Le Case del Male – A metà strada tra un horror inquietante e un noir maledetto

Ed Brubaker e Sean Phillips: coppia che vince non si cambia. Il duo torna alla ribalta con "Le Case del Male" una inquietante esplorazione dei sopravvissuti alle sette nell’era del Satanic Panic degli anni 80’. 

Francesco Rescigno
copertina recensione le case del male

Negli anni Ottanta, gli Stati Uniti attraversarono una delle stagioni più inquietanti e paradossali della loro storia recente: il cosiddetto Satanic Panic, il panico morale legato all’idea di una rete diffusa di abusi rituali satanici. Fu un periodo in cui la paura collettiva prese il sopravvento sulla razionalità, e genitori, insegnanti, giornalisti e persino psicologi arrivarono a credere che dietro la vita quotidiana americana si nascondesse un’oscura cospirazione demoniaca.

Un periodo storico che vedeva i bambini al centro di un problema sociale di grande portata. Bambini di tre, quattro, cinque anni venivano sottoposti a lunghe sessioni, con domande ripetute, minacce velate e premi se “collaboravano”. Col tempo, molti di loro iniziarono a raccontare storie fantasiose, che combinavano elementi di fiabe, cartoni animati e paure infantili: riti in gallerie sotterranee, sacrifici di animali, voli magici.
Gli adulti — genitori, psicologi, poliziotti — interpretarono quei racconti come testimonianze autentiche di abusi rituali.

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Il risultato fu una serie di processi devastanti. Centinaia di persone — insegnanti, assistenti, genitori, operatori sociali — vennero accusate di far parte di sette sataniche. Molti finirono in prigione. Ma col passare del tempo emerse la verità: nessuna prova fisica, nessuna scena del crimine, nessun riscontro oggettivo. Gli psicologi si resero conto che i bambini avevano creato ricordi falsi, indotti involontariamente dagli adulti.

È in questo contesto storico che si inserisce il lavoro di due maestri del fumetto contemporaneo: Ed Brubaker e Sean Phillips, una delle coppie creative più solide e prolifiche dell’industria.

Nella loro nuova graphic novel, pubblicata da saldaPress, i due autori raccontano l’incontro tra un agente dell’FBI della divisione crimini di culto e una donna segnata dal proprio passato negli anni del Satanic Panic. Due destini lontani che si ritrovano intrecciati, costretti a collaborare per far luce su azioni che rimandano a rituali oscuri e a un mondo di fanatici e sette sataniche.

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Natalie Burns, la resa dei conti con il  proprio passato

È uno sguardo acuto e introspettivo sulla natura isterica dell’era del Satanic Panic, raccontata dal punto di vista della protagonista Natalie Burns, sopravvissuta al culto dei Satanici Sei – un gruppo di bambini vittime di abusi rituali negli anni ’80. Mentre sta ancora affrontando il trauma della sua infanzia – un viaggio introspettivo nella sua mente che funge da biglietto da visita per la profondità emotiva dell’opera – lavora come investigatrice privata, animata da un obiettivo personale: salvare ogni bambino dalle grinfie delle sette sataniche.

Nel perseguire questa missione, però, si trova costretta a confrontarsi con i demoni del proprio passato, che credeva di aver sepolto. Accanto a lei c’è l’agente West dell’FBI, con cui intraprende un’indagine che si trasforma rapidamente in una ricerca della verità su ciò che è realmente accaduto a lei e agli altri sopravvissuti.

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L’arte di Jacob Phillips: un’atmosfera opprimente

Fin dalle prime tavole, Le Case del Male costruisce un’atmosfera inquietante e opprimente, nel senso più riuscito del termine. La linea narrativa parallela di Natalie, scandita dai suoi flashback, si muove quasi sempre in assenza di luce naturale – sono pochi i casi -, accentuando il senso di chiusura e “claustrofobia”. Gran parte delle scene si sviluppa in ambienti cupi — foreste, sotterranei, stanze in penombra, caverne — dove l’oscurità diventa parte integrante della narrazione. Non è solo la tematica a generare tensione, ma anche il contesto visivo che la sostiene: i paesaggi scelti, i dettagli scenografici e soprattutto la tavolozza cromatica.

L’uso di colori “quasi” monocromatici rafforza l’effetto opprimente e contribuisce a mantenere costante la sensazione di disagio, come se la luce fosse un’eccezione rara e mai del tutto rassicurante. È come se, durante la lettura, anche il lettore si sentisse parte integrante di quel disagio, passato e presente, che vivono i personaggi dell’opera.

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Tutto questo è grazie a Jacob Philips. La sua colorazione eleva l’atmosfera della graphic novel. Più che monocromaticità, è l’utilizzo sapiente di tonalità simili che ‘inganna l’occhio’, creando una palette coesa e malinconica. I rossi intensi e i viola malinconici, definiscono il tono ogni volta che la storia passa da un capitolo all’altro.

Nonostante sia una storia con una sceneggiatura intensa, l’arte di Jacob Philips spicca. Il consiglio che vorrei dare è quello di fare molta attenzione ai disegni, perché hanno una forza persuasiva incredibile.

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Le Case del Male è un must have da avere a casa

Come detto poco fa, la narrazione oscilla tra gli eventi del presente e le riflessioni sul passato traumatico di Natalie. Credo profondamente che la forza de Le Case del Male sia proprio quella di entrare nel profondo di un caso mediatico cult della cultura americana e raccontarlo. Proprio questa alternanza tra presente e passato incuriosisce sempre di più. Non puoi fare a meno di andare avanti con la lettura, un po’ come quando mangi i pop corn al cinema: uno tira l’altro. Battute a parte, è questa l’essenza dell’opera. Ti prende per mano a inizio racconto per portarti nei meandri più oscuri del fanatismo satanico.

Tra l’altro è anche un evento storico che ha segnato la cultura americana. Ed è forse anche questo che attira: un evento culturale esistito realmente, preso e rimodellato in un’esperienza fumettistica. Tra l’altro, Le Case del Male è esattamente il tipico fumetto in cui ogni lettore curioso si può immergere per indagare sulla natura “affascinante”, e allo stesso tempo sadica, delle sette sataniche e del soprannaturale.

È una storia dal ritmo lento che analizza metodicamente i suoi personaggi e i misteri che li legano insieme, in vero stile Brubaker-Phillips.  Anche se alcuni colpi di scena sono un po’ prevedibili, la narrazione drammatica di Brubaker è comunque avvincente per tutto il libro. Per non parlare del tratto stilistico di Philips, che crea quella “patina di fastidio” essenziale per motivare la curiosità di chi legge.

Per Brubaker, Le Case del Male è: “una via di mezzo tra una raccapricciante storia horror e un noir incasinato, un’opera che riflette la sua ossessione per l’horror cult e gioca con i classici trope demoniaci dell’horror classico, da Hammer a Carpenter a Stephen King“. Secondo me è una una graphic novel che vi terrorizzerà tenendovi incollati a ogni pagina. Buona lettura!

Le Case del Male

Le Case del Male

Autori: Ed Brubaker, Sean Phillips
Formato: 16,8 x 25,6; Cartonato; 144 pagine a colori
Dove trovarlo: Fumetteria, libreria, store online
Editore: saldaPress
Prezzo: € 22,00
Voto:
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Vivo di fumetti e cultura pop: i supereroi per me non sono fantasia, ma coinquilini di un universo parallelo. Quando non salvo il mondo leggendo, mi limito a scrivere articoli o a sconfiggere boss alla Play
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