L’Eternauta – Una rivisitazione poco convincente di un capolavoro della fantascienza

Considerata una delle opere a fumetti più significative di sempre, una vera e propria pietra miliare della fantascienza, “L’Eternauta” diventa finalmente una serie TV. Dopo una lunga fase di sviluppo, l’adattamento del capolavoro firmato da Héctor Germán Oesterheld e Francisco Solano López approda su Netflix. Noi l’abbiamo vista e queste sono le nostre impressioni rigorosamente no-spoiler

copertina recensione l'eternauta


L’Eternauta, opera seminale che nasce in Sud America

C’è un fumetto di fantascienza che ha ridefinito i confini del genere. Parliamo di un’opera oggi considerata una pietra miliare e seminale per tutte quelle che sono venute successivamente. Un’opera riconosciuta come una delle massime espressioni della letteratura disegnata. Un fumetto che, prima di molti altri, ha immaginato futuri distopici in cui l’umanità è sull’orlo del baratro. Un’opera che ha saputo raccontare, con straordinaria lucidità, la lotta degli oppressi contro i loro oppressori, trasformandosi in una potente allegoria politica ancora oggi sorprendentemente attuale.

Tutto questo accadeva in un’altra epoca, alla fine degli anni 50 dello scorso secolo. Non negli Stati Uniti, né in Inghilterra o in Francia, ma in Argentina. È la storia di un’invasione aliena, di un manto di neve mortale che ricopre una città intera. Non New York, Londra o Parigi, ma Buenos Aires.

L'Eternauta: dal classico del Fumetto, all'attesissima serie sci-fi di  Netflix - MyComics.it

Nel 1957, Héctor Germán Oesterheld era già riconosciuto come uno scrittore brillante spinto da una profonda passione per la letteratura di genere. Dopo aver pubblicato diverse opere rivolte al pubblico giovanile, fondò insieme al fratello Jorge la casa editrice “Editorial Frontera“, con la quale contribuì in modo decisivo allo sviluppo del fumetto argentino. In questo contesto ebbe l’opportunità di collaborare con grandi artisti, tra cui il celebre Hugo Pratt.

Proprio nel 1957 iniziò la pubblicazione di quella che sarebbe diventata una delle pietre miliari del fumetto di fantascienza. “L’Eternautauscì a puntate sulla rivista “Hora Cero Semanal”  tra il 1957 e il 1959, sviluppandosi in 106 episodi settimanali. I disegni furono affidati a Francisco Solano López, discendente dell’omonimo presidente del Paraguay, il quale contribuì a dare all’opera un tono visivo inconfondibile, fatto di netti contrasti e intensi chiaroscuri capaci di restituire con grande realismo i volti dei protagonisti e gli scenari apocalittici.

Con “L’Eternauta, Oesterheld riuscì ad intercettare e raccontare le paure più profonde del suo tempo. Erano gli anni della Guerra Fredda, segnati dal terrore della minaccia nucleare e la folle corsa per la conquista dello spazio. Tematiche che avrebbero dato ispirazione, pochi anni dopo, alla nascita dei supereroi di Marvel Comics, fumetti che avrebbero segnato in modo indelebile la storia della nona arte.

Nessuno si salva da solo

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Ne “L’Eternauta”, a differenza di molte storie di fantascienza, l’azione non si svolge nello spazio o in basi militari segrete, ma nel cuore di Buenos Aires, in un contesto domestico. Tutto comincia in una villetta dove quattro uomini della piccola borghesia stanno giocando a carte, quando una misteriosa nevicata letale sconvolge la loro tranquillità. Il semplice contatto fisico con quel misterioso pulviscolo provoca morte istantanea. Da quel momento inizia una drammatica lotta per la sopravvivenza, che li condurrà a confrontarsi con un nemico venuto dagli abissi dello spazio.

“L’Eternauta è la storia di persone comuni che, per respingere un’invasione aliena, non indossano mantelli da supereroi ma tute improvvisate e maschere da sub. Per salvare la propria vita e quella dei loro cari non si servono di super poteri, ma attingono al loro ingegno e alla loro senso di solidarietà. È un racconto epico, che mette al centro il coraggio di affrontare il quotidiano in un contesto tragicamente straordinario, facendo del concetto “nessuno si salva da solo” il filo conduttore di tutta la storia.

Una lucida allegoria del potere e della sottomissione

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L’Eternauta seppe anticipare la tragedia che di lì a pochi anni avrebbe travolto l’Argentina e buona parte dell’America Latina, un dramma fatto di colpi di Stato, repressioni violente e dittature militari. Lo stesso Oesterheld, vent’anni dopo la pubblicazione dell’opera, ne sarebbe tragicamente vittima, diventando uno dei tanti desaparecidos del regime argentino. Ne “L’Eternauta” c’è la neve mortale, ci sono le astronavi aliene e ci sono gli insetti giganti che infestano Buenos Aries (Francisco Solano López si è ispirato ai mostri dei film horror dell’epoca per la loro rappresentazione), ma la storia non smette di essere un’allegoria del potere, della sottomissione e delle forme di colonizzazione.

Il nemico può arrivare dalla Terra o da un altro pianeta, ma è rimane maledettamente simile a quello che conosciamo. Questo capolavoro fonde magistralmente fantascienza, critica sociale e una scrittura poetica sorprendentemente raffinata per l’epoca. Ancora oggi, “L’Eternauta è considerato un’opera simbolo: un monito contro l’oppressione, un emblema della memoria collettiva e della resistenza che non si spegne. A decenni dalla sua prima uscita, la sua forza narrativa e il suo messaggio restano di straordinaria attualità.

L’Eternauta diventa una serie TV

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Oggi l’opera a fumetti de “L’Eternauta” diventa una serie tv. Il desiderio di adattare “L’Eternauta per il cinema o la televisione risale al lontano 1968, quando si iniziò a ipotizzare la realizzazione di una serie animata per la TV. Tuttavia, il progetto fu presto abbandonato. Nei vent’anni successivi, difficoltà economiche e intricati problemi legati ai diritti d’autore impedirono lo sviluppo di qualsiasi iniziativa concreta.

Fu solo all’inizio degli anni 2000 che l’idea di una trasposizione audiovisiva dell’opera cominciò a prendere forma. In quel periodo, la casa di produzione “K&S Films” siglò un accordo con Martín Oesterheld, nipote dell’autore, e con Laura Bruno, detentrice dei diritti del fumetto originale. L’intento iniziale era quello di realizzare un lungometraggio, con riprese ambientate a Buenos Aires e dialoghi in lingua spagnola, nel rispetto dell’identità dell’opera. Nel 2018, l’ingresso di Netflix nel progetto portò a una svolta decisiva: il formato fu riconvertito in una serie televisiva, ritenuto il più adatto per restituire appieno la complessità narrativa e l’atmosfera dell’opera originale.

Alla regia fu chiamato Bruno Stagnaro, uno dei registi più apprezzati in Argentina. Per il ruolo del protagonista Juan Salvo, fu scelto Ricardo Darín, vera e propria icona del cinema argentino, celebre per il suo ruolo nel film premio Oscar “Il segreto dei suoi occhi “(2009). Un attore che, per talento e presenza scenica, è stato paragonato da Quentin Tarantino ad Al Pacino.

Una rivisitazione in chiave moderna dell’opera originale

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La sceneggiatura firmata da Bruno Stagnaro e Ariel Staltari, con la consulenza di Martín Oesterheld sposta l’ambientazione della storia ai giorni nostri. Si tratta di una rivisitazione temporale che, pur aggiornando il contesto storico, si pone l’obbiettivo di conservare intatto lo spirito dell’opera originale. Questo adattamento per la televisione calca la mano sul contesto urbano, una cornice turbolenta, segnata da violenze e disordini, dove le proteste della gente è all’ordine del giorno.

Al centro del racconto c’è Buenos Aires, qui rappresentata non solo come sfondo, ma come un vero e proprio protagonista della narrazione. Per Stagnaro era essenziale che il pubblico potesse riconoscere negli ambienti abitati dai personaggi una versione alternativa ma familiare del proprio mondo quotidiano. Per raggiungere questo obiettivo, sono state utilizzate ben 35 location reali e oltre 25 set digitali, realizzati con tecnologia di Virtual Production, capaci di ricreare con grande precisione l’atmosfera straniante del fumetto.

La resa visiva di luoghi simbolici della città – come il Distretto Federale, il quartiere di Saavedra e l’Avenida General Paz – rappresenta uno degli elementi più riusciti della serie, sebbene dobbiamo annotare l’assenza dello stadio Monumental, visibile solo in lontananza ma presente nel fumetto in una sequenza memorabile.

Poca azione, ritmo lento e poco coinvolgente

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L’approccio narrativo adottato richiama da vicino quello di “The Last of Us, l’acclamata serie post-apocalittica con protagonisti Pedro Pascal e Bella Ramsey, che può essere considerata, per tematiche trattate e impatto emotivo, una degna erede de “L’Eternauta. Anche qui, le sequenze d’azione sono ridotte al minimo, lasciando spazio a un’esplorazione profonda della psicologia dei personaggi e delle dinamiche relazionali che li legano.

Come nella straordinaria serie firmata da Craig Mazin e Neil Druckmann, emergono figure spezzate, persone spinte al limite, disposte a tutto pur di sopravvivere. Ma affiorano anche, in mezzo al caos, sacche di resistenza fondate sulla solidarietà e sulla collaborazione. È proprio questo il cuore pulsante dell’opera secondo gli autori: raccontare una storia corale, capace di riflettere le tensioni, le paure e le speranze della nostra società contemporanea.

A fronte di un impianto scenico imponente e visivamente curato, la narrazione si sviluppa con un ritmo lento e poco coinvolgente. La colonna sonora (curata da Federico Jusid), minimalista e discreta, accompagna la storia in modo quasi impercettibile, senza mai incidere realmente sul tono emotivo del racconto. Il risultato, almeno dal nostro punto di vista, non è del tutto convincente. La trama, ampiamente rielaborata rispetto all’opera originale, procede con fatica attraverso sei episodi di circa 50 minuti ciascuno, spesso lasciando spazio a una sensazione di noia che prende il sopravvento.

L’empatia che il fumetto riusciva a suscitare in modo naturale fatica qui a emergere. Sebbene la narrazione registri una lieve impennata d’interesse proprio verso il finale, è proprio in quel momento che la prima stagione si chiude, lasciando lo spettatore con un cliffhanger che proietta direttamente verso la seconda season già confermata dalla produzione. Peccato che, nel frattempo, questi sei episodi ci siano sembrati il doppio.

Una rivisitazione che non ci ha pienamento convinto

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Pur potendo contare su un cast di ottimo livello – con la presenza scenica di Ricardo Darín e la convincente interpretazione di César Troncoso nel ruolo di Favalli, la mente razionale del gruppo  – questa prima stagione de “L’Eternauta” non ci ha pienamente convinto. La sensazione è che, nella rilettura moderna della storia e nel suo ritmo narrativo incostante, si sia smarrito uno degli elementi più potenti del fumetto originale: la progressiva costruzione della tensione. Quella costante sensazione di pericolo imminente, che rendeva l’opera cartacea così avvincente, qui fatica a emergere.

Va comunque detto che, più che mai in questo caso, un giudizio davvero completo potrà essere espresso solo dopo aver visto l’intera serie. Questa prima stagione, infatti, solleva molte domande ma fornisce poche risposte, lasciando lo spettatore in sospeso in attesa dalla già annunciata seconda stagione.

“L’Eternauta” è in streaming su Netflix a parire dal 30 aprile. Ovviamente vi consigliamo caldamente di recuperare il fumetto. Se volete sapere tutto quello che è stato pubblicato de “L’Eternauta” in Italia, potete fare riferimento al nostro approfondimento.

L'Eternauta

L'Eternauta

Anno: 2025
Paese: Argentina
Stagioni: 1
Episodi: 6
Regia: Bruno Stagnaro
Dove vederla: Netflix
Voto:

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Mr. Rabbit

Stanco dal 1973. Ma cos'è un Nerd se non un'infanzia perseverante? Amante dei supereroi sin dall'Editoriale Corno, accumula da anni comics in lingua originale e ne è lettore avido. Quando non gioca la Roma

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