Il futuro del Festival International de la Bande Dessinée di Angoulême, uno dei pilastri mondiali dedicati al fumetto, è oggi più incerto che mai. Nel pomeriggio del 27 novembre, la società organizzatrice 9e Art+ ha inviato una comunicazione riservata agli editori annunciando la sospensione a tempo indeterminato dei preparativi dell’edizione 2026. La notizia, trapelata attraverso una email diretta agli operatori del settore, è rapidamente rimbalzata sulle principali testate francesi, lasciando intuire che la manifestazione prevista tra il 29 gennaio e il 1° febbraio potrebbe non vedere mai la luce.
Pur senza parlare apertamente di cancellazione, il messaggio firmato da Noémie de La Soujeole, direttrice commerciale di 9e Art+, e ripreso da Le Monde, afferma che «la produzione dell’edizione 2026 è momentaneamente sospesa». Una formula che non rassicura nessuno, soprattutto alla luce delle difficoltà economiche, gestionali e reputazionali che hanno investito il festival nell’ultimo anno. Libération è stata ancora più netta: secondo il quotidiano, questa sospensione è in pratica una cancellazione mascherata.
- Le tensioni con i partner pubblici e la crisi dei finanziamenti
- Il tentativo di rassicurazione di 9e Art+ e la nuova battuta d’arresto
- Origine della crisi del Festival di Angoulême: accuse interne, decisioni contestate e boicottaggi
- La dimensione giudiziaria e una crisi senza precedenti
- Il futuro del festival: tra incertezza e necessità di ricostruzione
Le tensioni con i partner pubblici e la crisi dei finanziamenti
La comunicazione arriva a pochi giorni da una conferenza stampa cruciale. I principali partner pubblici del festival – istituzioni locali, regionali e nazionali – hanno annunciato lo stop ai finanziamenti per il 2026. Le risorse pubbliche costituiscono circa la metà del budget totale della manifestazione e la loro scomparsa mette in ginocchio l’intera macchina organizzativa. Le stesse istituzioni hanno inoltre invitato esplicitamente 9e Art+ a non procedere con l’edizione prevista, lasciando intendere che una prosecuzione dei lavori sarebbe impraticabile.
In questo clima già teso, è intervenuta la ministra della Cultura Rachida Dati, nel tentativo di scongiurare il collasso. Dopo una comunicazione iniziale non del tutto chiara all’Assemblée nationale, il ministero ha proposto un contributo straordinario da 200.000 euro, ma subordinato a una serie di cambiamenti significativi nella gestione del festival. Una condizione giudicata sin da subito quasi impossibile da realizzare, viste le fratture profonde che ormai segnano il rapporto tra la società organizzatrice e una parte consistente del settore.
Il tentativo di rassicurazione di 9e Art+ e la nuova battuta d’arresto
Solo pochi giorni prima dell’annuncio della sospensione, 9e Art+ aveva diffuso un comunicato più ottimistico: l’edizione 2026, assicuravano, si sarebbe svolta comunque e le trattative con gli attori istituzionali erano in corso. La smentita, se così si può definire, è arrivata in maniera indiretta ma inequivocabile. Il cambio di rotta suggerisce che i tentativi di mediazione non abbiano prodotto risultati tangibili o che la pressione politica e settoriale abbia reso impossibile dare seguito a quelle intenzioni.
Ancora più eloquente è il silenzio dei vertici coinvolti. Né Franck Bondoux, proprietario della società, né Delphine Groux, presidente dell’associazione FIBD, hanno rilasciato dichiarazioni. Nel frattempo, il 24 novembre le autorità locali, regionali e dipartimentali hanno inviato a Bondoux una lettera formale, chiedendo entro il 1° dicembre un piano dettagliato su come intenda gestire il periodo in cui il festival dovrebbe teoricamente svolgersi. Un piano che dovrebbe tener conto della massiccia diserzione degli autori, del ritiro degli editori e della cancellazione di gran parte delle mostre previste. Senza una risposta convincente, l’organizzazione rischia ulteriori ripercussioni a livello autorizzativo e finanziario.

Origine della crisi del Festival di Angoulême: accuse interne, decisioni contestate e boicottaggi
Per comprendere realmente la portata di questa crisi bisogna tornare a quanto accaduto negli ultimi mesi. A gennaio, un’inchiesta del quotidiano L’Humanité aveva denunciato un clima lavorativo problematico all’interno di 9e Art+, evidenziando irregolarità amministrative e, soprattutto, il caso gravissimo del licenziamento di una dipendente che aveva denunciato una presunta violenza sessuale subita durante l’edizione 2024 del festival.
A peggiorare la situazione, lo scorso 8 novembre l’associazione FIBD ha deciso di confermare 9e Art+ al timone del festival fino al 2036, una scelta che ha fatto esplodere la protesta da parte di autori, editori e professionisti. La risposta del settore è stata immediata e durissima, con l’avvio di un boicottaggio su larga scala che ha messo l’organizzazione in una posizione ancora più critica.
La dimensione giudiziaria e una crisi senza precedenti
Nel giorno stesso dell’annuncio della sospensione, ad Angoulême si è aperto anche il procedimento giudiziario relativo alla denuncia di violenza sessuale presentata da Élise Bouché-Tran, ex dipendente della società organizzatrice. La donna ha recentemente scelto di rendere pubblica la propria identità dopo mesi di anonimato, contribuendo a riportare al centro del dibattito un tema già esplosivo. Parallelamente è in corso un’ulteriore causa presso il tribunale del lavoro riguardante il suo licenziamento successivo alla denuncia dei fatti.
Questi elementi confermano che la crisi del Festival di Angoulême non è solo amministrativa o economica, ma investe anche la sfera etica, sociale e legale della sua struttura. La sospensione dell’edizione 2026 appare dunque come il sintomo più evidente di un sistema in profonda trasformazione, forse incapace – nelle condizioni attuali – di garantire lo svolgimento sereno e sicuro della manifestazione.
Il futuro del festival: tra incertezza e necessità di ricostruzione
Il festival si trova oggi davanti a un bivio decisivo. Da un lato c’è la necessità di ricostruire un rapporto di fiducia con il settore del fumetto, dall’altro l’urgenza di ridefinire il modello di governance per superare le criticità emerse. Le prossime settimane saranno cruciali per capire se Angoulême potrà davvero rialzarsi, trovare nuovi equilibri e recuperare l’immagine di riferimento internazionale che lo ha sempre contraddistinto.

