Durante una delle nostre conversazioni, decidemmo che il nostro nuovo progetto si sarebbe ispirato a questi eventi personali e alle mie esperienze all’estero. Ed è così che nasce il libro che avete ora tra le mani – David Mack co-autore di Cover
David Mack, artista pittorico di fama internazionale, decide di presentare così il volume Cover, opera ispirata a episodi personali del suo passato, realizzata insieme al suo grande amico e apprezzatissimo sceneggiatore di comics, Brian M. Bendis.
Come descritto nell’ampio articolo introduttivo di Cover, David Mack per un periodo ha lavorato con il Dipartimento degli Stati Uniti d’America come ambasciatore culturale, portando (e insegnando) la sua arte in Paesi dove i ragazzi, compresi quelli talentuosi, sono decisamente meno fortunati e più soggetti all’indottrinamento da parte di estremisti che soffocano le loro ambizioni, allontanandoli dai loro sogni per avvicinarli a questioni politiche, religiose, ecc..
Il lavoro svolto da Mack ha, senza ombra di dubbio, segnato l’artista indelebilmente e, grazie anche alla collaborazione con Bendis, è nato Cover, volume in patria pubblicato da Jinxworld (la casa editrice di Bendis), e in Italia portato dalla Mirage Comics, in un formato cartonato decisamente di ottima fattura.
Cover è una lettura molto particolare e ‘insolita’ per i fan di Bendis e Mack: nonostante i due autori siano legati al genere ‘comics supereroistico’, avendo realizzato pagine e pagine di albi entrati di diritto nella storia di Marvel, DC Comics, Image, ecc.. in questo caso si confrontano con un mondo dove il fumetto è solo “di contorno” rispetto alla trama principale che si svolge in un contesto realistico e decisamente contemporaneo.
Bendis torna un po’ alle sue origini di storyteller, dismettendo i panni di scrittore di storie di supereroi, per lasciare spazio al Brian che racconta vicende dal taglio crime e fanta-spionistico, dove i dialoghi diretti e ‘taglienti’ fatti di botta e risposta tra i personaggi, spesso rubano la scena alla trama stessa. Insomma il Bendis che ci piace.
Quello che traspare dalla lettura del volume, è la dedizione e l’impegno che Bendis e Mack hanno messo in una trama sicuramente non facile da collazionare e raccontare, soprattutto per l’artista. Emotivamente deve essere stata una sfida importante quella che ha portato alla creazione di Cover, ma il risultato è decisamente molto, molto soddisfacente.
Il mio nome è Field… Max Field
Max Field è un autore indipendente di fama internazionale, divenuto celebre per la sua serie a fumetti Ninja Sword Odyssey. Durante una delle convention del settore conosce una sua fan Julia Kessler, donna misteriosa e attraente, che acquista diverse tavole originali di Max senza battere ciglio nonostante i prezzi elevati. Se ciò non bastasse per attirare l’attenzione dell’autore, Julia si ripresenta a una fiera successiva per acquistare altre opere originali di Max e proporgli al contempo una cena.. di lavoro.
Julia è bellissima e intrigante: chi non accetterebbe un invito da una donna del genere? Ma è proprio la sera stessa che Max apprende le reali intenzioni e la vera identità della fan.
Julia Kessler è un agente segreto del governo degli Stati Uniti addetta al reclutamento e vede in Max il profilo ideale per alcune operazioni sotto copertura. Nonostante i dubbi, da quel momento Max non è più solo un autore di fumetti, ma diventa a tutti gli effetti un 007 americano che alle fiere fumettistiche dovrà destreggiarsi tra interviste, firma copie e missioni segrete. Cosa potrebbe andare storto? Max non è l’unico fumettista che lavora per il proprio governo… e la sua copertura potrebbe saltare da un momento all’altro.
Tra intrighi e spionaggio, Cover offre uno spaccato della vita del fumettista
Chi immagina la vita dell’autore di fumetti come monotona e priva di emozioni, si dovrà ricredere nella lettura di Cover. Ovviamente non dobbiamo pensare che tutti debbano affrontare prove come Max Field, ma la graphic novel di Bendis e Mack offre, oltre al lato spionistico, anche un interessante spaccato di quella che è la vita quotidiana di un fumettista, fatto sì di momenti di creatività dove la solitudine e la concentrazione sono d’ordinanza, ma anche di periodi di forte stress fatto di spostamenti da una parte all’altra del globo per partecipare a Comicon internazionali, dove dovranno essere sottoposti a stressanti sessioni di firma copie, sketch, partecipazioni a panel e interviste.
Non ultimo viene sottolineato l’importante fatto che ogni autore deve sempre vendere la sua arte e il prezzo deve essere proporzionato all’arte e all’artista, punto di vista che molti fan ancora oggi fanno fatica a comprendere. Perché anche loro (come tutti) devono fare la spesa e a fine mese pagare le bollette.
E allora chi meglio di due autori di fama internazionale come Bendis e Mack potevano rappresentare e raccontare (anche visivamente) quelli che sono i pensieri, le parole e le difficoltà personali di ogni autore che ha scelto la carriera di fumettista?
Un Bendis ritrovato e un Mack senza limiti
Passando ai due autori, Brian M. Bendis e David Mack confezionano con Cover un’altra opera eccellente. Il feeling tra i due si percepisce ancora di più rispetto ai lavori del passato e, finalmente, pare che Bendis abbia ritrovato la ‘verve’ di grandissimo che ha costellato gran parte della sua florida carriera.
Non credo sia un segreto che gli ultimissimi lavori in Marvel non siano stati all’altezza della fama dello sceneggiatore e il suo periodo in DC Comics, sia stato un grande flop, soprattutto nella gestione di Superman.
Con Cover, come anticipato, Bendis torna un po’ alle atmosfere thriller e spy degli inizi, dove, a parere di chi scrive, esprime nel migliore dei modi tutto il suo talento. Da Sam & Twitch a Powers, da Jessica Jones a Daredevil, Bendis è sempre stato un fuoriclasse quando si trattava di storie dove il risvolto supereroistico era quasi prettamente di contorno per concentrarsi sul lato più realistico e più noir. In Cover ritroviamo alcune di quelle sensazioni, dove i dialoghi sono il fiore all’occhiello del volume, perché il genio di Bendis viene fuori quando fa calare i giri dell’action per dare più spazio alla personalità e alle parole dei protagonisti.
In particolare il rapporto tra Max e Julia è costruito alla perfezione dall’autore. Essendoci pochi personaggi effettivamente sotto i riflettori nella trama principale, Bendis decide di concentrarsi principalmente su questi due personaggi e sui loro incontri. Il lettore viene letteralmente assimilato dagli scambi di battute tra i due, quasi fosse in loro compagnia e l’evoluzione stessa della relazione tra Max e Julia è concreta come non mai.
Julia è una figura tanto intrigante quanto criptica: l’evoluzione del personaggio, in poche pagine, da fan a recruiter per la CIA è dannatamente realistica. Anche visivamente, grazie all’arte di Mack, il personaggio cambia a livello di espressività quando si toglie la maschera di fan per lasciare spazio a quella di spia.
D’altro canto il personaggio di Max è costruito, quasi certamente, sulla personalità e fattezze di Mack, le cui esperienze personali sono fonte di ispirazione per Cover. È un protagonista messo alle strette, in balia di eventi che sono al di fuori, inizialmente, del suo controllo, ma che riesce a dominare a mano a mano.
Impossibile per i fan più esperti, non scorgere anche altri easter eggs che l’autore ha voluto inserire quasi per gioco: Esad Ribic, ad esempio, è il volto dell’antagonista di Cover, ma anche Owen, il miglior amico di Max, credo sia stato realizzato sull’aspetto di Brian Bendis (non a caso uno dei più grandi confidenti del protagonista).
Per quanto concerne più in generale, Mack non si pone limiti e freni nella realizzazione visiva di Cover: mescola il classico stile pittorico, utilizzato per alcune sequenze, quali le pagine dedicate al processo di creazione dell’opera del protagonista, Ninja Sword Odyssey e quelli che, presumo, essere gli episodi più romanzati, rispetto ad altre tavole dallo stile più fumettistico e quindi più ancorate alla realtà. Un’ottima prova, davvero, per Mack.
Conclusioni
Brian Bendis e David Mack realizzano un piccolo gioiello del fumetto americano degli ultimi anni, mettendo in risalto il fatto che si possono scrivere e disegnare ottime storie anche se non ci sono i supereroi di mezzo.
Con una sceneggiatura dal taglio cinematografico, Bendis e Mack confezionano, con Cover, una storia meta-fumettistica per nulla banale dove grazie all’arte di Mack il tutto appare ancora più delizioso alla vista del lettore.
Quanto di vero ci sia nei fatti raccontati in Cover, probabilmente non lo sapremo mai neanche estorcendo le parole dagli autori stessi con tecniche di tortura della CIA (stiamo scherzando ovviamente!), ma mi piace pensare che alcune delle vicende raccontate siano il più vicino possibile a quelle vissute in prima persona da Mack… e questo è decisamente stupefacente se si pensa alla trama del libro una volta letto.
La qualità di opere di questo tipo, senza limitazioni imposte dalle grandi major del fumetto, sta nel fatto che gli autori hanno libertà creativa totale e tutto quello che per loro è fonte di ispirazione può diventare un fumetto. Probabilmente senza Jinxword negli Stati Uniti e senza Mirage Comics in Italia, non avremmo avuto la possibilità di leggere le avventure di Max Field, il James Bond dei fumettisti. E sarebbe stato un grande peccato.
