Universal Monsters: Frankenstein è il titolo del graphic novel pubblicato da saldaPress, scritta e disegnata da Michael Walsh con i colori di Toni Marie Griffin, dove il Mostro rivive nelle gotiche pagine del volume autoconclusivo. Noi di MegaNerd lo abbiamo letto e in questa recensione vi raccontiamo com’è
La magia dell’horror classico rivive ancora una volta grazie alla collana di volumi autoconclusivi della Universal Monsters lanciata da Skybound e portata in Italia da saldaPress. Dopo l’ottimo esordio con il Dracula di James Tynion IV e Martin Simmonds, questa volta sugli scaffali delle nostre librerie e fumetterie di fiducia ritorna un altro mostro iconico della letteratura e della cinematografia Horror. Stiamo parlando del Mostro con la ‘M’ maiuscola: la creatura di Frankenstein.
Universal Monsters: Frankenstein è il secondo volume della serie, dove ai testi e alle matite troviamo l’ottimo Michael Walsh, artista canadese salito alla ribalta per il suo lavoro in Marvel e DC Comics, ma anche per alcuni progetti creator-owned comeThe Oates & The Elphyn e The Silver Coin.
Il graphic novel di Walsh, come già accaduto per Dracula, non prende spunto dall’opera letteraria di Mary Shelley, bensì dal film Universal del 1931 con protagonista un indimenticabile Boris Karloff nei panni del Mostro creato dal Dott. Frankenstein.
Diversamente, però, da Tynion IV e Simmonds, rimasti più fedeli alla pellicola sempre del ’31 diretta da Tod Browning, l’autore canadese decide di reinterpretare il mito della spaventosa creatura da un punto di vista probabilmente mai analizzato in maniera così dettagliata nelle altre incarnazioni, ovvero quello delle vittime le cui parti del corpo vanno ad ‘assemblare’ il Mostro di Frankenstein.
Universal Monsters: Frankenstein – La trama
Il Dottor Henry Frankenstein non è un medico come gli altri; la sua ricerca della vita eterna si è tramutata in una vera e propria ossessione. In compagnia del fido servo Fritz, il dottore passa le proprie notti alla ricerca di cadaveri che possano essere utili alla sua prometea e scientifica causa, arrivando addirittura a profanare le tombe nei cimiteri.
Ed è proprio durante una delle scorribande notturne che Frankenstein e Fritz disseppelliscono il padre del giovane Paul, rimasto orfano da poco. Da lontano il bambino osserva mentre la coppia preleva il cadavere del genitore dalla tomba, le cui mani serviranno per l’esperimento che il Dott. Frankenstein sta portando avanti da tempo.
Paul decide di seguire il Dottore e Fritz alla Torre dove ha sede il laboratorio del primo. Quello che si para davanti agli occhi del ragazzo è uno spettacolo macabro e terrificante: un gigantesco cadavere composto da pezzi di altri corpi, tra cui le mani del padre di Paul, è disposto su un lettino tra strani macchinari. Più che un laboratorio, sembra una sala delle torture.
Una volta assemblato in tutte le parti l’essere, il pazzo Henry Frankenstein ha intenzione di sfidare la morte con il suo esperimento. Quello che ne consegue sotto gli occhi increduli di Paul e di altri spettatori, tra cui Elizabeth la fidanzata del dottore, è qualcosa che va oltre la razionalità. Con una scarica di elettricità il corpo disteso sul lettino prende vita e si rianima. La Creatura si muove! Il Mostro è vivo!
Ma per Paul il vero ‘mostro’ non è la Creatura che ha le mani di suo padre e parti di altre persone defunte, bensì quel Dottor Frankenstein che crede nel progresso anche a costo di rompere il sonno dei morti in nome della scienza!
Atmosfere gotiche e la potente arte visiva di Walsh
In Universal Monsters: Frankenstein quello che colpisce prima di tutto è l’incredibile tratto di Michael Walsh che si sposa perfettamente con le atmosfere gotiche, quasi obbligatorie, della trama. L’autore canadese riproduce in maniera maestosa alcune delle scene più iconiche dei film basati sulla storia di Frankenstein, quali il risveglio del Mostro, l’urlo di vittoria di Frankenstein, la prima apparizione della Creatura e molte altre immagini che hanno un impatto visivo su carta potente quanto quello della pellicola.
A rendere il tutto ancora più spaventoso ci pensano i colori di Toni Marie Griffin che, giocando con tonalità viola, verdi e gialli, riesce a dare ulteriore drammaticità e emotività non solo alle tavole, ma al racconto stesso.
Graficamente, Walsh dedica molta attenzione nella rappresentazione grafica del Mostro, forse più che tutto il resto, in modo da essere più fedele possibile all’iconica versione cinematografica della gigantesca creatura dalla pelle verdeggiante e dalla testa piatta e bullonata.
La malvagità e la pazzia dal punto di vista di un bambino
Più che la Creatura, il protagonista è il piccolo Paul. Il bambino apre e chiude il volume di Universal Monsters: Frankenstein ed è spettatore quanto il lettore della macabra vicenda che ruota intorno all’Abominio di Frankenstein e gli altri personaggi. È lo stesso Paul a comprendere sin da subito che è il Dott. Frankenstein l’essere pericoloso, malvagio e vero Deus Ex Machina di tutto quello che accade. Non la Creatura, vittima più di chiunque altro della follia del suo creatore.
L’evoluzione del personaggio di Paul è, senza ombra di dubbio quella più interessante, all’interno del volume; il giovanissimo orfano passa dalla sete di vendetta delle prime pagine verso il Dottore che ha profanato il corpo di suo padre, a vera e propria commiserazione nel finale per lo stesso e per le sue azioni.
Quello che ne concerne è una versione meno concentrata sul Mostro e le sue azioni, e più improntata sulla sofferenza di un bambino il cui intento è quello di poter stare accanto a ciò che resta del proprio padre.
Come detto all’inizio, in Universal Monsters: Frankenstein viene raccontata anche la provenienza e la storia delle vittime che saranno donatrici involontarie delle parti di corpo oggetto del raccapricciante esperimento del Dottore. Un punto di vista curioso che non fa che incrementare il senso di inquietudine e di empatia nei confronti della Creatura.
Il difetto principale del volume Skybound pubblicato da Saldapress riguarda la storia stessa, che forse avrebbe avuto bisogno di qualche pagina in più per essere sviluppata in maniera più completa. Gli stacchi da una scena all’altra sono spesso troppo netti con salti temporali che sembrano voler accelerare il ritmo per condurre la storia alla conclusione. Se questo si nota meno nei primi due capitoli, è quasi sin troppo marcato nella seconda metà della graphic novel.
Conclusioni
Universal Monsters: Frankenstein è una versione più emotiva di uno dei miti dell’horror classico che analizza il lato mostruoso dell’essere umano e delle sue azioni, più che concentrarsi sulla paura che incute la Creatura con il suo aspetto.
Le tavole di Walsh sono il vero e proprio motivo per cui vale la pena recuperare questo volume. L’arte visiva dell’autore incarna l’essenza e lo spirito della pellicola horror del 1931 della Universal dedicata al mostro creato da Mary Shelley, riproducendo fedelmente quelle sensazioni di brivido lungo la schiena che permangono per tutta la durata della lettura del volume.
L’operazione sui Mostri Universal dimostra, ancora una volta, che l’orrore come concepito quasi 100 anni fa, può ancora oggi ‘fare paura’ al pubblico, conservandone gli elementi classici, ma utilizzando un altro mezzo, come il fumetto, che permette di sperimentare e prendere vie inesplorate in maniera più semplice rispetto al cinema.
