Lara Croft e l’Ultima Crociata – Impressioni sul reboot di Tomb Raider

Il ritorno di Lara Croft al cinema non ci ha lasciati del tutto indifferenti: siamo andati a vederlo speranzosi, anche se consapevoli che Hollywood e videogames non vanno molto d’accordo

Noi ce l’abbiamo messa tutta. Sul serio, io per primo.
Ho chiamato a raccolta la redazione e ho chiesto di andare a vedere tutti insieme questo nuovo capitolo di Tomb Raider, che coincide anche con il reboot della saga cinematografica.
Tra buche e sparizioni dell’ultimo minuto, alla fine il gruppetto d’impavidi era composto da Saki, la Sig.ra Moroboshi, l’Oscuro Passeggero, un membro del nostro gruppo Facebook e ovviamente da me. Siamo pronti, i tempi di Angelina Jolie sono lontani, ora è il momento di fare sul serio e di conoscere Alicia Vikander. Riuscirà a entrare nei nostri cuori?

Le due ore del film scorrono in modo piuttosto fluido e visto che tendenzialmente alle persone rimane impresso nella mente solo l’ultimo giudizio letto in una recensione, cominciamo a dire cosa NON va in questo Tomb Raider, per poi segnalare gli aspetti positivi del film. Insomma, prima le brutte e poi le (poche) buone notizie, giusto per non lasciarvi completamente con l’amaro in bocca.

Lara Jones

La cosa peggiore di questo Tomb Raider è che si ha la forte sensazione di vedere un film già visto. Non tanto perché la trama è sostanzialmente la stessa del videogioco, quanto per il fatto che questa pellicola ricalca piuttosto fedelmente Indiana Jones e l’Ultima Crociata. Davvero tanti i punti in comune con il film di Spielberg (magari ci diranno che sono omaggi…): se da una parte avevamo i nazisti, qui c’è un’organizzazione che nei modi li ricorda molto; Il rapporto tra il protagonista e suo padre: Indy aveva certamente più problemi di Lara con il genitore, ma anche qui non si scherza.
In entrambi i film bisogna superare tre prove all’interno di un tempio antico, prima di mettere le mani sulla ricompensa: il Santo Graal nel caso di Indiana Jones, la tomba della principessa Himiko per Lara.

Wonder Lara

Va bene che il film è tratto da un videogioco e dunque c’è una certa “sospensione della realtà”, però chiariamo un punto: se imposti il film in modo ultra-realistico, puntando a una visione molto Nolaniana del personaggio, appare davvero difficile credere che una ragazza normale, anche se molto allenata, possa sopravvivere a tutto quello che capita alla povera Lara. Magari potrebbe anche riuscirci, ma avrebbe poi bisogno di un periodo di riposo per riacquistare le forze. Accadono più cose a lei che a Rambo nella sua intera filmografia… scene bellissime, ma se decidi di puntare tutto sulla realtà, lei non può essere una via di mezzo tra Rambo e Wonder Woman, dai.

Simply the best

Il connubio cinema/videogames non è mai stato particolarmente felice: dal film di Super Mario Bros., passando per l’orrendo Street Fighter degli anni 90, fino ad arrivare ai recenti blockbuster (i due Tomb Raider con Angelina Jolie, Resident Evil, Prince of Persia, Assassin’s Creed, World of Warcraft, ecc.), non sono mai usciti fuori dei capolavori. Al limite dei film appena sufficienti, incapaci di bissare il successo videoludico sul grande schermo: storie stravolte, protagonisti quasi mai all’altezza della situazione, trame debolissime. Qualcosa si salva, ma è ben poco, bisogna essere onesti.

Qui però non ce la sentiamo di buttare via tutto, anzi: nonostante alcune pecche, Tomb Raider per noi è assolutamente sopra la sufficienza, grazie soprattutto alla straordinaria interpretazione di Alica Vikander. La giovane attrice svedese lotta come un leone e da sola tiene in piedi un film tutto sommato banale, ma che grazie a lei diventa assolutamente godibile. La prospettiva di un sequel non ci fa così paura, purché si riesca a costruire una trama molto più solida attorno a una protagonista davvero ben calata nel personaggio.

Un piccolo passo in avanti è stato fatto, ora è tempo d’iniziare a correre.
Che dite, ci fidiamo di Lara?

 

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Mr. Kent

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Appassionato di fumetti, curioso per natura, attratto irrimediabilmente da cose che il resto del mondo considera inutili o senza senso. Sono il direttore di MegaNerd e me ne vanto.

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