Bruno Concina e il suo fumetto a bivi ricordati a Lucca Comics & Games 2025

A Lucca Comics & Games 2025, finito pochi giorni fa, un panel ha ricordato Bruno Concina, sceneggiatore Disney che inventò il fumetto a bivi. I figli dell'autore, Tommaso e Giacomo, il maestro Giorgio Cavazzano, Alessandro Stefanelli e Mauro Longo ci hanno accompagnato nel viaggio.

Claire Bender
speciale bruno concina lucca

A ogni ponte dei morti, quando Lucca è intrisa di pioggia e persone, capita di trovare tra le vie della città dei panel speciali, che mantengono la dimensione intima di Lucca Comics & Games e tengono vivo il discorso sul fumetto.

Quest’anno è successo con un incontro dedicato al ricordo di Bruno Concina, sceneggiatore disneyano mancato nel 2010, organizzato da Lucca Comics & Games e Librogame’s Land per celebrare il quarantennale della prima storia a bivi, format che proprio Concina inventò.

Al panel hanno partecipato i figli dello sceneggiatore, Tommaso e Giacomo, lo studioso Alessandro Stefanelli, e il grande amico Giorgio Cavazzano, a cui Concina era legato da una profonda e reciproca stima; a moderarlo, Mauro Longo di Librogame’s Land che, con l’entusiasmo dell’appassionato oltre che del conoscitore, ha saputo far emergere la magia di cui l’autore è stato capace.

Ricordo Bruno Concina a Lucca Comics & Games 2025

Bruno Concina prima dei “bivi”

Nato in laguna nel 1942, prima di diventare sceneggiatore per i fumetti (non solo Disney) Bruno Concina [si pronuncia con l’accento sulla o, ndr] fu molte altre cose: traduttore, accompagnatore turistico, insegnante elementare.

Proprio facendo l’insegnante, per 24 anni della sua vita, sviluppò l’idea che si potesse stimolare la creatività dei lettori – in particolare quelli più giovani – dando loro la possibilità di interagire con la storia e diventare parte attiva, anziché semplici fruitori passivi.

Non a caso, quando si laureò in Pedagogia all’Università di Padova (“riuscii a laurearmi per hobby”, disse), lo fece con una tesi sperimentale dal titolo Una nuova proposta pedagogica: il fumetto a bivi.

Il suo esordio ufficiale in Disney avvenne nel 1979, con la pubblicazione su Topolino n. 1233 di Zio Paperone e la conflittite acuta e cronica; ma fu solo nel 1985 che apparve la prima storia con l’inedito formato dei bivi.

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Topolino e il segreto del castello, storia pubblicata su Topolino n. 1565 del 24 novembre 1985 e con i disegni di Giorgio Cavazzano, fu non solo la prima storia a bivi mai scritta da un autore italiano, ma anche il primo fumetto a bivi del mondo.

Per la prima volta in un fumetto, il giovane lettore si trovava di fronte a una scelta, in base alla quale la storia sarebbe andata avanti in una direzione o nell’altra. Chiaramente, era anche possibile tornare indietro e cambiare direzione, facendo prendere agli eventi una piega completamente diversa.

Il testo, che Concina aveva nel cassetto già da qualche anno, presentava 33 finali alternativi, che furono poi ridotti a 6 nella versione finale.

Negli anni seguenti seguirono altri episodi narrati con la stessa modalità, parte di un filone – in parte rimpolpato da Sisti – che ad oggi conta ben 40 storie a bivi dedicate ai personaggi Disney solo in Italia, oltre a un’altra decina di titoli esteri.

Bruno Concina - Topolino e il segreto del castello

Una nuova proposta pedagogica: il fumetto a bivi

Alessandro Stefanelli è riuscito a recuperare parte della tesi di laurea dello sceneggiatore, accolta dalla sala con grande entusiasmo – e la viva speranza di vederla pubblicata da qualche parte. Attraverso le sue parole, abbiamo potuto avere conferma dalle parole di Concina stesso della logica educativa che si celava nei bivi:

«Se è vero che i finali sono già dati e che scegliendo il lettore non fa che adeguarsi ai ritmi e alle fantasie dell’autore, è altrettanto vero che gli viene esplicitamente chiesto di scegliere e che viene messo davanti all’evidenza che una storia può avere più sviluppi.

Il vero punto di forza del fumetto a bivi, la sua autentica capacità di coltivare lo spirito creativo del lettore risiede in due aspetti: il primo, è che il solo fatto di poter scegliere implica che una scelta è attuabile.

Il secondo è che, dal momento che esistono due possibili sviluppi, ancorché dati dallo sceneggiatore, allora può esisterne un terzo o anche un quarto. Il limite imposto dal numero di sviluppi e finali non è un vincolo, ma è la rampa di lancio per pensarne altri.»

Stefanelli ha poi raccontato la propria esperienza in una scuola elementare, dove ha potuto testare in prima persona la teoria di Concina:

«Per un mese abbiamo analizzato, letto, giocato; ci siamo divertiti con tantissime forme di narrativa interattiva, ma i fumetti a bivi disegnati da Giorgio Cavazzano e sceneggiati da Bruno Concina sono stati uno strumento eletto.

Li abbiamo letti insieme e poi abbiamo assegnato ai bambini un esercizio che richiedeva di estrapolarne la struttura [ad albero rovesciato, ndr]; hanno riassunto nei post-it le unità narrative con le scelte e i relativi percorsi, e via via è comparso l’albero.

Nel questionario finale, ho chiesto ai bambini quali fossero state le cose più divertenti che avevamo fatto – il gradimento è un indicatore molto importante: il 33% di loro mi ha risposto “l’attività di tirar fuori la struttura logica dei fumetti a bivi” perché gli ha dato la possibilità di capirli e poi di poter scrivere le proprie storie.»

Uno dei poteri del fumetto interattivo sta infatti nell’allenare nei lettori la capacità di scegliere; ma per scegliere devono immaginare, allenare la fantasia, che non è un concetto fatuo o puerile, ma una competenza fondamentale.

«Mi hai aperto un cassetto della memoria», interrompe a un certo punto Tommaso Concina, uno dei due figli di Bruno, oggi manager «Papà applicava questo concetto a tutte le forme educative, comprese quelle verso noi figli.

Cioè, ogni volta che avevo un problema – quello che può essere un problema per un ragazzino di 12, 13, 14 anni –  la sua risposta era che per ogni problema ci sono almeno tre soluzioni. E quella è la mia risposta attuale a tutto, è una sorta di imprinting.

Poi è chiaro, è più facile dirlo che farlo; ma è una cosa che io applico ancora oggi. Difficilmente mi si scoraggia, perché se c’è un problema c’è anche una gamma di soluzioni. Non ci avevo pensato fino ad ora, ma appena hai detto questa cosa, la consapevolezza mi ha colpito come un fulmine.»

bruno concina
Bruno Concina

È questa, probabilmente, l’eredità più grande di Bruno Concina, al di là del fumetto a bivi e della serie dedicata alla macchina del tempo (di cui condivide la paternità con Guido Pezzin e Massimo De Vita): la consapevolezza che la scelta generà creatività e apre al fantastico.

E, per dirlo con parole sue, si può comprendere che le vie del fantastico sono infinite.

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Vive con un dodo immaginario e un Jack Russell reale, che di recente si è scoperto essere Sith. Grifondoro suo malgrado, non è mai guarita dagli anni '80. Accumula libri che non riesce a leggere, compra ancora i dvd e non guarda horror perché c'ha paura. MacGyver e Nonna Papera sono i suoi maestri di vita.
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