Maniac – Recensione

Maniac, la serie originale Netflix diretta da Cary Fukunaga approda sulla piattaforma il 21 settembre riscuotendo da subito un grande successo da parte del pubblico

Stremati da una fase difficile della loro vita e da fardelli che da ormai troppo tempo portano sulle spalle, Annie Landsberg e Owen Milgrim decidono di prendere parte ad un trial clinico per la Neberdine Pharmaceutical and Biotech. L’azienda, all’avanguardia nel settore della neurochimica, sta infatti cercando volontari per testare dei nuovi rivoluzionari farmaci che potrebbero cambiare la vita di molte persone curando qualsiasi tipo di disturbo mentale.

La miracolosa terapia è divisa in tre step principali, distinti in base alle pillole che innescheranno i processi neurali: la pillola A che individuerà il trauma primario, la pillola B che approfondirà il trauma e gli ostacoli da superare e la pillola C che guiderà i pazienti nel confronto e nella riparazione delle proprie fratture emotive. Il progetto, ideato e realizzato dai dottori Muramoto, Mantleray e Fujita, prevede l’uso dell’avanzato computer GRTA ed ha come obiettivo finale quello di rendere obsoleta la terapia della parola e la psicoterapia, eliminando così qualsiasi intermezzo umano nel percorso di guarigione.

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Sebbene i due protagonisti siano spinti da motivazioni ben diverse, si ritroveranno ad intraprendere lo stesso percorso e a condividere la parte più intima dei loro sogni. Owen è afflitto da schizofrenia e decide di sottoporsi alla sperimentazione per allontanarsi dai membri della propria famiglia, soffocato dalle loro richieste e da una vita che lo opprime. Annie è depressa da ormai molti anni ed è riuscita a procurarsi illegalmente la pillola A; dopo esserne diventata dipendente, decide di entrare a tutti i costi a far parte del progetto, spinta sostanzialmente da crisi di astinenza. Ed è così che inizia questa serie, che ad uno sfondo drammatico e grottesco sovrappone una trama fantascientifica; una serie in cui niente è del tutto chiaro e che ci lascia con il dubbio costante che ci sia qualcosa di più grande e più profondo, tramite un intreccio di connessioni mentali, visioni e realtà distorte.

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Maniac ha voluto portare sullo schermo un percorso psicologico dal principio alla conclusione, in modo originale e profondo. Emma Stone e Jonah Hill riescono a guidarci in una descrizione delicata dei traumi e di una vita soffocata dai demoni interiori, senza mai darci modo di porci al di sopra delle loro condizioni ma stimolando piuttosto una grande empatia. L’intreccio delle loro esperienze immaginarie porta in primo piano l’importanza delle connessioni, l’estremo bisogno di comprensione di due persone disturbate e sole che passano dalla rassegnazione al proprio dolore alla lotta per la guarigione. La bravura dei due attori è impressionante e gioca un ruolo fondamentale nella riuscita della serie, grazie a loro la complessità di Owen e Annie riesce ad emergere all’interno delle ambientazioni più disparate, saltando da una personalità all’altra, da una storia all’altra, da un’epoca all’altra.

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Con la regia di Cary Fukunaga (True Detective) e la scrittura di Patrick Somerville, Maniac è composto da 10 episodi e disponibile su Netflix dal 21 settembre. È un inno alla connessione, alla liberazione e un viaggio alla scoperta delle infinite capacità della mente umana.

 

 

 

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Claudia Amici

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Il mio nome rispecchia la mia solare personalità. Sono appassionata di letteratura, drogata di serie tv e spacciatrice d'immagini per MegaNerd su Instagram.

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