«Non sei fregato veramente finché hai da parte una buona storia e qualcuno a cui raccontarla». Topolino Libretto, di persone a cui raccontare storie ne ha a migliaia, di generazioni diverse ma sempre pronte a divertirsi con Paperi, Topi e compagnia bella. Questo perché di buone storie, ne propone costantemente ogni settimana quando il mercoledì arriva in edicola con un nuovo numero: che siano inedite, episodi di saghe più estese, puramente giocose o inaspettatamente drammatiche oppure nuove e sfiziose Parodie (ormai un genere a sé nella produzione Disney italiana), è davvero difficile che Topolino rimanga fregato – o che freghi noi.
In particolare, quest’ultimo genere sprigiona la propria potenza creativa e narrativa rielaborando con i personaggi Disney storie della Letteratura, del Cinema e più in generale della altre Arti, ormai divenute veri e propri Classici. La citazione di apertura, una delle preferite in assoluto di chi vi sta scrivendo, è tratta da “Novecento“ di Alessandro Baricco: un gancio perfetto – forse un po’ retorico, mi perdonerete – per parlare de “Le Storie di Pippo Novecento“, adattamento a fumetti del monologo di Baricco, realizzato da Tito Faraci e Giorgio Cavazzano, con un ultimo episodio pubblicato su Topolino #3625 e raccolto in contemporanea in volume da Panini Comics con il primo doppio episodio parodico del 2008.

Novecento – Da monologo teatrale a Parodia Disney
Nel 1994 Feltrinelli pubblica il monologo teatrale di Alessandro Baricco, “Novecento“, scritto – per stessa ammissione dell’autore – pensando di farlo intepretare ad Eugenio Allegri per la regia di Gabriele Vacis. Lo spettacolo fu effettivamente realizzato durante l’estate dello stesso anno, al festival di Asti.
Il titolo riprende il nome – o meglio, una parte di esso – del protagonista: il pianista del transatlantico Virginian Danny Boodmann T.D. Lemon Novecento, un bambino trovato il 1° gennaio di quell’anno, e dunque del nuovo secolo, da un fuochista nero della nave, Danny Boodmann. Nel caso non aveste letto il racconto originale, vi consigliamo vivamente di farlo: scorre via che è una meraviglia, proprio come il Virginian nell’Oceano Atlantico nelle sue traversate tra l’Europa e l’America.
Novecento, narrato dal trombettista Tim Tooney, racconta la storia di quel bambino, cresciuto sulla nave e diventato pianista dell’orchestra che ogni giorno allieta il viaggio di ricchi ed umili, finché qualcuno non grida «America!». Novecento, il personaggio, dal Virginian non è mai sceso, né prima, né dopo l’arrivo ed il passaggio di Tim sulla nave, anche se a 27 anni si era deciso a farlo: fu un momento di rottura, come quando i quadri cadono dal muro con un sonoro fran!. Eppure, Novecento, al mare non poteva rinunciare davvero.
Ne viene fuori un racconto – una sceneggiatura vera e propria – malinconico come il blues, ibrido come il jazz – perché «quando non sai cos’è, allora è jazz» –, che esplora con una vita iperbolica l’incapacità di distaccarsi per vedere oltre ciò che è sempre stato ma anche la volontà di riuscire a creare altro, essere infiniti utilizzando qualcosa di finito.

Il successo di Novecento è immediato: già nel 1998, Giuseppe Tornatore ne realizza un adattamento cinematografico, “La Leggenda del Pianista sull’Oceano“ con Tim Roth nei panni di Novecento e Pruitt Taylor Vince (Pa’ Kent nell’ultimo Superman) in quelli di Tooney – qui chiamato Max. La colonna di Ennio Morricone è tra le più celebri, toccanti e riconoscibili del compositore romano, capace di conquistare un Golden Globe oltre a svariati altri premi “di casa”.
L’innegabile capacità narrativa di Baricco, unita all’anima intrinsecamente musicale di Novecento, hanno ispirato anche altri media: in Sbandato, sempre del ’98, Edoardo Bennato inserisce la traccia Sempre in viaggio sul mare.
E arriviamo così al 2008, quando sulle pagine di Topolino #2737, due pezzi da novanta del fumetto Disney italiano uniscono le forze per realizzare la parodia di Novecento: Tito Faraci ai testi e Giorgio Cavazzano ai disegni, con la collaborazione di Baricco, assegnano a Pippo il ruolo del protagonista e a Topolino quello di Tooney. Con una nuova incursione in questo mondo parodico avvenuta sulle pagine di Topolino #3625 con una nuova storia in due tempi e la contemporanea raccolta integrale in volume di Panini Comics, parliamo di quello che è un altro, riuscitissimo adattamento Disney.

Le Storie di Pippo Novecento – Una buona storia da raccontare a fumetti
Come già sottolineato in altre occasioni, gli adattamenti Disney di Classici sono definite parodie perché ormai vero e proprio filone narrativo inaugurato già nel ’50 con L’Inferno di Topolino di Guido Martina ed Angelo Bioletto, con un carattere che non deve intendersi nell’accezione goliardica e farsesca medievale quanto piuttosto in un adattamento in cui i personaggi Disney interpretano i ruoli dell’opera originale pur mantenendo le proprie caratteristiche peculiari.
Novecento è un sognatore, vaga con la mente in posti che non ha mai visitato grazie ai racconti dei passeggeri del Virginian; è un artista, che trasforma le sensazioni in musica, i sentimenti in melodia; è un filosofo, ovvero che ha una propria filosofia di vita, magari divergente da quella degli altri, quasi ingenua, fanciullesca ma autentica. Far “interpretare” Novecento a Pippo è stata la scelta più naturale possibile. E per trasferire nella parodia l’autenticità dell’amicizia con il trombettista, ad affiancarlo non poteva che esserci Topolino.
Per “Le Storie di (Pippo) Novecento“, Tito Faraci mette mano all’originale di Baricco cucendo al parterre di personaggi con il naso a tartufo dei ruoli o delle relazioni che sono già assodate nella quotidianità del libretto: Basettoni diventa il Capitano della nave, Manetta il secondo in comando, Macchia Nera l’inventore del jazz che sfida Novecento in un duello al pianoforte. Se il monologo teatrale è raccontato da Tooney, la parodia mantiene lo stesso narratore – Topolino – che si rivolge, però, a Minni, la cantante dell’orchestra del Virginian.
Le modifiche apportate alla storia originale per l’adattamento Disney sono inevitabili ma mai troppo nette, anzi: Faraci e Cavazzano recuperano alcune scene del monologo – la scorribanda col piano, l’accensione del sigaro o quella della dinamite – riproponendole in maniera pedissequa ma, se possibile, esaltandole con la potenza grafica del fumetto e la presenza scenica dei personaggi coinvolti. Sono stati inevitabili degli aggiustamenti, tenendo in considerazione anche il pubblico di riferimento a cui è rivolto il Libretto: un linguaggio più pulito, nessun riferimento alle Guerre ed una conclusione sicuramente meno tragica e malinconica.

Se la prima storia in due tempi del 2008, quindi, riesce ad essere una parodia Disney perfetta dell’opera originale, anche il nuovo capitolo pubblicato a maggio riesce nell’intento: la nuova incursione nel mondo di Pippo Novecento è ambientata negli anni sul Virginian e vede l’ingresso nel cast di personaggi di Gambadilegno e Trudy nei panni di… beh, ladri!
L’episodio inedito non adatta alcun passaggio del monologo originale e si confà maggiormente ad una storia più poliziesca, gialla, raccontata con un tono che recupera quello delle avventure gottfredsoniane degli anni ’50 pur rimanendo in linea con la coerenza narrativa degli episodi originali della parodia, nonostante i diciassette anni di distanza tra le due parti.
Con Gambadilegno pronto a sfruttare la natura ingenua e fanciullesca di Pippo Novecento, Faraci riesce a parlare di Arte pura in quanto tale e quella che diventa lavoro, caratterizzata da una componente commerciale e più materiale: il pianista non è interessato ai soldi dello spettacolo, non gli interessano. Lui vuole solo continuare ad essere infinito, oltre la finitezza degli 88 tasti bianchi e neri. Pippo Novecento vuole solo continuare ad essere se stesso. E forse questo è il messaggio più importante di tutta l’opera, dal monologo, al film, alla canzone, al fumetto.

Se la prima parte è un adattamento fedelissimo all’originale e la seconda un’aggiunta davvero piacevole e ben riuscita, la potenza de Le Storie di Pippo Novecento risiede inevitabilmente anche nelle straordinarie tavole di Cavazzano: il Maestro veneziano opera con sapienza costruendo tavole che ci portano a bordo del Virginian con naturalezza, ci fa assistere alla magia di Novecento, della sua Musica, della sua Vita attraverso virtuosisimi grafici che ci permettono di viaggiare non solo con gli occhi ma anche con le orecchie e la fantasia.
Se il monologo originale era strutturato per essere una vera e propria sceneggiatura teatrale, capace di fondere diversi linguaggi, ed il film di Tornatore – ben riuscito – doveva essere ancorato ad un realismo necessario per il medium, la parodia Disney riesce ad essere una nuova narrazione originale, rispettosa dell’opera prima ma concedendosi e sfruttando appieno la potenza del Fumetto.
Come Novecento riesce ad immaginare con precisione le varie città dai racconti dei passeggeri del Virginian, così noi ci lasciamo trasportare dal connubio musica-fumetto e viaggiare sull’Oceano, da una parte all’altra, fino a poter gridare «America!»


