#JustKilling – Uccidere per like: il gioco mortale che trasforma i social in armi

Federica Di Giacinto
recensione just killing

Una distopia pulp e ipermoderna, dove ogni omicidio è un contenuto virale e la sopravvivenza passa per un hashtag. Il nuovo fumetto Astra (divisione editoriale di Star Comics) affonda il coltello nella nostra ossessione per l’apparenza. Ecco la nostra recensione di #JustKilling, un’opera che non vi lascerà indifferenti.

recensione just killing

Un gioco estremo per un pubblico assuefatto al sangue

#JustKilling è il tipo di fumetto che arriva come un pugno allo stomaco e ci resta. A metà strada tra un incubo cibernetico e un gioco al massacro a la Battle Royale, quest’opera si presenta come una sfida narrativa e visiva capace di scuotere anche i lettori più smaliziati. Pubblicato da Star Comics per l’etichetta Astra, il titolo è frutto della mente di tre autori di razza: Giacomo Bevilacqua, Giulio A. Gualtieri (testi) e Vincenzo Puglia (disegni), con un apporto grafico fortemente coeso e dinamico esaltato dai colori di Ivano Granato e Aniello Botti.

L’idea di base è semplice quanto disturbante: una challenge virale chiamata “#JustKilling” circola sul deep web. I partecipanti, una volta registrati, hanno un solo obiettivo: raggiungere quota dieci omicidi per ottenere l’immunità totale. Il tutto si svolge in una società in cui l’anonimato digitale è una maschera da assassino e l’identità è sacrificabile al dio algoritmo.

JustKilling - Recensione - Nerdgames

Violenza, regole e spettacolo: quando il sangue è show business

Ogni “kill” viene verificata con una prova, condivisa via social in un universo narrativo in cui la morte è intrattenimento, le visualizzazioni contano più della coscienza e ogni utente è allo stesso tempo predatore e preda. Non basta uccidere: bisogna farlo bene, in modo “instagrammabile”.

La narrazione procede tra dialoghi rapidi, slang giovanile e rimandi pop continui. L’ironia è nera, spesso nerissima, ma sempre consapevole. Il mondo di #Just Killing è un inferno giocabile. Ogni utente riceve le vittime da eliminare direttamente dal sistema, e al quinto omicidio arriva il “malus”: una complicazione obbligatoria che può cambiare le regole in corsa. Uccidere con un’arma specifica, aiutare un altro giocatore, sedurre un avversario: le variabili sono infinite.

Visivamente, il fumetto è una scarica d’adrenalina. Bevilacqua gioca con le inquadrature come un regista esperto. I colori, spesso acidi e iper-saturi, riflettono la psichedelia tossica dell’universo digitale. Le espressioni facciali sono scolpite con maestria: ogni sguardo tradisce paura, euforia, follia o disperazione.

 

Satira sociale e ossessione per la performance

Tra le tante intuizioni vincenti del fumetto, spicca l’utilizzo del linguaggio contemporaneo. Il lessico dei social, degli streamer, delle challenge e dei commenti virali è onnipresente. La “Top Killers Chart” con statistiche in tempo reale e countdown alla fine della challenge è una trovata narrativa brillante e immersiva.

Ma #Just Killing non è solo adrenalina e sangue: è anche una satira feroce sulla spettacolarizzazione della violenza, sull’anestesia emotiva e sulla fame di approvazione online. I personaggi, pur appartenendo a tipologie diverse (influencer, adolescenti, outsider), sono accomunati da un’umanità dolente. Alcuni uccidono per gioco, altri per sopravvivere, altri ancora per vendetta o noia.

Il “Perfezionista”, uno dei protagonisti principali, incarna la figura del killer calcolatore, mentre attorno a lui si muove un cast di comprimari che sfuma continuamente tra il comico, il tragico e il grottesco. La storia si interroga – senza mai risultare didascalica – su cosa significhi oggi “esistere”, se non essere visti, commentati, condivisi.

La tensione cresce insieme al ritmo

Sul piano visivo, Just Killing colpisce per la scelta di un’estetica iper-contemporanea e satirica, con uno stile che sembra riflettere il linguaggio aggressivo e accelerato dei social stessi. I colori, netti e d’impatto, accompagnano bene l’azione e amplificano la componente distopica del racconto. Anche il tratto e la regia delle tavole contribuiscono a creare un’atmosfera sospesa tra gioco e incubo, coerente con il tono straniante della narrazione.

Nella seconda metà del volume, la tensione narrativa si intensifica con l’avvicinarsi degli ultimi obiettivi, e la messa in scena ne riflette il crescendo. Una sequenza in particolare, ambientata in un contesto domestico disturbato da elementi surreali e grotteschi, sfrutta il layout per trasmettere un senso di oppressione e alienazione crescente. La scelta di alternare primi piani emotivi a vignette frammentate dà ritmo alla tavola e suggerisce, più che mostrare, il dissesto mentale dei personaggi, immersi in una sfida che ormai ha perso qualsiasi parvenza di controllo.

Conclusioni?

#Just Killing è un fumetto disturbante, intelligente e visivamente dirompente. Una provocazione che non cerca giustificazioni. Se amate i thriller psicologici, la distopia digitale e i racconti spietati sull’essere umano connesso ma solo, questo volume fa per voi. Non è una lettura per tutti, ma è proprio per questo che funziona. Perché ha il coraggio di essere scomodo.

#JustKilling

#JustKilling

Autori: Giulio Antonio Gualtieri,Giacomo Bevilacqua,Vincenzo Puglia
Formato: 25x21; Brossurato con sovraccoperta; 176 pagine a colori
Dove trovarlo: Fumetteria, libreria, store online
Editore: Astra/Star Comics
Prezzo: € 11,90
Voto:
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Redattrice appassionata di fumetti. Analizzo le storie, gli autori e il mondo che ruota attorno alla nona arte, sempre alla ricerca di nuove opere da raccontare.
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