eggers, Osgood Perkins, Ari Aster (anche se il suo “Eddington” non è propriamente un film horror), Danny e Michael Philippou, Zach Cregger, Sean Byrne e Mike Flanagan.
Il cinema italiano è più vivo che mai

Ottime notizie sono arrivate anche dal cinema italiano. Nel corso del 2025, le sale sono state animate da un numero particolarmente ricco di produzioni nazionali, capaci di muoversi con disinvoltura tra i generi e di dimostrare come il nostro cinema sia oggi più vitale che mai. Sotto questo profilo, l’anno ha visto emergere e consolidarsi le firme di Giulia Steigerwalt, Paolo Genovese, Manetti Bros, Silvio Soldini, Greta Scarano, Luca Guadagnino (anche per lui due pellicole uscite quest’anno), Mario Martone, Paolo Virzì, Andrea Di Stefano, Pietro Marcello, Leonardo Di Costanzo, Riccardo Milani.
In questa sede merita una menzione speciale il lavoro di Gabriele Mainetti e Paolo Strippoli, due autori di grande talento che, con gli splendidi “La città proibita“ e “La Valle dei Sorrisi“, hanno saputo rilanciare il cinema di genere in Italia, un terreno che storicamente dava lustro al nostro cinema ma che negli ultimi anni sembra essere stato dimenticato.
Il botteghino dominato dai film d’animazione

Anche nel 2025 il cinema d’animazione ha confermato il proprio dominio al botteghino, ribadendo come l’esperienza in sala venga vissuta come un momento di condivisione e aggregazione capace di coinvolgere un pubblico di ogni età e, in particolare, le famiglie. In testa alla classifica worldwide degli incassi si è imposto “Zootropolis 2” con 1,2 miliardi di dollari. A seguire il remake live action di “Lilo & Stitch” (con circa 1 miliardo di dollari) e “A Minecraft Movie” con 958 milioni di dollari.
L’anno negativo dei Cinecomics

Le note dolenti, purtroppo, arrivano dal genere che più ci sta a cuore: quello dei cinecomics. Nel 2025 Marvel Studios ha portato sul grande schermo il deludente “Captain America: Brave New World“, fermatosi a poco più di 400 milioni di dollari di incasso, l’apprezzabile “Thunderbolts*“, che ha raccolto circa 382 milioni, e l’attesissimo, ma alla prova dei fatti poco convincente, “I Fantastici Quattro: Gli Inizi“, con un incasso globale di 520 milioni di dollari. Considerati nel loro insieme, questi tre titoli hanno totalizzato poco più degli incassi di “Zootropolis 2“ : un risultato che difficilmente rientrava nelle aspettative di Kevin Feige e dei vertici Marvel,.
Il quadro appare leggermente più incoraggiante sul fronte DC Studios. Il 2025 ha infatti segnato il rilancio dell’universo cinematografico DC sotto la guida di James Gunn e Peter Safran. A luglio è arrivato nelle sale l’attesissimo “Superman“ diretto dallo stesso Gunn, un film capace di soddisfare le nostre aspettative e quelle di un pubblico che attendeva questo debutto come una vera e propria manna dal cielo. Anche il responso del botteghino è stato positivo, con circa 616 milioni di dollari incassati a livello globale: forse non il traguardo più ambizioso immaginato dai nuovi vertici dello studio, ma comunque un risultato sufficiente a guardare al futuro di DC Studios con rinnovato ottimismo.
La nostra personale classifica
Il 2025 si avvia alla conclusione ed è, come sempre, il momento dei bilanci. È anche il periodo dell’anno in cui ci si diverte a stilare classifiche, consapevoli che esse siano per loro natura destinate a generare discussioni infinite. Quella che vi proponiamo è una graduatoria del tutto personale, nata più per gioco che per altro e maturata esclusivamente sulla base delle emozioni che alcuni film sono riusciti a trasmetterci.
Si tratta della nostra selezione delle cinque migliori pellicole dell’anno, una classifica che prescinde completamente dai risultati al botteghino, troppo spesso scambiati, a torto, per sinonimo di qualità. Siamo ben consci di aver lasciato fuori numerosi titoli di grande valore e siamo altrettanto convinti che, chiedendo a ciascuno di voi di stilare la propria lista, emergerebbero classifiche profondamente diverse tra loro. Basti pensare allo sconforto del direttore di MegaNerd nel constatare l’assenza di “Superman“ da questa selezione.
Per questo vi chiediamo di non prendervela se non troverete il vostro film o il vostro regista preferito: lo ribadiamo, è solo un gioco.
Vi presenteremo i “nostri” titoli partendo dalla quinta posizione per poi risalire la classifica. Abbiamo inoltre deciso di assegnare una menzione speciale a un film che, per i temi affrontati e per il modo in cui vengono messi in scena, va ben oltre il concetto di semplice opera cinematografica.
Quindi mettetevi comodi: questi sono i nostri 5 migliori film (più uno) dell’anno 2025. Sempre secondo noi, eh..
5 – Frankenstein

Confessiamo di aver avuto tantissimi dubbi nell’assegnare la quinta posizione di questa nostra personale classifica. Alla fine abbiamo scelto “Frankenstein” di Guillermo Del Toro. Quando vi dicevamo che il genere horror sta vivendo un periodo di ritrovato splendore, “Frankenstein” ne rappresenta un fulgido esempio. Questo perché ha saputo mirabilmente ridare lustro ad uno dei grandi classici del genere. Del Toro compie una scelta intelligente, ossia restare fedele allo spirito dell’opera originale senza rinunciare alla sua inconfondibile impronta estetica. Il suo “Frankenstein” è un’esperienza visiva di straordinaria bellezza, e dispiace che un film del genere abbia trovato la sua principale distribuzione in streaming.
Degni di nota i magnifici costumi indossati da Elizabeth (Mia Goth), che meriterebbero una candidatura ai prossimi Oscar. Del Toro affresca e ogni scena come un pittore sulla tela, giocando con i contrasti cromatici: il rosso del sangue di un abito che si staglia contro il bianco della neve o della pelle cerulea della creatura concepita da Victor Frankenstein. Sul piano recitativo Oscar Isaac (nella parte di Victor Frankenstein) offre una performance convincente, ben affiancato da Jacob Elordi (nella difficile parte della creature protagonista della celebre storia).
Lo trovate su Netflix, ma ha trovato il suo massimo splendore sul grande schermo.
4 – I Peccatori

Molto spesso abbiamo visto affibbiare a pellicole di genere horror la dicitura “Il Miglior Film Horror dell’Anno“. Dal nostro punto di vista “I Peccatori” è veramente il miglior film horror del 2025. Non solo, crediamo che “I Peccatori” sia uno dei migliori film che quest’anno abbiamo visto in sala.
Il lungometraggio diretto da Ryan Coogler si sviluppa come un’opera cinematografica che fonde due anime nettamente distinte. Nella prima parte, la narrazione si concentra su un affresco storico e folkloristico, richiamando lo stile e le tematiche tipiche di registi come Spike Lee. In questo segmento, il film esplora la ricchezza della cultura afroamericana, le dinamiche del razzismo sistemico e la minaccia rappresentata dal Ku Klux Klan.
La seconda parte della pellicola si trasforma nel più dei classico survival horror, dove la tensione cresce in parallelo al ritmo incalzante della musica blues. I membri suprematisti bianchi si rivelano essere vampiri assetati di sangue, una scelta narrativa geniale che aggiunge una dimensione soprannaturale alla già tagliente critica sociale. Questa metamorfosi richiama l’approccio di film come “Dal tramonto all’alba” (1996), dove il cambio di genere sorprende e coinvolge lo spettatore.
Lo trovate in streaming a noleggio su Prime Video e Apple TV
3 – A House of Dynamite

“A House of Dynamite” – diretto da Kathryn Bigelow, prima donna nella storia a vincere un premio Oscar per la regia – è un thriller ad altissima tensione che riporta sullo schermo uno degli incubi più spaventosi e ricorrenti che ha terrorizzato l’intera umanità dal dopo guerra a oggi: la minaccia di una catastrofe nucleare.
Una testata atomica, lanciata da un luogo sconosciuto, da una nazione non identificata e per motivi ignoti, è in rotta verso Chicago. Mancano venti minuti all’impatto. Venti interminabili minuti durante i quali militari, politici e vertici del governo americano (compreso il Presidente) devono prendere decisioni che determineranno il destino dell’intera specie umana.
In “A House of Dynamite”, la Bigelow mette a nudo l’illusione di avere tutto sotto controllo: non c’è difesa possibile, non esiste tecnologia in grado di contrastare un evento del genere che oggi, più che mai, appare per nulla distopico. È come tentare di colpire un proiettile con un altro proiettile.
“A House of Dynamite” è un film potentissimo, molto più di un thriller politico qualsiasi: è un monito lucido e terribile su quanto siamo fragili e inermi, un film necessario che si interroga sul nostro tempo e che, dal nostro punto di vista, conquista senza ombra di dubbio il podio di questa personale classifica.
Lo trovate in streaming su Netflix.
2 – Un Semplice Incidente

“Un Semplice Incidente” è il film diretto da Jafar Panahi premiato con la Palma D’Oro all’ultima edizione del Festival di Cannes. Gli abbiamo riservato il secondo posto di questa personale classifica perché è l’esempio lampante di come sia possibile fare grande cinema con mezzi molto limitati e condizioni a contorno impossibili.
“Un Semplice Incidente” racconta la vicenda di un uomo iraniano che, per una serie di circostanze del tutto casuali – il “semplice incidente” evocato dal titolo – viene scambiato, suo malgrado, per un temuto ufficiale dei servizi segreti del regime. Un uomo che, in passato, si sarebbe reso responsabile di brutali torture inflitte ai dissidenti politici. Catturato da una delle sue presunte vittime, l’uomo sembra destinato a una rapida esecuzione e a una sepoltura nel deserto, finché un dubbio incrina l’istinto della vendetta: durante le torture, il prigioniero era sempre bendato e non può quindi essere sicuro di aver riconosciuto il suo vero carnefice.
A poco a poco, altri ex detenuti si uniscono nel tentativo di verificare l’identità dell’uomo catturato (tra cui un’esilarante coppia di sposini che viene, in questo modo, strappata all’altare), ma nessuno di loro riesce ad avere la certezza di trovarsi di fronte alla persona giusta.
“Un Semplice Incidente” è un racconto sulla vendetta, ma anche sulla capacità di saper perdonare. Un film capace di muoversi con naturalezza tra toni molto drammatici a improvvise derive grottesche che sfiorano il comico. È una pellicola che affida la narrazione ai sensi: gli odori del sudore, il contatto di una cicatrice, i rumori prodotti da un arto artificiale. Quando la vista viene meno, è il corpo intero a farsi strumento di narrazione. “Un Semplice Incidente” si sviluppa attraverso lunghissimi piani sequenza alternati a estenuanti inquadrature fisse, in cui i volti dei protagonisti diventano essi stessi racconto, raccontando una storia dentro la storia.
Jafar Panahi ha realizzato questa pellicola dopo aver scontato una pena come dissidente politico in Iran e in totale clandestinità: “Un Semplice Incidente” non ha mai ottenuto le autorizzazioni governative iraniane per l’avvio delle riprese.
Lo trovate al cinema.
1 – Una Battaglia dopo l’altra

Non abbiamo avuto nessun dubbio ad assegnare il primo posto di questa classifica: lo conquista a mani basse “Una Battaglia dopo l’Altra” di Paul Thomas Anderson.
“Una battaglia dopo l’altra” racconta la storia di Bob Ferguson (Leonardo DiCaprio), un ex militante rivoluzionario che, nel passato, aveva fatto parte di una delle tante organizzazioni nate dal basso e pronte a usare metodi molto poco convenzionali per difendere i diritti civili contro il suprematismo bianco e l’ingiustizia politica. Dopo aver abbandonato la lotta attiva, Bob sceglie la clandestinità trasferendosi lontano dai riflettori insieme alla figlia Willa (Chase Infinity), avuta dalla sua ex compagna d’armi Perfidia (Teyana Taylor).
Ma il passato torna a bussare quando riemerge un vecchio nemico: il colonnello Steven J. Lockjaw (Sean Penn), ora leader di un gruppo di suprematisti bianchi. Per Bob non resta che tornare alle armi, spinto da una doppia urgenza: proteggere sua figlia da chi rifiuta ogni unione interrazziale e regolare i conti con il colonnello che da sempre incarna il volto dell’oppressore.
“Una Battaglia dopo l’Altra” si fregia di un cast stellare destinato a fare il pieno nella prossima cerimonia di consegna dei Premi Oscar. Se volete puntare i vostri due centesimi sul secondo premio Oscar per Leonardo di Caprio allora è probabile che non state buttando i vostri soldi. Ma se volete un consiglio per una vincita sicura allora punterei tutte le vostre fiches sull’interpretazione pazzesca di Sean Penn. Se la vedrà con Benicio Del Toro, il quale regala il ritratto di un uomo che appare come un corpo estraneo e, al tempo stesso, profondamente integrato nella complessa società americana: un’incarnazione dissacrante, ironica e disillusa di una contraddizione, quell’identità meticcia che il film celebra e difende contro ogni forma di repressione.
“Una Battaglia dopo l’Altra” è un’opera capace di essere al tempo stesso spettacolare, ironica e profondamente commovente, senza rinunciare a un messaggio di speranza: che l’amore, nonostante tutto, possa aprire un varco nel caos che ci circonda. Un vero e proprio capolavoro.
Lo trovate in streaming a noleggio su Apple TV e in acquisto su Prime Video.
Menzione speciale – La voce di Hind Rajab

“La voce di Hind Rajab” è il film che ha vinto il Leone D’Argento Gran Premio della Giuria nell’ultima edizione del Festival del Cinema di Venezia. Un premio che non rende giustizia alla portata di questa pellicola che avrebbe meritato, senza ombra di dubbio, il Leone d’Oro.
“The Voice of Hind Rajab” è la storia di un efferato e brutale assassinio avvenuto a Gaza in un giorno di gennaio del 2024 nei confronti di una famiglia inerme, uno dei tanti che avvengono giornalmente in quel lembo di terra martoriato. Una tragedia perpetrata da uno Stato criminale che sta operando un genocidio con l’intento di distruggere una intera comunità. La pellicola diretta da Kaouther Ben Hania testimonia il lavoro coraggioso e straziante degli operatori del centralino e dei paramedici della Mezzaluna Rossa, il Movimento Internazionale della Croce Rossa. Uomini e donne che, con le mani legate e stritolati da procedure inutili e dannose, cercano di salvare vite mettendo a repentaglio la propria.
Potremmo raccontarvi di una regia audace, capace di integrare nella messa in scena le registrazioni originali delle telefonate alla povera Hanood (la vittima di questo brutale omicidio) e di come abbia saputo fondere con maestria lo stile documentaristico con la forza del linguaggio cinematografico. Potremmo soffermarci sulle straordinarie interpretazioni di Amer Hlehel, Clara Khoury, Motaz Malhees, Saja Kilani e soffermarmi sui loro primi piani. Potremmo parlare a lungo di questo film, argomentando il giudizio estetico che abbiamo maturato dopo 90 strazianti minuti di pellicola.
Ma sarebbero parole vuote, effimere, prive di senso. Parole che perdono di qualunque significato di fronte alle atrocità che vengono mostrate a schermo in un’opera che non è di finzione.
Non ci sono voti o giudizi da dare ad un film del genere. Bisogna solo vederlo e riflettere, porsi delle domande, rifiutare tutto questo. Perché vedere “The Voice of Hind Rajab” diventa un dovere morale.
Presto dovrebbe essere disponibile in streaming.

