In Giappone nasce un’organizzazione mondiale contro la pirateria

A partire da quest’anno in Giappone, ci saranno nuove leggi contro la pirateria editoriale, con collaborazioni aziendali a livello mondiale

Nel 2012 il Giappone ha approvato una legge che rende illegale scaricare film e musica senza licenza da Internet. Ma per poter tutelare anche altre categorie come riviste, manga e opere letterarie, si è dovuto aspettare 8 anni per la realizzazione di un emendamento sul copyright. la pena per i trasgressori sarà teoricamente di due anni di carcere e una multa fino a 2 milioni di yen, pari a 19 mila euro circa. Questa nuova legge è molto specifica e si avvale di tutto ciò che viene scaricato senza licenza.

A partire dal mese di aprile di quest’anno verrà inoltre creata una coalizzazione mondiale contro la pirateria guidata dalla Japan’s Content Overseas Distribution Association (CODA), con sede in Giappone. La Coda è nata nel 2002 come organizzazione attraverso la quale si vuole cooperare per ridurre la piraterai in tutto il mondo e promuovere la distribuzione internazionale di contenuti giapponesi. A partire dal 2013, si sono  uniti con l’Anti-Counterfeiting Association (ACA) al fine di rafforzare la capacità di proteggere il copyright e offrire misure complete contro la violazione del copyright in Giappone e all’estero.

Questa nuova organizzazione sarà composta da trentadue membri di 10 nazioni diverse tra cui editori giapponesi come Kodansha, il colosso dello streaming Netflix, e la Motion Picture Association (MPAA) , la China Copyright Society e la Rights Protection Agency . Si prevede che aderiranno anche organizzazioni della Corea del Sud, del Vietnam e di altri paesi della regione del sud-est asiatico.

I suoi membri includono nomi davvero importanti del settore, tra cui Aniplex, Kadokawa, Good Smile Inc , Kodansha , Sunrise, SHUEISHA Inc, Shin-ei Animation, Studio Ghibli e Sony Music Entertainment, Tezuka Productions, Toei Animation, TMS ENTERTAINMENT, Bandai Namco e Production IG .

L’obiettivo dell’organizzazione è quello di riuscire a localizzare i pirati, ovunque si trovino, e poter aiutare i governi locali nelle loro indagini. Ciò è dovuto dal fatto che la polizia non può indagare a meno che la persona non commetta il crimine ripetutamente, inoltre molte centrali di polizia non hanno unità proprie di controllo della criminalità informatica, come quella metropolitana di Tokyo. Inoltre, dato che molti pirati si appoggiano a server fuori dalla nazione, c’è bisogno della cooperazione di più paesi per poter indagare sul malintenzionato e poter mandare avanti le indagini in modo efficacie. 

Secondo un recente rapporto, la pirateria è costata all’industria dei manga in Giappone circa 800 miliardi di yen (circa 6 miliardi di  euro) nel periodo gennaio-ottobre 2021, mentre il danno negli Stati Uniti è maggiore, superando i mille miliardi di yen all’anno (circa 7 miliardi e mezzo di euro).
Inoltre, i dati di ABJ, un gruppo con sede a Tokyo che lavora contro i contenuti piratati, indicano che i primi dieci siti di pirateria hanno avuto circa 200 milioni di visite dal Giappone solo nel dicembre 2020. Si tratta di una perdita stimata di oltre 41,4 miliardi di yen (oltre 300 milioni di euro) nell’industria degli anime e dei manga.

I Downloader di piccola scala non saranno comunque ancora perseguitati, a meno che il detentore del copyright stesso non denunci l’accaduto. Come spesso capita, i Giapponesi si avvarranno del buon senso dei cittadini e alla legge per scoraggiare la criminalità.


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