Hibana – La scintilla che accende il palco
Hibana, che in giapponese significa “scintilla”, è il nome che l’artista Ado ha voluto dare al suo secondo tour mondiale, uno dei più grandi nella storia degli artisti del Sol Levante. Amata in ogni dove per la sua voce in grado di essere tanto dolce quanto graffiante, la cantante è finalmente sbarcata anche in Italia e i fan della penisola a forma di stivale (tra i quali, ovviamente, ci sono anche io) sono letteralmente impazziti mandando immediatamente sold out la tappa milanese.
Assicurarsi un biglietto è stata una lotta, che gli Hunger Games davvero se dovrebbero spostare, ma ne è valsa la pena. In quel pezzo di carta non è racchiuso un semplice concerto, ma un vero e proprio show in cui l’artista non si è mai risparmiata.
Per molti sembrerà folle andare a vedere una cantante che non si mostra in volto, della quale si scorge solamente la silhouette all’interno di una sorta di gabbia, ma vi assicuro che non lo è. La sua voce raggiunge corde del cuore mai toccate, il suo entusiasmo contagia chiunque (anche chi è stato trascinato da figli o fidanzati al concerto), le sue coreografie sono semplici ma ben curate, i giochi di luce e le animazioni sullo schermo alle sue spalle sono un qualcosa di spaziale.
Racchiuso in quel biglietto per molti, poi, c’è stato un vero e proprio sogno. Perché se già è difficile poter assistere al concerto di un artista del proprio paese, pensate a quanto per molti tutto questo fosse sembrato impossibile, fino a novembre scorso. Sono pochi, pochissimi, i cantanti giapponesi che fanno visita nel nostro paese e Ado è una vera pop star, che ora si è affermata sulla scena mondiale più che mai.
Farla sbarcare a Milano deve essere stato un’impresa ma, ora, sono sicura che tornerà nel nostro paese visto l’amore che noi italiani le abbiamo mostrato anche quando non capivamo una parola di ciò che diceva (non sempre tutto veniva tradotto, ma la maggior parte di noi riusciva a comprendere stralci di frasi grazie all’apprendistato fatto con gli anime).
Ore 20:30: inizia la magia
Scattano le otto e mezza, l’Unipol Forum trattiene il fiato e poi inizia a chiamare Ado a squarciagola. Dopo alcuni minuti, le luci si spengono e la sua voce riempie l’arena con le note di “Ussewa”, una delle canzoni più potenti nell’arsenale dell’artista. Il led rosso dietro di lei avvolge tutto come delle fiamme, alimentate dalla sua rabbia mentre urla “Stai zittto!” (che è anche una delle traduzioni possibili per il titolo della canzone).
L’arena esplode, ma tutti rimangono seduti come da istruzioni, rispettosi dell’artista che hanno da tempo sognato di vedere. Tutti sono concentrati sulla sua sagoma, sulla potenza delle note, a nessuno pesa non poter fare foto e video, hanno le mani occupate da bottigliette d’acqua e lightstick che muovono a ritmo, gli occhi pieni dello spettacolo che hanno davanti. In un baleno cambia l’atmosfera, si arriva a “Show” e tutti ballano sulla propria seduta, ridono, cantano con lei.
E poi, poi arriva quella botta: “Elf”. Lo schermo e i bastoncini luminosi diventano gialli, la pelle d’oca percorre tutto il mio corpo e quello di moltissimi altri, la voce di Ado raggiunge corde del cuore difficili da toccare e note quasi impossibili da cantare. Mi giro verso la persona che era con me e vedo che stiamo condividendo un’emozione grande, è la sua canzone preferita e, da quel momento, è diventata anche la mia.
Due chiacchiere con Ado
A circa metà concerto e verso la fine, la cantante si apre con chi è lì per lei e ci spiega cosa significa questo tour per lei. Tutti, nessuno escluso, hanno i lucciconi agli occhi quando racconta di quando cantava dentro un armadio, da sola, e io, in quella gabbia nella quale si esibisce, un po’ ci vedo questa sua vecchia condizione.
Però, ora, non è sola ed è la dimostrazione che credere nei propri sogni fino alla fine, anche quando qualcuno ci dice di stare zitti o che facciamo troppo chiasso, paga. Rinunciare a ciò che ci rende felici non è una strada percorribile, bisogna essere cocciuti, lottare, non fare spegnere quella scintilla che è accesa dentro di noi.
Mentre ci parlava di tutto questo, Ado ha fatto intravedere una grande emozione, che ha poi cercato di allontanare scherzando su come fosse molto cupa in passato e di quanto lo sia ancora oggi. Ed è forse questo che piace a tutti quanti noi di lei: il suo essere così umana, nei testi, nel modo di esprimersi con la sua voce.
Un gran finale
Dopo aver annunciato l’ultima canzone, l’Unipol non ne ha voluto saperne e ha chiamato Ado a gran voce per minuti. E, quando lei è riapparsa, lo ha fatto con un bellissimo discorso sul credere nei propri sogni, seguito dalla performance di “New Genesis”, la canzone simbolo del film One Piece: RED, nel quale presta la voce nella parte cantata a Uta. Vedendo la pellicola quasi viene da sovrapporre le figure dell’artista e del personaggio, perché entrambe hanno avuto la forza di perseguire un desiderio: cantare per rendere felici gli altri.
Uta è dolce, ha una voce cristallina, un sorriso sempre stampato in volto, ma cela dentro di sé quella rabbia che spesso sentiamo nelle note di Ado. Rabbia nel non essere compresi, nel non riuscire a esprimere dei sentimenti, nel sentirsi fuori posto. Con New Genesis, però, è la dolcezza ad avere la meglio, la speranza, che è quello che voleva lasciarci l’artista come ultimo pensiero prima di tornare alle nostre città, ai nostri letti, alle nostre vite non sempre felici. Speranza in un futuro in cui poter essere felici, ognuno a proprio modo, custodendo i nostri sogni.
Un’esperienza unica
Questo concerto credo sia stata una delle esperienze più belle e totalizzanti della mia vita, e devo ringraziare la persona che era con me per avermi invitata ad andare con lei. Essere in sua compagnia ha reso ancora più speciale uno show che mi ha regalato ogni tipo di emozioni, calmando il mio cuore in subbuglio in un periodo stressante, facendomi sentire una ragazza spensierata per una sola, unica, bellissima sera.
Se mai avrete l’opportunità di vedere Ado non pensateci due volte: quel biglietto vale ogni singolo euro, ogni goccia di sudore che avrete spremuto dal vostro corpo lavorando per essere lì. Divertitevi e sognate, almeno per una sera, cercando la forza poi di farlo anche nella vita di tutti i giorni.
Mata ne, Ado!