Solo: A Star Wars Story – Recensione

Abbiamo visto in anteprima Solo: A Star Wars Story, il nuovo spin off dedicato alla saga creata da George Lucas: questa volta il protagonista è il giovane Han Solo, che qui muove i suoi primi passi come fuorilegge. Come di consueto, la recensione è assolutamente senza spoiler

Un gran bel sospiro di sollievo.
Ecco qual è stata la prima cosa che ho fatto non appena è terminata la proiezione di Solo: A Star Wars Story (che da qui in avanti chiameremo semplicemente “Solo”). Confesso che avevo una certa paura per questo film, che prima di vedere la luce ne ha passate davvero di tutti i colori: il cambio di regia in corsa, l’arrivo di Ron Howard che si è ritrovato a gestire un film non suo e la scelta di rigirare almeno il 70% della pellicola. Per non parlare delle voci che volevano la Disney letteralmente furibonda con la scelta di Alden Ehrenreich nel ruolo di Han Solo, non tanto per la poca somiglianza con Harrison Ford, quanto per il fatto che non fosse ritenuto all’altezza per un ruolo così ingombrante.

Insomma, le premesse non erano certo le migliori. Dunque, per la prima volta in vita mia, sono andato a vedere un film della saga di Star Wars con il cuore tutto sommato leggero. Mi aspettavo un film né carne, né pesce, che probabilmente mi avrebbe deluso e lasciato con l’amaro in bocca, dunque – nonostante il protagonista fosse in assoluto il mio personaggio preferito di Guerre Stellari), sono andato al cinema senza particolari aspettative.

E forse questo è stato addirittura un bene, perché mi ha aiutato (forse per la prima volta, lo ammetto) a giudicare il film in modo lucido, senza farmi trasportare dall’emozione sin dall’inizio. Dunque eccoci qua, si comincia davvero, sullo schermo arriva il giovane Han Solo. Ci troviamo alcuni anni prima degli eventi narrati in Una Nuova Speranza, l’Impero domina la galassia con il pugno di ferro e nessuno sembra essere in grado di opporre alcun tipo di resistenza.

Ve lo dico subito, qui non ci sono alleanze ribelli o storie familiari, non ci sono grandi imprese collettive che passeranno alla storia. C’è “solo” un ragazzo.


Un ragazzo che è stanco di vivere come uno schiavo, che sogna di scorrazzare per le stelle con la ragazza che ama (la misteriosa Qi’ra, interpretata da Emilia Clarke), che vorrebbe diventare il miglior pilota dell’universo solo per poter offrire un futuro sereno a lei. Corellia è una prigione che non meritano e vuole disperatamente di più, per entrambi. In questo film non ci sarà l’uso della forza, ma ci ritroveremo in atmosfere dal sapore western, anche se ci troviamo in mezzo a pianeti polverosi e astronavi velocissime. Han era “solo” un bravo ragazzo, che aveva sogni e speranze, ma che è costretto a costruirsi una corazza fatta di spavalderia per non crollare sotto i colpi di un destino che sembra tirargli solo brutte sorprese. Incontrare un contrabbandiere come Tobias Beckett (Woody Harrelson) lo aiuterà nel suo percorso di crescita, ma è soprattutto l’amicizia con Chewbacca (Joonas Suotamo) a fargli capire che forse nell’universo ci si può ancora fidare di qualcuno. Certo, come ogni buona amicizia, inizierà con una scazzottata, ma in fin dei conti ve l’ho detto, questo è soprattutto un western…

Nonostante il sottofondo romantico che aleggia per tutto il film, Ron Howard è attento a non cadere mai nella storia smielata, tenendo sempre il focus sull’azione e soprattutto sul protagonista. Che certamente non ha il carisma di Harrison Ford, ma ce la mette davvero tutta per risultare credibile, nonostante abbia scelto di caricarsi sulle spalle un’eredità così ingombrante. Quello che probabilmente dovremmo tenere sempre bene in mente è che questo Han Solo non è ancora il contrabbandiere senza scrupoli che incontriamo nella Cantina di Mos Eisley a Tatooine in Una Nuova Speranza: qui ci troviamo di fronte a un ragazzo che sta cercando la sua strada, che vuole gonfiare il petto solo per darsi un tono… ma che fondamentalmente, è uno dei buoni. Han non ha ancora il disincanto degli anni a venire, quel che fa cerca di farlo solo per garantirsi un futuro migliore, meno squallido. Certo, poi resterà invischiato in avventure molto più grandi di lui… ma è da qui che parte tutto. Da un mucchio di polvere e cazzotti. 

Solo non è soltanto il percorso di formazione del miglior pilota della galassia, ma anche una storia di sopravvissuti. Di gente che ce la mette tutta per tirare avanti, nonostante la vita gli continui a mettere i bastoni tra le ruote…. e se nel farlo si cerca di sdrammatizzare, non c’è assolutamente niente di male. Ne sa qualcosa Lando Calrissian (Donald Glover), altro contrabbandiere di cui faremo la conoscenza, probabilmente il personaggio più riuscito del film, fiero possessore di una nave fantastica, il Millennium Falcon. Prima abbiamo parlato di una storia d’amore che aleggiava durante tutto il film, giusto? Beh, forse le storie d’amore sono due, perché quello tra Han e il Millennium Falcon è stato un vero e proprio colpo di fulmine. 

Se dovessimo idealmente dividere il film in primo e secondo tempo, vi direi che nella parte finale Solo diventa a tutti gli effetti un film di Star Wars. Nella prima parte forse è distante dalle atmosfere della saga a cui siamo abituati, ma non potrebbe davvero essere altrimenti. Certo, alcune pecche ci sono, inutile nascondersi: i personaggi fanno amicizia troppo in fretta, per esempio. Han e Chewie non si piacciono da subito, ma sarebbe stato bello vedere il loro rapporto evolversi pian piano durante il film, anziché immediatamente… ma capisco che le cosa da raccontare erano tante e il tempo poco.

Il ritmo cresce costantemente, non c’è davvero un momento morto e il coinvolgimento aumenta di pari passo: se all’inizio del film si è comprensibilmente dubbiosi, alla fine ci si ritrova conquistati. Se all’inizio non sembra di guardare un capitolo della saga di Star Wars, con il passare dei minuti (e degli eventi), capirai che sì, siamo ancora lì, nella galassia lontana lontana. Non ci sono Jedi o spade laser, non c’è la Forza, ma la speranza è lì, a portata di mano.

Probabilmente non sarà il capitolo più riuscito dell’intera saga, ma è un film onesto e importante: non solo perché racconta le origini di uno dei personaggi più amati della trilogia originale, ma anche perché – potenzialmente – potrebbe essere il primo film di Star Wars in grado di espandere ancor di più l’universo narrativo, generando a sua volta non solo un sequel, ma anche un ulteriore spin off (qualcuno ha detto Lando?).

Noi ci siamo divertiti e appassionati alle vicende di questo giovane Han Solo, perché ce l’ha davvero messa tutta.
Solo vuole davvero essere un film di Star Wars, così come il nostro eroe vuole davvero una vita migliore.
Probabilmente parleranno male di entrambi, ma a noi non interessa.

Abbiamo fatto la rotta di Kessel in meno di dodici parsec. Vi pare poco?

 

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Mr. Kent

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Appassionato di fumetti, curioso per natura, attratto irrimediabilmente da cose che il resto del mondo considera inutili o senza senso. Sono il direttore di MegaNerd e me ne vanto.

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