Anemone – Un dramma familiare in un quadro di Caspar David Friedrich

Un dramma familiare che vede protagonista un uomo che decide di isolarsi dal resto del mondo. Un grande attore che decide di uscire dall'isolamento e tornare sulle scene dopo 8 anni di assenza. Tutto questo è "Anemone", film diretto dall'esordiente Ronan Day-Lewis che vede il ritorno sul set del padre Daniel Day-Lewis. Noi di MegaNerd lo abbiamo visto in anteprima e queste sono le nostre impressioni.

Mr. Rabbit
recensione anemone

Sono tanti i sentimenti che abbiamo provato quando è stata annunciata l’uscita di “Anemone“. Il primo sentimento è stato sicuramente di grande emozione. Il film, infatti, segna il ritorno sul set dopo 8 anni di assenza del grande Daniel Day-Lewis.

L’attore pluripremiato con il premio Oscar aveva annunciato il ritiro dalla scene dopo le riprese de “Il Filo Nascosto“, pellicola del 2017 diretta da Paul Thomas Anderson.  A riportarlo davanti alla macchina da presa è stata l’opportunità unica di lavorare con il figlio Ronan sia come attore protagonista sia come co-sceneggiatore. È qui che all’emozione si è aggiunta la curiosità. “Anemone rappresenta infatti l’esordio alla regia per Ronan Day-Lewis, un ragazzo che proviene dal mondo della pittura e si affaccia per la prima volta al cinema con uno sguardo nuovo e ricco di suggestioni.

Tra tradizione popolare e bisogno di isolamento

anemone

La curiosità è aumentata vedendo il titolo dell’opera che ha tenuto impegnati padre e figlio nella redazione della sceneggiatura per tre lunghi anni. L’Anemone del titolo evoca un senso di morbidezza e leggerezza di movimento. Pensiamo all’anemone di mare, fluttuante, che sa essere sinuoso ma anche predatore; o al fiore fragile e di breve vita nato, secondo il mito, dalle lacrime di Venere versate per la morte di Adone. Nella tradizione popolare, l’anemone rappresenta anche la dimora segrete della fate, diventando un simbolo di rifugio e protezione. Ed è questo il significato che Ronan Day-Lewis e suo padre hanno voluto catturare nel tessere la trama di questa pellicola.

La curiosità si trasformata in eccitazione quando il film è stato proiettato in anteprima nazionale durante la rassegna cinematografica “Alice nella Città“, dopo il debutto statunitense al New York Film Festival di fine settembre e l’uscita nelle sale pochi giorni più tardi. In quell’occasione abbiamo avuto anche la possibilità di assistere a una straordinaria masterclass, durante la quale gli autori hanno condiviso le emozioni, le difficoltà e le ispirazioni che hanno accompagnato la realizzazione del progetto: un vero e proprio passaggio di consegne artistico tra padre e figlio.

Il rapporto tormentato tra due fratelli

“Anemone” è ambientato nel nord dell’Inghilterra e racconta la storia di due fratelli, Ray (Daniel Day-Lewis) e Jem Stoker (Sean Bean), divisi da un muro invisibile fatto di silenzi e antichi rancori. Ray vive isolato in una baracca nascosta tra i boschi, una sorta di rifugio fiabesco e decadente. La sua solitudine è la conseguenza di un passato tormentato: ex soldato dell’esercito britannico, Ray porta su di sé le ferite dei Troubles nordirlandesi e quelle, ancor più profonde, di un trauma personale legato a un abuso subito in gioventù.

Il suo isolamento è un disperato tentativo di sopravvivere al peso di una memoria insostenibile, di mantenere un fragile equilibrio tra follia e redenzione. Quando Brian (Samuel Bottomley), il figlio adolescente di Ray abbandonato quando la madre era ancora incinta, inizia a manifestare inquietanti segnali di turbamento che riecheggiano gli errori del padre, Jem decide di rompere il silenzio e di raggiungere Ray nel tentativo di ricucire un legame spezzato.

Il loro incontro, tutt’altro che semplice e carico di ferite mai rimarginate, diventa un doloroso ma necessario confronto con il passato. Attraverso questo incontro, entrambi i fratelli intraprendono un percorso di riconciliazione e scoprono la possibilità di una nuova forma di comprensione reciproca.

Il ritorno di Daniel Day-Lewis e un grandissimo Sean Bean

“Anemone” esplora i drammi che derivano dai traumi della guerra e le complesse dinamiche che regolano i rapporti tra fratelli e tra padri e figli. Lo fa, facendo leva sulle prove attoriali gigantesche di Daniel Day-Lewis e Sean Bean. Sono loro due che sostengono con la loro presenza scenica e bravura l’intera pellicola. La loro interpretazione è fatta di silenzi, respiri e sguardi sottaciuti. Due corpi inizialmente rigidi che si respingono per poi, pian piano, ravvicinarsi ed aprirsi alla vita. Parlare della bravura di Daniel Day-Lewis appare scontato, quasi superfluo, L’attore irlandese, con il suo volto scavato, la barba folta e incolta e gli occhi cerchiati, incarna un campo di battaglia non solo emotivo ma effettivamente vissuto. Dietro il suo sguardo carico di sofferenza si nasconde un malcelato desiderio di redenzione.

L’interpretazione che ci ha maggiormente colpito è stata quella di Sean Bean. L’attore britannico, già noto al grande pubblico per aver collaborato ne “Il Trono di Spade” e nella trilogia de “Il Signore degli Anelli“, riesce a non sfigurare accanto ad un gigante come Daniel Day-Lewis. Il suo Jem è un uomo che ha imparato a convivere con il dolore ma che, diversamente dal fratello, non ha mai smesso di cercare una via per ricomporre i pezzi della propria famiglia. Se Ray è l’abisso, Jem è la scialuppa di salvataggio su cui aggrapparsi per non affondare. Ronan Day-Lewis concede a entrambi i protagonisti un equilibrio perfetto di spazio e di tempo sullo schermo, dando loro modo di esprimere appieno la profondità dei rispettivi personaggi. Ciascuno di loro è protagonista di un monologo che mette in luce il proprio talento. In particolare, il monologo di 10 minuti con il quale Daniel Day-Lewis confessa la sua singolare vendetta contro l’uomo che lo aveva abusato da bambino è un momento di recitazione magistrale da mostrare e studiare nelle scuole di recitazione e  che, da solo, vale il prezzo del biglietto.

Lo stile pittorico di  Ronan Day-Lewis

La pellicola ha ricevuto il premio come Miglior Opera Prima al festival romano “Alice nella Città”, un riconoscimento più che notevole per un regista di appena ventisette anni alla sua prima esperienza dietro la macchina da presa. Certo, è innegabile che essere figlio di Daniel Day-Lewis e Rebecca Miller (a sua volta figlia del grande drammaturgo Arthur Miller) rappresenti un vantaggio non indifferente: non tutti gli esordienti possono contare su un protagonista tre volte premio Oscar (che, tra l’altro, figura anche come produttore insieme alla “Plan B di Brad Pitt ), e sulla distribuzione di un colosso come Universal Pictures.

Eppure Ronan Day-Lewis dimostra di avere talento da vendere. Il suo sguardo, fortemente influenzato dalla pittura, si traduce in uno stile visivo del tutto personale, fatto di numerose riprese aeree che diventano composizioni pittoriche, grazie anche ad un uso sapiente di colori freddi: verdi spenti, marroni terrosi, grigi densi, blu quasi metallici compongono una scenografia monumentale. I paesaggi del nord dell’Inghilterra respingono i personaggi che vi si muovono invece di accogliergli. In “Anemone” la natura svolge un ruolo fondamentale, accompagnando la narrazione e restituendo al film una dimensione ulteriore.

Ronan Day-Lewis arricchisce le già suggestive ambientazioni con degli elementi sovrannaturali, come a voler richiamare le dimore segrete delle fate della tradizione popolare che citavamo all’inizio. Questo aspetto testimonia la mano sorprendentemente disinvolta del regista, che riesce ad infondere il suo sguardo del tutto particolare senza farsi sopraffare dalla recitazione monumentale del cast.

Un film ruvido e intenso

“Anemone” è la sorprendete opera prima di un regista che dimostra già una sua maturità artistica. È un film lento, compassato, sostenuto da un comparto visivo imponente che tradisce il background artistico del suo giovane regista. Se fosse un quadro, “Anemone” sarebbe uno dei dipinti di Caspar David Friedrich, dove la figura umana diventa piccola, fragile e inghiottita da una natura vasta e indifferente.

In un panorama cinematografico spesso dominato dall’urgenza di stupire, “Anemone sceglie invece di ascoltare poggiandosi sui luoghi, i suoi lunghi silenzi e i ricordi evocati dai suoi straordinari interpreti. È un film ruvido, sicuramente imperfetto, ma che dalla ruvidezza trae la sua genuinità. Soprattutto è la pellicola che porta in scena due attori fenomenali e, solo per questo, a nostro avviso dovete correre al cinema.

“Anemone” è al cinema a partire dal 6 novembre, distribuito da “Universal Pictures

Anemone

Anemone

Regia: Ronan Day-Lewis
Paese: Regno Unito, Stati Uniti d'America
Durata: 121 minuti
Sceneggiatura: Ronan Day-Lewis, Daniel Day-Lewis
Casa di produzione: Plan B Entertainment
Distribuzione italiana: Universal Pictures
Interpreti e personaggi:
Daniel Day-Lewis: Ray Stoker
Sean Bean: Jem Stoker
Samantha Morton: Nessa Stoker
Samuel Bottomley: Brian Stoker
Safia Oakley-Green: Hattie
Voto:
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Stanco dal 1973. Ma cos'è un Nerd se non un'infanzia perseverante? Amante dei supereroi sin dall'Editoriale Corno, accumula da anni comics in lingua originale e ne è lettore avido. Quando non gioca la Roma
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