Saga: un capolavoro firmato Brian K. Vaughan e Fiona Staples

Pianeti in guerra tra loro, razze aliene che cercano l’estinzione dei loro nemici: tra sicari e società segrete nasce un amore folle, proibito, una fuga da tutto e tutti per proteggere una figlia inattesa.

Erano anni che mi ero ripromesso di leggere Saga, evitando accuratamente ogni tipo di anticipazione che riguardasse la storia, ma ogni volta rimandavo, sia perché da tempo non seguo più il fumetto seriale, che per il timore di restarne deluso. Le mie aspettative erano alte, in quanto ne avevo sentito parlare molto bene e per i tanti premi vinti (tra cui gli Eisner Award e gli Hugo Award, tanto per citare i più prestigiosi). Ho ceduto alla bella edizione cartonata della Bao, che ripropone i primi diciotto numeri del fumetto di Brian K. Vaughan e Fiona Staples aggiungendo una cinquantina di interessanti pagine con disegni inediti e sceneggiature (extra che è davvero un valore aggiunto).

L’incipit è il più classico che si possa immaginare: nel bel mezzo di una guerra tra il pianeta Landfall e il suo satellite Wreath, due soldati dei rispettivi schieramenti s’innamorano e si ribellano ai rispettivi eserciti. Detta così, la storia di Alana e Marko sembra l’ennesima riproposizione di Romeo e Giulietta, ma al contrario del dramma shakespeariano i due amanti non solo non si uccidono, ma procreano.

La loro figlia, la piccola Hazel, è la dimostrazione che la pace tra i due popoli è possibile e dunque pericolosa, perché sembra che nessuno la voglia davvero. La giovane famiglia sarà costretta a nascondersi per evitare i sicari che entrambi le fazioni gli manderanno contro. Gli abitanti di Landfall hanno le ali, una tecnologia avanzata e molti alleati; i nativi di Wreath possono utilizzare la magia, ma gli spunti sono tanti, al di là del conflitto tra scienza e superstizione. Numero dopo numero, guidati dalla voce narrante di una Hazel cresciuta che arricchisce di commenti e piccole anticipazioni il suo racconto, verremo catapultati in situazioni grottesche e sempre nuove. Grazie alla fantasia degli autori che creano un universo originale, vedremo creature fantastiche come automi con televisori al posto della testa o i gatti bugia, capaci di scoprire chi sta mentendo. La ricchezza di idee è uno dei punti di forza di questo fumetto, anche da un punto di vista grafico.

Fiona Staples è di una bravura pazzesca e il modo in cui riesce a dar vita alle follie di Vaughan è stupefacente: anche l’idea più assurda risulta naturale con il suo tratto. I disegni sono molto accurati per quanto riguarda i personaggi, con una grande attenzione per tutti i dettagli e le espressioni, mentre restano in secondo piano gli sfondi, appena accennati. Per farsi un’idea di questo stile particolare, basta guardare le suggestive copertine di Saga. Penso sia un modo “onesto” di presentare quest’opera, in cui è data un’importanza estrema alla caratterizzazione dei personaggi, anche di quelli secondari, “cattivi” compresi. Tant’è che ci si affeziona anche a loro: tutti in Saga hanno delle motivazioni valide per il loro comportamento e un carattere preciso, non ci sono stereotipi.

Lo stile narrativo di Vaughan è vario e originale ed episodio dopo episodio Saga ci farà sorridere, emozionare, riflettere, commuovere. Riconosceremo comportamenti familiari e quotidiani in alieni immaginari che vivono in pianeti che non esistono. Vaughan è riuscito a sfruttare nel modo migliore la serialità, facendo evolvere le situazioni e i protagonisti numero dopo numero, aggiungendo pian piano elementi sia da un punto di vista narrativo che emotivo. Non ci sono archi narrativi, ma un flusso continuo di avvenimenti belli e spiacevoli, che poi è quello che capita a tutti nelle nostre vite. L’autore ha dichiarato di avere già tutta la storia in testa, finale compreso, da prima ancora di scrivere il primo numero. Spero sinceramente di saperlo il più tardi possibile come finisce quest’avventura, perché il viaggio è davvero notevole.

Per quanto siano cambiate le condizioni rispetto agli anni ’80, penso che Saga possa essere in grado di ripetere l’exploit del Sandman di Neil Gaiman, albo talmente popolare che per anni è stato acquistato anche da persone che non leggevano fumetti abitualmente, proprio perché scritto in un modo perfetto, in grado di affrontare tematiche universali.

Nel momento in cui pubblichiamo quest’articolo è uscito il nono volume italiano della serie, del quale (per ovvi motivi) non posso davvero svelarvi molto. Probabilmente è il volume più toccante di Saga, quello che ci resterà impresso nella mente negli anni a venire e questo non può far altro che rafforzare la convinzione che ci troviamo di fronte a un’opera davvero straordinaria. Come dicevo in apertura, ho iniziato a leggere Saga acquistando l’edizione deluxe (che raccoglie i primi tre volumi italiani, oltre a sostanziosi extra), ma è stato davvero impossibile non recuperare anche i volumetti brossurati, molto più avanti con la storia.

Ho avuto un vero colpo di fulmine, lo ammetto. Saga è davvero un qualcosa di enorme, che ci sentiamo di consigliare davvero a tutti gli appassionati di fumetti. Dopo il nono volume, Vaughan e Staples si prenderanno una pausa di un anno: hanno bisogno di fermarsi dopo una corsa davvero incredibile che ci ha portati a un punto di non ritorno, molto probabilmente più vicini alla fine di tutto. Ci hanno lasciato con un’ultima perla, da leggere e custodire gelosamente accanto ai libri più amati.

Vi invito a leggerlo e soprattutto a prestarlo, in particolar modo a tutte quelle persone che ancora snobbano il fumetto (esistono e – strano, ma vero – sono anche parecchie).

Che ci fate ancora qui? Se ancora non lo avete fatto, correte in libreria ed entrate in questo mondo fantastico. Poi magari tornate qui e diteci che ne pensate, confrontiamoci. Scommettiamo che mi ringrazierete per questo consiglio?

Kinn

Fumetti, letteratura, cinema, animazione, musica: sono capace di esprimere un'opinione (possibilmente ipercritica) su tutto senza essere esperto di niente. Visto che non mi basta parlare (male) delle cose degli altri, scrivo racconti sul blog Spazinclusi

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