Krypton – Recensione prima stagione

La serie TV che ci fa scoprire il pianeta natale di Superman è stata una piacevole sorpresa: in Italia è appena terminata la prima stagione, ve la raccontiamo

Le serie TV sui supereroi funzionano e, di fatto, ormai pullulano sugli schermi americani (e, di conseguenza, su quelli mondiali). Una delle ultime, in ordine di tempo, è Krypton, serie creata da David S. Goyer (già sceneggiatore del film Batman v Superman: Dawn of Justice) per il canale SyFy (in Italia, invece, è disponibile su Premium Action, visibile sia su Mediaset Premium che su Sky).

La storia si basa sulla mitologia del personaggio di Superman ed è ambientata sul pianeta natìo dell’eroe dei fumetti, duecento anni prima della sua nascita. Protagonista è suo nonno Seg-El, che si trova a vivere ai margini della società con i propri genitori, dopo che il patriarca Val-El – che è nonno dello stesso Seg – è stato condannato a morte con l’accusa di tradimento del regime alla guida della città di Kandor. Quattordici anni dopo la morte di Val-El, Seg viene contattato da Adam Strange, un supereroe terrestre proveniente dal futuro, che gli racconta di Superman e del rischio che questi sta correndo per colpa di un suo nemico, intenzionato ad alterare la linea temporale.

La narrazione di Krypton non è il solito misto – alla CW, per capirci – di supereroismo e vicende amorose da teenager, nonostante non manchi la consueta tensione sensuale (dopotutto, il pubblico vuole sempre sapere se i propri beniamini prima o poi andranno a letto, no?). Ma è una serie che vive di alti e bassi. Comincia bene, con la rappresentazione di una città divisa in caste e la netta contrapposizione fra le alte sfere e i “senza rango”, categoria in cui è finita anche la famiglia El dopo l’ostracismo subito. Poi diventa intrigante, con l’arrivo quasi immediato di Adam Strange dal futuro. Quindi zoppica un po’ in attesa di un finale che probabilmente la riporta alle buone premesse iniziali.

Seg-El è forse il personaggio più simile ai cliché dell’Arrowerse. La massima autorità di Kandor City, invece, è un personaggio con molto potenziale (e per sapere se alla fine verrà disatteso o meno, non potete far altro che guardare la serie): la Voce di Rao, che si cela dietro una maschera e porta con sé quell’aura di mistero che rende le cose interessanti. L’esecutore materiale dei dettami della Voce è, invece, Daron-Vex, il capo magistrato di Kandor, il tipico villain opportunista che ogni storia di supereroi deve avere per far incazzare il pubblico. Poi ci sono le donne: Jayna-Zod, il Primus della forza militare kryptoniana, e sua figlia Lyta, amante di Seg-El ma promessa in sposa al soldato Dev-Em. Uno dei temi centrali del racconto è proprio la relazione fra madre e figlia, incentrata sulla disciplina spartana imposta dall’una e sugli sforzi per farsi amare e accettare dalla genitrice dell’altra. Degna di nota è anche la bella e fatale Nyssa-Vex, magistrato e figlia di Daron-Vex, nonché promessa sposa di Seg. La presenza di Adam Strange, invece, serve ad accendere la miccia della narrazione e, in qualche modo, a connettere il presente e il passato di Superman.

Nel corso della serie, diventiamo familiari anche con la personalità di Val-El grazie al suo ologramma, quello tipico kryptoniano che contiene la memoria del suo originale e serve ai discendenti per apprendere insegnamenti e ottenere informazioni. Infine il cattivo: Brainiac, sul cui prossimo funesto avvento veniamo costantemente stuzzicati, puntata dopo puntata. Sembra qualcosa di notevole, ma fino alla fine non sapremo se verremo soddisfatti o meno, e questo è un punto di forza per una narrazione episodica, perché mantiene vivo l’interesse anche nei momenti di stasi (e in Krypton ve n’è più di uno). Nella serie ritroviamo anche due celebri personaggi del presente di Superman, catapultati nella Krypton di suo nonno da David S. Goyer per rinsaldare il legame dello show con la mitologia del celebre “alieno americano”. Ma questo stratagemma narrativo sembra piuttosto forzato, a dire il vero, e il giudizio dei fan di Kal-El al riguardo è, infatti, abbastanza contrastante.

L’ambientazione è un “simil-Star Wars” ma con una resa neanche lontanamente paragonabile al capolavoro di George Lucas. Se è vero che da una serie tv di SyFy non ci si può aspettare una scenografia da colossal, d’altro canto sarebbe lecito esigere almeno una resa meno raffazzonata. Fra una scena e l’altra, infatti, in poco tempo, i personaggi si spostano dalla città alla Fortezza della Solitudine (dove Val-El aveva raccolto le proprie ricerche, condannate dal regime kryptoniano, sulla minaccia aliena), che per anni è stata introvabile, nonostante il Governo di Kandor l’avesse cercata in lungo e largo, e che adesso, dopo la rivelazione di Strange a Seg-El, sembra che sia dietro l’angolo e che ci si arrivi con una fermata del 45 barrato. Stesso discorso per il passaggio dalla città, sotto la cupola, all’esterno. E poi l’accesso al palazzo del regime di Kandor. Si entra e si esce con una facilità e una rapidità che pare un porto di mare.

Per fare un esempio, ad un certo punto Adam Strange vuole arrivare a parlare con Daron-Vex che – ricordiamolo – è il numero 2 di Kandor. Per farlo si fa arrestare (probabilmente per attività molesta) e in quattro e quattr’otto lo ritroviamo davanti al capo magistrato, portato dalle guardie. Quindi si deduce che a Krypton basti dire di avere informazioni importanti per farsi credere ciecamente e farsi ricevere nell’ufficio del vice-capo. Tutto troppo semplice.

Ad ogni modo, nel complesso, la serie è godibile e lascia ben sperare per la seconda stagione (in pochi, alla vigilia, avrebbero scommesso su un rinnovo). Gli eventi di questo primo capitolo e il modo in cui si sviluppa il finale sono, di fatto, un ragionevole indizio per una salita di livello della storia.

Gianluca Caporlingua

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