Russian Doll – Recensione

Natasha Lyonne è Nadia, una donna condannata a vivere in un loop temporale, che come una matrioska svela una parte più profonda di sé episodio dopo episodio. Russian Doll è sbarcata su Netflix il 1 febbraio ed è una delle novità più gradite del 2019

Una ragazza continua a morire accidentalmente, si risveglia ed è costretta a rivivere all’infinito lo stesso giorno, a partire sempre dallo stesso momento. Una storia che sicuramente non vi è nuova, vi ricorderà il recente Auguri per la tua morte o il più classico Ricomincio da capo. E allora perché Natasha Lyonne, Amy Poehler e Leslye Headland hanno deciso di creare Russian Doll?

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Sebbene la struttura narrativa prenda spunto da un pretesto non proprio originale, la nuova serie Netflix aggiunge all’espediente della ripetizione quello della profondità. Proprio come una matrioska russa, ogni volta che la protagonista muore uno degli involucri viene via, e a vivere la giornata, apparentemente identica alla precedente, è la bambolina di volta in volta più piccola.

La serie targata Netflix è uscita il 1 febbraio ed è stata una delle novità più attese di questo mese, è composta da 8 episodi di circa 40 minuti ciascuno e si presta benissimo ad essere vista tutta d’un fiato. Natasha Lyonne è la grande protagonista, la sua presenza ha colpito al cuore tutti i nostalgici di Orange Is the New Black e di Nicky Nichols, anche se per loro il suo non sarà l’unico volto familiare. Stavolta la vediamo come Nadia Volvokov, una trentaseienne nel pieno dei festeggiamenti per il suo compleanno.

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Nadia è una donna solitaria, con un passato che l’ha segnata e un presente fuori dagli schemi, che un po’ per protezione un po’ per egoismo vive in una realtà tutta sua, nella quale nulla sembra essere fondamentale. Forse per questo decide di andarsene nel mezzo della sua festa, solo che sarà proprio questa scelta a segnare la sua prima morte. I giorni seguenti, costellati di incidenti fatali e talvolta comici, la costringeranno in un percorso di autoanalisi, nel quale però non sarà sola. Incontrerà infatti Alan (Charlie Barnett), un ragazzo in un certo senso solitario come lei, condannato anch’esso a vivere in un loop. Di morte in morte, ogni giornata ci porta più a fondo, nel passato e nel presente di due persone che insieme prenderanno coscienza di ciò che realmente li tiene bloccati.

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Se la struttura è immediatamente paragonabile ai film sopra citati, l’intento della serie può ricordare molto più facilmente Maniac, altra serie Netflix con Emma Stone e Jonah Hill. Tra gli accostamenti che ho letto è infatti quello col quale mi trovo più d’accordo, sebbene lì il percorso psicologico fosse inserito in un contesto quasi fantascientifico, l’accoppiata di due persone sole alla scoperta dei loro traumi sepolti è trattata in modo molto simile.

A tratti divertente a tratti drammatico, Russian Doll si fa guardare tutta d’un fiato. Incuriosisce, emoziona e ti lega ai personaggi. Natasha Lyonne è perfetta in ogni sfaccettatura della personalità di Nadia, veste i suoi panni in grande stile e insieme a Charlie Barnett riesce a creare qualcosa di nuovo, fatto sì di intrecci confusionari come quelli nella nostra testa, ma che riesce a lanciare il suo messaggio, seppur nascosto tra i tanti interrogativi.

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Claudia Amici

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Il mio nome rispecchia la mia solare personalità. Sono appassionata di letteratura, drogata di serie tv e spacciatrice d'immagini per MegaNerd su Instagram.

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