F1 – Il film, una corsa che ti entra nelle viscere

Abbiamo visto in anteprima F1 – Il Film, diretto da Joseph Kosinski (Top Gun: Maverick) con protagonisti Brad Pitt, Damson Idris, Kerry Condon, Tobias Menzies, Kim Bodnia e Javier Bardem. Un blockbuster davvero riuscito e in questa recensione vi spieghiamo perché  – secondo noi – dovreste correre a vederlo al cinema

recensione f1 il film

C’è una cosa che non si dice abbastanza quando si parla dei blockbuster contemporanei, e cioè che, sotto sotto, i migliori sono spesso quelli che non si vergognano di guardarsi allo specchio e dirsi: “Sì, siamo figli della Hollywood classica, e ne siamo dannatamente orgogliosi.” Formula 1 – Il film, diretto da Joseph Kosinski, è esattamente questo tipo di film: un racconto sportivo impacchettato come un action d’alta scuola, una corsa in pista ma anche una fuga dalla prevedibilità del cinema medio, un western a motore che sorride sornione mentre pigia il pedale dell’acceleratore con stile.

Brad Pitt – che a 60 anni suonati ha ancora l’aria di uno che si è appena svegliato dopo aver dormito nel deserto, con gli stivali ai piedi e il sorriso di chi ha vinto una scommessa – interpreta Sonny Hayes, un ex pilota caduto in disgrazia che torna ai box (e alla pista) per fare da mentore a un giovane talento. Ma questa non è una favola zuccherosa sulla redenzione, né un manuale sul lavoro di squadra: è un western travestito da film di corse, dove al posto dei cavalli ci sono bolidi a 300 all’ora, e al posto delle pistole, sguardi taglienti tra casco e visiera.

F1 il film

F1 – Un film tra cielo e terra

Ora, inutile girarci intorno: il paragone più ovvio – e più meritato – è con Top Gun: Maverick. E non solo perché Kosinski è lo stesso regista, o perché entrambi i film ruotano attorno a una figura carismatica e anarchica che torna in scena per dare un senso alla propria traiettoria esistenziale. No. il punto è che, come Maverick, anche F1 riesce a essere molte cose insieme senza sembrare forzato. È un film nostalgico senza essere retrò, spettacolare senza essere vuoto, emozionante senza diventare sentimentale. È cinema che conosce a menadito le regole della narrazione classica – l’ascesa, la caduta, la rinascita – ma le rimescola dentro una confezione contemporanea, veloce e affilata come una monoposto che taglia una curva a tutta velocità.

Certo, come accennato poc’anzi, la trama non sorprende: Sonny Hayes, leggenda decaduta della Formula 1, torna in pista come guida (spirituale e tecnica) per un giovane pilota della neonata scuderia APXGP, che ha tutto da dimostrare e niente da perdere. L’asse narrativo è quello di sempre – maestro e allievo, vecchia scuola e nuove tecnologie, esperienza contro arroganza – ma la forza del film sta proprio nel modo in cui riesce a trasformare un copione familiare in un’esperienza adrenalinica, coinvolgente e quasi ipnotica. Merito di una regia che non ha paura di strafare: la macchina da presa s’infila ovunque – dentro i caschi, sotto le sospensioni, sopra gli alettoni – restituendo la sensazione (finalmente!) che la velocità non sia solo una misura, ma una sensazione fisica, un brivido che ti prende alla bocca dello stomaco.

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C’è un’intelligenza visiva, qui, che raramente si vede in film di questo tipo. L’eredità estetica del videogame – dai racing game più realistici a certi linguaggi rubati agli esports – viene assorbita e rielaborata con grande consapevolezza, senza mai trasformare il film in un’esibizione da demo tecnica. Piuttosto, F1 sembra chiedersi: come si può raccontare una corsa, oggi, dopo decenni di cinema sportivo e milioni di video su YouTube che ti portano a bordo di ogni macchina esistente? La risposta di Kosinski è chiara: con il ritmo di un videoclip, la precisione di un ingegnere aerodinamico e il cuore – sì, il cuore – di un ragazzino che sognava di diventare Senna. E questa combinazione, se dosata bene, fa scintille.

E poi c’è Brad Pitt, che qui firma forse la sua performance più divertita e divertente degli ultimi anni, dando vita a un personaggio che sembra cucito addosso a lui: disilluso ma non cinico, ironico ma mai sopra le righe. Con quella calma apparente di chi ha sbattuto contro abbastanza muri da sapere quando è il momento di sterzare. Non è un padre, non è un fratello maggiore, non è nemmeno un coach nel senso tradizionale: è un vecchio samurai della pista, uno che ha imparato tutto sul dolore e sull’orgoglio e che adesso può permettersi di fare il cowboy in un mondo che corre troppo per capire davvero cosa significhi guidare.

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Le comparsate dei veri piloti di Formula 1 – e non parliamo di qualche fugace cameo distratto, ma di presenze sparse e riconoscibili che punteggiano l’intero film – aggiungono non solo un tocco di autenticità, ma una sorta di benedizione ufficiale dell’élite del motorsport. Tutti e dieci i team sono rappresentati, con apparizioni “da paddock”, tra sguardi professionali, gesti rituali e fugaci attimi di backstage che profumano di realtà.

Max Verstappen, Charles Leclerc, Fernando Alonso, Lando Norris: li vediamo lì, al proprio posto, in una dimensione ibrida tra il documentario e la fiction, come se il confine tra la corsa reale e quella cinematografica si fosse definitivamente dissolto. In particolare, spicca la presenza di Lewis Hamilton, che non si limita a un’apparizione scenica, ma si ritaglia un ruolo centrale anche dietro le quinte.

Il pilota della Ferrari, infatti, ha partecipato alla produzione del film collaborando attivamente alla supervisione tecnica delle sequenze in pista, contribuendo in modo diretto alla credibilità e alla precisione con cui la Formula 1 viene rappresentata. Il risultato è un’opera che non solo sembra autentica, ma è autentica nei suoi dettagli meccanici, gestuali e ambientali. Ed è proprio in questi momenti – quando la finzione si specchia nella realtà e viceversa – che il film prende quota, ricordandoci che la passione per la velocità, se raccontata con rispetto e intelligenza, può diventare materia viva per un grande racconto popolare.

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Inoltre, F1 Il film è il perfetto esempio di come la Hollywood di oggi possa progredire solo trovando il coraggio di riscoprire il meglio di quella di ieri: il mito dell’eroe solitario, il gusto per la messa in scena, il senso del ritmo e del pathos. Nello specifico abbiamo a che fare con un film che sa parlare il linguaggio delle nuove generazioni, perché non ha paura di mescolare stili, influenze, riferimenti, e perché riconosce che l’emozione – quella vera – non è un vezzo da cinefili, ma il cuore pulsante di ogni grande spettacolo.

In definitiva, F1 non inventa nulla. Ma fa (quasi) tutto meglio. E quando parte l’ultimo giro, con la musica a palla, il rumore dei motori che si fonde con il battito del cuore e la camera che sorvola la pista come un rapace digitale, non resta che una cosa da fare: alzarsi in piedi, e applaudire. Divertiti e felici per aver trascorso un paio d’ore “on board”.

F1 - Il Film

F1 - Il Film

Paese: USA
Anno: 2025
Durata: 155 minuti
Regia: Joseph Kosinski
Soggetto: Joseph Kosinski, Ehren Kruger
Casa di produzione: Apple TV+, Jerry Bruckheimer FIlms, Dawn Apollo Films, Plan B Entertainment
Distributore italiano: Warner Bros.
Interpreti e personaggi:
Brad Pitt: Sonny Hayes
Damson Idris: Joshua "Noah" Pearce
Callie Cooke: Jodie
Javier Bardem: Ruben Cervantes
Kerry Condon: Kate
Kim Bodnia: Kaspar
Shea Whigham: Chip Hart
Tobias Menzies: Banning
Sarah Niles: Bernadette
Joseph Balderrama: Rico Fazio
Samson Kayo: Cashman
Will Buxton: se stesso
Lewis Hamilton: se stesso
Max Verstappen: se stesso
Oscar Piastri: se stesso
Esteban Ocon: se stesso
Pierre Gasly: se stesso
Valtteri Bottas: se stesso
Voto:

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Sveva

Alberica Sveva Simeone

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Classe '78, romana. Coltiva sin da piccola l'interesse per il genere horror e il cinema. Appassionata di cultura pop, film anni '80, amante della città di New York e dei viaggi in generale. È autrice, podcaster e youtuber. Ha pubblicato numerosi racconti e romanzi e scritto diversi soggetti cinematografici e televisivi. È sceneggiatrice di Dylan Dog per Sergio Bonelli Editore e saggista per Odoya Edizioni.

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