Lorenzo Magalotti parla di Qwest!, il nuovo shonen tutto italiano

Abbiamo avuto il grande piacere di fare quattro chiacchiere con Lorenzo Magalotti, autore davvero molto interessante che torna in fumetteria e libreria con il sorprendente Qwest!, primo volume di una serie dichiaratamente shonen, ma dall’animo fortemente europeo

copertina intervista lorenzo magalotti

Intervistare Autori come Lorenzo Magalotti è sempre un grande piacere, perché si vede di essere di fronte a qualcuno che ama profondamente il proprio lavoro. Lorenzo è un innamorato del fumetto e questo si percepisce in ogni tavola di Qwest!, la nuova serie arrivata da poco sugli scaffali delle fumetterie e librerie di tutta Italia dopo essere stata apprezzata su Tacotoon, la piattaforma web di Edizioni BD. Il formato di questo nuovo progetto richiama fortemente lo stile giapponese, così come il disegno di Lorenzo, che per sua stessa ammissione ha voluto realizzare in tutto e per tutto uno shonen, ma che conservasse però l’animo europeo e soprattutto italiano. Siamo di fronte a un fumetto davvero interessante e dopo averlo letto e – in qualche modo – studiato in ogni suo particolare, abbiamo deciso di fare quattro chiacchiere direttamente con chi quel mondo l’ha immaginato. Signore e signori, ai nostri microfoni c’è Lorenzo Magalotti, Autore di Quest! per Edizioni BD.


qwest!

Ciao Lorenzo, benvenuto su MegaNerd, è un piacere avere l’opportunità di fare quattro chiacchiere con te. Partiamo subito con questa tua nuova avventura con Edizioni BD che risponde al nome di Qwest!, com’è nato questo progetto?

Ciao, il piacere è mio! Allora, il progetto effettivo nasce nel 2021 quando Dario Sicchio, editor di Tacotoon (potete trovare una sua intervista qui, NdR), mi ha chiesto di proporre un progetto per la piattaforma che sarebbe nata di lì a breve e che era proprio Tacotoon, all’epoca era prossima ad essere lanciata. Con lui in realtà avevamo già parlato di questo progetto, perché a un certo punto sarebbe dovuto essere coinvolto nella scrittura della storia, sempre basandosi su un mio soggetto, oltre che sulle mie matite. Poi per varie ragioni la cosa non è andata in porto, però lui si è ricordato di questa idea e una volta diventato editor di questa nuova realtà web mi ha chiesto di provare a realizzarla, anche chiedendomi se avessi bisogno di uno sceneggiatore che mi desse supporto. Vista però la natura sperimentale del progetto (non tanto di Tacotoon, visto che ormai webtoon e webcomic sono molto affermati), ma sperimentare nel discorso di originals, ho voluto provare a fare tutto da solo. Ovviamente inizialmente ho passato notti insonni a pensare di non essere in grado [ovviamente scherza, ndr], però alla fine mi pare sua venuto molto bene soprattutto grazie a Dario Sicchio che è stato il mio editor e mi ha aiutato molto a sistemare delle cose che da solo non riuscivo ad aggiustare. Vedi, Quest! è un progetto che nasce da alcune storie che avevo in mente sin dalle superiori – ovviamente era molto diverso – dunque era veramente tanto tempo che quest’idea gira nella mia mente, a quell’età è facile appassionarsi agli shonen manga e infatti io ne rimasi folgorato.

Quindi possiamo definirlo a tutti gli effetti uno shonen?

Ma io direi proprio di sì. Alla fine “manga” vuol dire “fumetto” e il formato che abbiamo utilizzato per l’edizione italiana ricalca un po’ quello dei fumetti giapponesi, se non fosse che il senso della lettura è all’occidentale. Dunque tutto quello che non è il senso della lettura è ispirato a un manga… però ecco, ci tengo a dire che è ispirato e non scimmiottato, questo ci tengo a dirlo. Per esempio, una persona che è riuscita a farlo benissimo (non che abbia scimmiottato, ovviamente) è Tony Valente, che realizza dei veri e propri manga, ed è bravissimo nel farlo. Addirittura non si distingue la differenza tra un’opera giapponese e una fatta da lui, anche a livello culturale, è riuscito a diventare in tutto e per tutto un mangaka.
Io ho voluto discostarmi un po’, infatti ho ambientato la serie in Francia e non in Giappone. Non me la sentivo di proporre ai lettori qualcosa che non conoscevo bene al 100%. Ora, non che io conosca Parigi come le mie tasche, ma è sicuramente più vicina all’Italia dal punto di vista culturale…

A questo punto perché non ambientarlo direttamente in Italia?

Perché non mi andava che i personaggi parlassero “doppiati”. Mi spiego meglio: mi avrebbe fatto molto strano se il fumetto fosse stato ambientato nel nostro Paese e i personaggi avessero parlato un italiano impeccabile. Noi tutti abbiamo delle inflessioni dialettali, che in alcuni casi non sono riproducibili a livello testuale. Dunque ho scelto di fare dei personaggi francesi (anche se uno italiano in realtà c’è…) che con l’espediente di Padre Tempo, tutti si “sentono” con una lingua franca, per cui non ci saranno dialetti o inflessioni. Tra l’altro vorrei aprire una piccola parentesi su questo: c’è Caterina Bonomelli, che ha fatto un bellissimo fumetto ambientato in Italia, Sottopelle, che è riuscita a inserire dei “regionalismi” in modo perfetto, che non danno fastidio alla lettura, che sono italiani e sono ben integrati all’interno dei dialoghi. È stata veramente bravissima. Questa cosa mi ha colpito molto.

Qwest©-2023-Lorenzo-Magalotti-Edizioni-BD

Abbiamo detto che Qwest! è in tutto e per tutto uno shonen, eppure leggedolo io ho ritrovato anche una fortissima anima europea. Mi sembra che oltre che dalla cultura giapponese tu sia stato influenzato da tante piccole cose che arrivano sostanzialmente sia da Oriente, che da Occidente.

Sì, il tuo discorso ha senso: come dicevo prima, non volendo scimmiottare i manga, ho cercato di far confluire tutte le mie influenze all’interno dell’opera. Io leggo un po’ di tutto: principalmente manga, ma anche comics americani, graphic novel, italiani pochi, ma di qualità – quando c’è un Dylan Dog scritto e disegnato particolarmente bene, per esempio – quindi sì, ho cercato di prendere la mia sensibilità rispetto ai fumetti che mi piace leggere e portarli nell’opera che ho voluto realizzare, però cercando comunque di dargli una forma che fosse quella del manga.  In Qwest! lo storytelling, le inquadrature e la recitazione dei personaggi però ho cercato di farli il più lontano possibile dal fumetto giapponese (sempre per il discorso di non voler imitare a tutti i costi), mentre alcune scene d’azione hanno sicuramente una fortissima influenza manga.

Quest! riesce ad appassionare subito, ma soprattutto è davvero divertente da leggere, si vede che dietro c’è un gran lavoro. Quanto è stato difficile fare tutto da solo? Abbiamo detto che Dario Sicchio è stato molto importante nella sua figura di editor, però è realmente tutta farina del tuo sacco…

Guarda in realtà ho ricevuto vari aiuti: in primis da Denise, che è la mia ragazza, che ha avuto ottime idee sia per il design, che per alcune parti della storia (nel senso che alcune volte è capitato che non sapessi come arrivare a un punto che avevo già chiaro in mente e parlando con lei abbiamo raggiunto una scena che funzionava e che addirittura raccontava anche altre cose). Dunque lei è stata davvero di grandissimo aiuto, pensa che molti dei mostri che si vedono all’interno del fumetto vengono proprio da alcune sue idee! Essendo poi questa la prima cosa che scrivevo da solo, mi sono avvalso della consulenza di qualche esperto rispetto a questioni scientifiche (in Quest! si parla spesso di energia, di buchi neri, ecc.) e per quanto le mie nozioni di fisica, retaggio del liceo, credo siano abbastanza buone, avevo bisogno di qualche aiuto e dunque l’ho chiesto a Davide Coco, che fa parte del collettivo Slim Dogs, a cui ho chiesto delle cose. Lui mi ha aiutato molto nel dare alcune definizioni specifiche.
Per esempio, nel fumetto vedrete che i personaggi attingono al potere Enten [energia entropica, ndr], io spiego come funziona, ma ho voluto chiedere se avesse senso la spiegazione che davo di questo potere. Certo, è una cosa inventata in un mondo fantasy, ma volevo capire se potesse essere verosimile il funzionamento di questa energia. Lui mi ha confermato che poteva funzionare e mi ha datto qualche aggiustamento e questo mi ha fatto davvero piacere.

Poi mi sono avvalso anche di mia mamma, che ha studiato canto e visto che il capitolo 5 è impostato come un’opera lirica, ho chiesto anche a lei qualche consiglio.

Inoltre, nel secondo volume vedrete un personaggio che ha un cognome giapponese (lingua che ho iniziato a studiare), che è Subu: ebbene, questo cognome contiene un cangi che compare nel gioco degli scacchi. In realtà, se ci fate caso, ogni personaggio della serie ha a che fare con gli scacchi. Ho voluto mettere questo piccolo easter egg, che in realtà faccio notare io stesso perché quasi nessuno se n’è accorto!

Dunque impostare i diversi capitoli, stendere la sceneggiatura e i layout – su cui poi metto i dialoghi – e soprattutto i disegni, è stato faticoso, sì. Però ho avuto chi mi supportava.

QWEST! 1-4

Essendo questo dichiaratamente uno shonen, mi viene da pensare che hai già in mente anche il gran finale dell’opera. Quanti numeri hai previsto per questa serie?

Mettiamola così: so come finirà la storia, quello che bisogna vedere è come e quando ci si arriverà. Al momento sono usciti 10 episodi e sono tutti disponibili su Tacotoon e i primi 5 sono raccolti in questo primo volume, dunque gli altri saranno pubblicati nel secondo, la cui uscita è prevista in concomitanza con la prossima Lucca Comics & Games. Questi due volumi raccolgono sostanzialmente il primo arco narrativo, che però per me è una sorta di prologo per quello che potrebbe succedere dopo. C’è da dire che questa prima run è sostanzialmente quasi autoconclusiva: se qualcuno dovesse leggere solo i primi 10 capitoli, avrebbe comunque letto una storia che ha il suo svolgimento naturale, che però si apre a un qualcosa di più grande verso la fine. Poi ti dico la verità, come tutti gli autori alle prese con la loro prima opera, ti dico che per me potrebbe andare avanti a oltranza, però diciamo che ho in mente almeno altri 5 archi narrativi (di lunghezza variabile), ma chiaramente tutto si dovrà stabilire in base a vari fattori.

Il progetto come detto è nato su una piattaforma web, Tacotoon. Questo per l’Italia è una relativa novità, nel senso che già molti altri fumetti sono nati su Internet, ma solo recentemente sono stati raccolti in piattaforme specifiche. Pian piano anche noi stiamo arrivando a leggere fumetti in digitale, probabilmente ancora non ci appartiene tantissimo come cultura (penso ai lettori di vecchia data, affezionati al volume fisico e al piacere di vederlo nella propria libreria), però siamo sulla buona strada. Pensi che il futuro del fumetto sarà totalmente digitale con qualche eccezione oppure i due formati continueranno a coestistere senza darsi troppo fastidio?

Quello che io auspico è che soprattutto il fumetto seriale possa diventare totalmente digitale, prima o poi. Ovviamente con dei supporti validi, però (per esempio sul Kindle è impossibile leggere i fumetti americani), con cui si potrebbero leggere le serie regolari, sul modello di quanto accade con le serie TV sui vari servizi streaming. Poi i titoli che meritano una seconda vita, quelli che hanno avuto più successo e che sicuramente il pubblico vorrà avere anche in formato fisico, potrebbero essere stampati. Sostanzialmente mi auguro che quello che abbiamo fatto con Qwest! possa diventare la normalità, anche perché credo che al momento ci sia una vera saturazione di prodotti sul mercato, che vanno a occupare posti in libreria a discapito di altri, non dico più meritevoli, ma magari più interessanti.

Probabilmente se avessimo più cultura digitale potremmo finalmente risparmiare sulla carta, non dovendo stampare a tutti i costi. Questo verrebbe comodo anche all’utente, che andrebbe a pagare molto meno il fumetto. Inoltre, con i soldi risparmiati dalla stampa del fumetto seriale, potremmo avere delle edizioni sempre più belle per la raccolta in volume. Questo sta già accadendo in Giappone: riviste come Shonen Jump – rivistona da 1000 pagine, fatta di carta ultra-riciclata – sta lasciando spazio all’app della Shueisha (in Europa e in Occidente è MangaPlus, lì è ShonenPlus), dove sono state lanciate tantissime serie di grande successo, che dunque non hanno debuttato sulla rivista, ma direttamente sull’app. E poi sono finite in volumetto, saltando così un passaggio. Io credo sua una naturale evoluzione, questa.

Magari la graphic novel intesa come tale spero possa continuare a essere proposta in formato fisico, in un bel volume cartonato, mente invece i prodotti seriali mi auguro possano avere una fruizione digitale e solo in un secondo momento, se meritevoli, anche una seconda vita in volume cartaceo.

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Prima di lasciarci, ci consigli tre shonen attuali da tenere d’occhio?

Dunque, ti dico quelle che sto leggendo adesso, magari non sono ancora arrivate in Italia (ma sicuramente le vedremo anche da noi): partiamo da Tenmaku Cinema, dallo stesso disegnatore di Food Wars, parla di un ragazzo che fa parte di club di appassionati di cinema che viene quasi posseduto dallo spirito di uno sceneggiatore cinematografico morto! Molto divertente e con personaggi non scontati.
Un altro è The Ichinose Family’s Deadly Sins, in cui troviamo un ragazzo che si sveglia in un letto d’ospedale davanti alla sua famiglia. Lui ha perso tutti i ricordi e la cosa divertente è che… anche la famiglia ha perso la memoria e confidavano proprio in lui per ricordare qualcosa! Per ultimo segnalo un titolo da pochissimo annunciato proprio da J-Pop Manga (che fa parte dello stesso gruppo editoriale di Edizioni BD, ndr): Akanebanashi, uno spokon su un’arte molto particolare che hanno i giapponesi nel raccontare le storie. Una sorta di stand-up, ma non necessariamente comico: la storia che viene raccontata può anche far piangere. Il narratore dev’essere in grado d’interpretare tutti i personaggi, dando un’emozione diversa a ognuno. Davvero interessante come progetto, che ha avuto persino l’endorsement di Hideo Kojima.

Lorenzo, noi ti ringraziamo davvero tantissimo per la bella chiacchierata. Aspettiamo il secondo volume cartaceo di Qwest! (ricordando che potete già leggere i capitoli 6-10 su Tacotoon, oltre a tantissimi altri fumetti), per il quale facciamo anche i complimenti a Edizioni BD per la cura editoriale. Continueremo a leggerti in tutti i formati!

Grazie mille a voi, a presto!


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Mr. Kent

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Appassionato di fumetti, curioso per natura, attratto irrimediabilmente da cose che il resto del mondo considera inutili o senza senso. Sono il direttore di MegaNerd e me ne vanto.

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