Tron: Ares – La favola digitale di un moderno Pinocchio

Il primo "Tron" è un cult ma, a distanza di 43 anni, risente il peso del tempo. "Tron: Legacy" rispolvera il franchise 28 anni dopo e presenta un'estetica affascinante pur lasciando a desiderare sul piano narrativo. Oggi arriva nelle sale cinematografiche il terzo capitolo "Tron: Ares". Riuscirà Walt Disney a rilanciare la saga di Tron? Scopritelo in questa recensione rigorosamente no-spoiler

Mr. Rabbit
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C’è una sequenza di “Tron“, il film cult scritto e diretto da Steven Lisberger, che ci ha colpito. Nella scena ci sono Alan Bradley (interpretato da Bruce Boxleitner) e uno scienziato della Encom, una potente azienda di Informatica che è al centro della saga. I due commentano l’esperimento su un raggio laser in grado di convertire gli oggetti reali in forma digitale. L’esperimento non deve essere andato benissimo e Alan evidenzia come i difetti elettronici siano in aumento.

Lo scienziato della Encom non rimane sorpreso: «Qualche difetto è normale, dopo tutto i computer sono solo macchine e non esseri pensanti» afferma con tono scettico. Alan controbatte con la sua personale visione: «Tra non molto vedrà che lo saranno». Lo scienziato chiude il discorso con un ghigno sarcastico dipinto sul volto: «Sarà fantastico ! I computer penseranno mentre la gente smetterà di farlo».

“Tron”, un film iconico e profetico

Questo dialogo oggi appare scontato e retorico ma sorprende se si pensa che è scritto per un film uscito nelle sale cinematografiche nel 1982. In quel periodo i computer stavano diventando “personal”, ossia iniziavano ad essere visti come un dispositivo per uso personale che potesse supportare molti aspetti della vita quotidiana. Proprio nel 1982 la nota rivista “Time” mise in copertina un personal computer titolando “Machine of The Year“, come a voler sostituire la tradizionale cover che celebra ogni anno il “Person of The Year“.

All’interno della rivista, nell’articolo dedicato, si dice che: “Un personal computer può inviare lettere alla velocità della luce, diagnosticare un barboncino malato, personalizzare un programma assicurativo in pochi minuti“. Oggi, a distanza di 43 anni, quel dialogo inserito in quella sequenza di “Tron” appare quantomeno profetico: l’Intelligenza Artificiale ha fatto passi da gigante sebbene è ancora azzardato poter dire che «i computer sono diventate macchine pensanti». Di sicuro possiamo affermare con certezza che la gente ha smesso di pensare.

Un franchise che ha faticato ad imporsi

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Questo piccolo aspetto da, in un certo qual modo, l’esatta dimensione di che cosa ha rappresentato negli anni 80 un film come “Tron”. Nonostante la nomination all’Oscar nel 1983, il film fu un mezzo fiasco al botteghino, sebbene sappe intercettare le mode e il pubblico giovane del momento, un pubblico cresciuto in sala giochi inserendo monetine nei flipper o nei cabinati dei primi videogames.

“Tron” è stato anche uno dei primissimi lungometraggi ad utilizzare la computer grafica: un ibrido tra animazione tradizionale e grafica vettoriale che oggi appare come un approccio pionieristico (per usare eufemismo) rispetto agli effetti speciali odierni. Se lo si guarda oggi, è inevitabile constatare quanto “Tron” risenta pesantemente dal passare del tempo, eppure rimane un film molto bello che merita senz’altro di essere recuperato. Lo trovate disponibile in streaming su Disney+.

Quel film ha generato una pletora di produzioni derivate, tra cui sequel cinematografici, serie televisive animate, videogiochi, fumetti, romanzi, album musicali e vari prodotti di merchandise, senza però mai sfondare come un franchise forte e solido. Solo nel 2010, quindi addirittura 28 anni dopo quella prima mitica pellicola, Walt Disney prova a rilanciare la saga con “Tron: Legacy“.

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“Legacy”, film diretto da Joseph Kosinski, è un sequel degli eventi narrati nel primo film e, a parte essere sostenuto dalla colonna sonora dei Daft Punk e ad avere un impatto visivo impressionante, presenta una trama debole e prevedibile con personaggi che appaiono poco sviluppati. “Tron: Legacy” non ha brillato al botteghino e, soprattutto, ha fallito nell’obbiettivo principale che si erano dati i signori della Disney: resuscitare un franchise che, fino a quel momento, era dato per morto. Se lo volete recuperare lo trovate, anche questo, su Disney+.

Oggi, anno 2025. L’Intelligenza Artificiale è sulla bocca di tutti, la realtà virtuale non è più fantascienza e computer molto potenti (rispetto a quelli che il primo “Tron” ci faceva vedere) abitano nelle case di ognuno di noi. La fantasia per la quale le macchine possono diventare senzienti e ribellarsi all’uomo sta diventando un cliché stra-abusato. I tempi, quindi, sono più che maturi affinchè un franchise come quello di Tron possa tornare a nuova vita: “Tron: Ares” rappresente per Walt Disney Pictures il tentativo definitivo (non ci sentiamo di dire che sarà “l’ultimo”) di rilanciare la saga questa saga. Riuscirà in questo ambizioso intento ?

Jared Leto, un moderno Pinocchio

TRON: Ares, il futuro guarda al presente | ScreenWEEK

Alla regia questa volta siede Joachim Rønning, un regista norvegese che lo ricordiamo per aver diretto “Maleficent – Signora del male” (2019) e “Pirati dei Caraibi – La vendetta di Salazar(2017). Il cast che lo accompagna è, anche questa volta, straordinario: Jared Leto , Greta Lee, Evan Peters e l’immancabile Jeff Bridges ancora una volta nei panni di Kevin Flynn. La colonna sonora, elemento fondamentale dei capitoli della saga di Tron è affidata ai Nine Inch Nails, il gruppo rock di Trent Reznor e Atticus Ross, e solo per questo motivo, credeteci, dovete correre al cinema per vedere “Tron: Ares”.

La trama si concentra sul conflitto tra due colossi tecnologici, la Dillinger (diretta da Julian Dillinger, intepretato dal bravissimo Evan Peters e la Encom (guidata da Eve Kim, interpretata da Greta Lee), in lotta per il controllo del progresso informatico e, di conseguenza, per il potere di influenzare le nostre vite. La Dillinger ha sviluppato un sistema capace di trasferire nel mondo reale i costrutti digitali, entità software che fino ad allora esistevano soltanto all’interno dei server aziendali.

La grande novità di Tron: Ares risiede proprio in questo ribaltamento di prospettiva: cosa accadrebbe se queste entità virtuali riuscissero a oltrepassare il confine del loro universo digitale per accedere alla nostra realtà fisica?

Il frutto di questa innovazione è rappresentato da Ares (Jared Leto), un’entità digitale creata in laboratorio che, come ogni software canonico, è soggetta a difetti. Il più grave? Un problema che lo rende incapace di resistere più di ventinove minuti nel mondo reale. Trascorso tale limite, Ares svanisce come Thanos in “Avengers: Endgame e deve essere ricreato da capo mediante un processo rigenerativo che somiglia molto a quelle della attuale stampanti 3D.

Ares è un “sacrificabile”, simile al protagonista “Mickey” di “Mickey 17interpretato da Robert Pattinson, un super soldato progettato con il solo scopo di servire un esercito che ambisce al dominio globale. Movente dello scontro fra la Dillinger e la Encom c’è un frammento di codice chiamato “Permanance (ossia “Permanenza”), capace di correggere l’anomalia e stabilizzare la presenza dei costrutti digitali nella nostra realtà.

Ma mentre Dillinger mira all’uso del software per scopi bellici, Encom vorrebbe invece impiegarlo per migliorare la vita dell’umanità intera. Al centro della disputa c’è il buon Ares che, come Mickey, rifiuta la sua condizione e cerca a sua volta di mettere mano sul prezioso software che gli consentirebbe di risolvere la sua condizione di instabilità.

Forti richiami agli anni 80

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La sceneggiatura di “Tron: Ares, curata da Jesse Wigutow (già autore di alcuni episodi di “Daredevil – Rinascita), compie passi avanti significativi rispetto a “Legacy. Non è certo un capolavoro, ma la storia, pur muovendosi su terreni già visti, si sviluppa con fluidità e un ritmo sostenuto per tutto il film, merito in gran parte del meccanismo narrativo che impone il limite dei 29 minuti dopo i quali Ares non può più esistere nel mondo reale.

Per quanto riguarda la caratterizzazione dei personaggi, in “Tron: Ares” siamo su di un altro livello. Ares, viene rappresentato come un moderno Pinocchio che, immerso in scenari tecnologici spettacolari e una colonna sonora potente, prova a prendere coscienza del suo lato umano manifestando una passione per le Honda Civic (“Un grande classico”) e la musica dei Depeche Mode.

Il richiamo ai Depeche Mode, il gruppo synth-pop britannico oggi composto da Dave Gahan e Martin Gore , non è solo un omaggio nostalgico agli anni ’80 ma funge da ponte narrativo ed emotivo con il  primo capitolo della saga con il quale il film cerca con insistenza una connessione. Per i fan di vecchia data ritrovare tracce dell’estetica, della musica e dell’estetica del “Tron” originale significa rivivere quella stessa meraviglia. Per il pubblico più giovane che non ha visto quella mitica pellicola (cosa state aspettando ? Non lo avete ancora recuperato ?), i riferimenti ai meravigliosi anni ’80 diventano parte integrante della narrazione del film, non una nostalgica decorazione accessoria come abbiamo visto in altre pellicole.

Un impatto visivo e sonoro potentissimo

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La musica è il vero motore trainante di tutta la pellicola. A parte un breve momento (molto apprezzato) in cui la scena si accompagna con “Just Get Enough” dei Depeche Mode, tutto il film è sostenuto soprattutto dalla colonna sonora dei Nine Inch Nails, che batte incessante come un martello pneumatico, alimentando tensione e ritmo per tutta la durata del film. Mai come in questo caso, il sound assume un ruolo essenziale, senza di esso l’esperienza audiovisiva perderebbe gran parte della sua forza.

“Tron: Ares diventa così una commistione di spettacolo visivo che non ha precedenti e un’ immersione sonora che vi lascerà davvero a bocca aperta.

Dobbiamo ammettere che ci siamo divertiti da matti nel vedere “Tron: Ares”. Siamo rimasti letteralmente strabiliati dall’impatto visivo e sonoro e abbiamo apprezzato l’intento dichiarato (anche dalla scena mid-credit presente alla fine del film) di Walt Disney di voler resuscitare un franchise che, dal nostro punto di vista, ha un potenziale notevole. Siamo sinceri, non ci aspettavamo un film così potente e gradevole. Per rispetto al primo “Tron” non vi diciamo che è il miglior film della saga, ma è una pellicola che non dovete assolutamente perdere.

Tron: Ares” è al cinema a partire dal 9 ottobre, distribuito da Walt Disney Studios Pictures.

 

Tron: Ares

Tron: Ares

Paese: USA
Anno: 2025
Regia: Joachim Rønning
Soggetto: David Digilio, Jesse Wigutow personaggi creati da Steven Lisberger e Bonnie MacBird
Sceneggiatura: Jesse Wigutow
Casa di Produzione: Walt Disney Pictures, TSG Entertainment
Distribuzione italiana: Walt Disney Pictures
Interpreti e personaggi:
Jared Leto: Ares
Greta Lee: Eve Kim
Evan Peters: Julian Dillinger
Jodie Turner-Smith: Athena
Hasan Minhaj: Ajay Singh
Arturo Castro: Seth Flores
Gillian Anderson: Elisabeth Dillinger
Jeff Bridges: Kevin Flynn
Cameron Monaghan: Caius
Sarah Desjardins: Erin
Doppiatori italiani:
Emiliano Coltorti: Ares
Alessandro Campaiola: Julian Dillinger
Rodolfo Bianchi: Kevin Flynn
Voto:
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Stanco dal 1973. Ma cos'è un Nerd se non un'infanzia perseverante? Amante dei supereroi sin dall'Editoriale Corno, accumula da anni comics in lingua originale e ne è lettore avido. Quando non gioca la Roma
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