Lego – La multinazionale del mattoncino paga la concorrenza dei videogames, ma è in utile

Parlare di lavoro in un sito di fumetti ed intrattenimento, non è fuori luogo, se non altro perché il tema ritorna spesso negli stessi (si pensi, ad esempio, a Dylan Dog e al suo impegno contro alcune politiche poste in essere dalle multinazionali) e anche perché proprio questo universo offre potenziali sbocchi occupazionali (si guardi, a tal proposito, questo articolo sul coding).

La notizia colpisce poiché, per le giovani generazioni, è anche più famoso di quello di Berlino: il muro di mattoncini della Lego, se non crolla, comincia a scricchiolare e, come spesso accade, a rimetterci sono i lavoratori, 1.400 dei quali potrebbero ricevere presto una lettera di licenziamento. Questo perché i ricavi dell’ultimo semestre non hanno segnato i risultati sperati dal management.

Un poco di storia: come abbiamo già avuto modo di raccontarvi qui, Lego nasce fra le due guerre mondiali, per la precisione in Danimarca, su intuizione di un falegname di Billund, ma solo in seguito, sul finire degli anni ’50, assume la forma che ancora oggi, con tutte le varianti del caso, ben conosciamo: quella di piccoli mattoni di forma diversa che, incastrati, realizzano vere e proprie sculture.

Ad un passo dal fallimento, nel 2003, una terza intuizione – l’accordo con le major dell’intrattenimento – permette all’azienda di rilanciarsi, inanellando una serie di performance positive, fino al giugno scorso, quando si registra un calo del 3% dell’utile netto, che pure raggiunge la ragguardevole cifra di 460 milioni di euro. Gli analisti spiegano che ciò è dovuto alla concorrenza dei videogiochi, proprio quel mondo che, però, la stessa multinazionale danese ha iniziato ad invadere con prodotti che richiamano il famoso mattoncino, ma in formato digitale.

Insomma, volendo banalizzare e in assenza di altri dati, la Lego sta guadagnando meno del previsto perché ha voluto far altro rispetto a quello che gli viene bene, vale a dire i mattoncini, davanti ai quali si è senza età. Non per niente, su molte scatole vi è scritto da tre a novantanove anni.

Greystoke

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