Abbiamo letto Il diavolo di Smiling Woods, il nuovo fumetto dell’artista Jacopo Starace, pubblicato da Bao Publishing. Ve ne parliamo in questa recensione, ovviamente senza spoiler
C’è un male che serpeggia nei boschi di Smiling Woods, ma non è fatto di artigli o denti aguzzi. È più sottile, strisciante. Ha l’odore dell’industria, del profitto, delle verità occultate. In Il Diavolo di Smiling Woods, Jacopo Starace dopo i fumetti Essere Montagna e Inn, torna a raccontare gli incubi dell’umanità attraverso il filtro del racconto di genere, mescolando abilmente horror psicologico, thriller investigativo e venature di realismo magico. Ne viene fuori un graphic novel dall’anima profondamente cinematografica, tanto da sembrare la versione a fumetti di una miniserie Netflix ambientata tra i vapori tossici di Emmanuel Parish, comunità mineraria sospesa tra passato e presente.
L’incipit sa di Stranger Things e di Stand by Me, ma rielaborato con uno sguardo tutto europeo e contemporaneo: dopo la misteriosa scomparsa di 35 persone avvenuta due anni prima, un nuovo evento tragico scuote gli animi della comunità. Tocca a due gruppi di adolescenti, spalleggiati da un misterioso solitario e da un ispettore di polizia che ha perso la fiducia nel sistema, scavare – letteralmente – sotto la superficie, per arrivare a una verità che ha radici nella terra e nelle viscere del potere locale.
E forse stare nell’oscurità questa volta sembra essere la scelta migliore, per non rimanere accecati da una luce tanto luminosa quanto pericolosa. I ragazzi improvvisati detective sveleranno il segreto di Marshall Campbell, magnate della miniera, e della multinazionale Fieldpharma nonché i volti di un male antico, in una narrazione che parla di sfruttamento ambientale, alienazione lavorativa e responsabilità collettiva.
Il Diavolo di Smiling Woods trasmette un’inquietudine costante. E funziona tantissimo.
Questa volta Jacopo Starace non si limita a costruire un mistero ben architettato: Il Diavolo di Smiling Woods funziona perché riesce a trasmettere un senso di inquietudine costante, un’atmosfera di sospensione che sa di bosco umido e di respiri trattenuti. Il ritmo delle tavole è incalzante, ma mai frettoloso. Le svolte narrative, seppur prevedibili nelle regole del genere, sono ben inserite nel tessuto emotivo della storia.
L’autore dimostra grande maturità nel saper dosare la tensione, pur lasciando affiorare qua e là alcuni limiti legati a un impianto narrativo che, in certi snodi, si affida troppo ai suoi modelli di riferimento. C’è una fascinazione evidente per Twin Peaks, soprattutto nella dimensione duale tra realtà e soprannaturale, ma anche per quel tipo di racconto adolescenziale anni ’80 in cui l’amicizia è l’unico baluardo contro l’ignoto.
Il Diavolo di Smiling Woods è un fumetto che parla del nostro presente sotto la maschera del mistery, raccontando il trauma e l’illusione del progresso industriale. Non tutto è perfetto, alcune scelte narrative sono telefonate, e l’originalità fatica a imporsi nei momenti più derivativi, ma Starace riesce comunque a consegnarci una storia potente, che si insinua sotto la pelle e lascia il lettore con più domande che risposte. Ma in fondo è proprio questo che dovrebbe fare ogni buon racconto dell’orrore.
Eppure Il Diavolo di Smiling Woods riesce a camminare con le sue gambe, soprattutto grazie alla forza visiva delle sue tavole. Il tratto di Starace è immediatamente riconoscibile: realistico ma deformante, con quell’assenza dei nasi che tanto divide i lettori ma che qui amplifica il senso di estraneità. I volti sono maschere sospese tra l’umano e l’altro, e ciò che colpisce davvero è il modo in cui la luce, normalmente simbolo di salvezza, viene ribaltata nel suo significato: questa volta è portatrice di paura, quasi fosse un filtro radioattivo attraverso cui tutto appare più tossico, più corrotto.
Le ambientazioni sono il vero fiore all’occhiello dell’opera: il bosco non è mai solo un fondale, ma una creatura viva, palpitante, infestata di sussurri e minacce. Le tavole riescono a restituire con grande efficacia il senso di spaesamento, con colori che virano dal verde muschio al giallo bruciato, evocando una natura violata e risentita. Alcune sequenze, in particolare quelle ambientate nel sottosuolo e nella vegetazione più fitta, sono autentici capolavori d’illustrazione disturbante.
Dal punto di vista editoriale, BAO Publishing conferma l’attenzione ai dettagli: il volume è un brossurato solido, con alette segnapagina e una resa cromatica impeccabile. Le pagine scorrono rapide, complice una scrittura che alterna silenzi carichi di significato a dialoghi credibili, capaci di restituire la fragilità dei protagonisti senza mai cadere nel patetico.
Se avete amato le serie tv Dark e Stranger Things questo è il graphic novel che fa per voi. Ma preparatevi: una volta entrati nei boschi di Smiling Woods, sarà difficile uscirne indenni.
