Il nWo nella WWE: da potenziale successo a totale fallimento

La macchina del tempo di Wrestling Vintage questa settimana ci riporta indietro fino al 2002, anno in cui cercarono d’inserire a tutti i costi il New World Order all’interno della WWF/E. I risultati furono disastrosi, vediamo insieme perché.

wrestling vintage NWO

Di recente mi è capitato di rivedere alcuni momenti delle puntate di Raw e Smackdown! del periodo a cavallo fra febbraio e luglio del 2002, quello in cui la World Wrestlling Federation/Entertainment tentò di introdurre nei suoi show la celebre stable del New World Order. Ed ho avuto modo di ripensare al modo in cui il fato e i dirigenti della federazione di Stamford riuscirono a distruggere in pochi mesi il brand che, solo qualche anno prima, aveva letteralmente rivoluzionato il mondo del wrestling permettendo alla rivale World Championship Wrestling di battere la WWE negli ascolti per ottantatré settimane consecutive.

Secondo Bruce Prichard, già personaggio on screen (i quarantenni lo ricorderanno come il paonazzo e fastidiosissimo predicatore Brother Love) e dirigente di lungo corso della WWE, «L’idea era buona ma il modo in cui venne messa in pratica non lo fu affatto. Probabilmente avremmo dovuto fare un sacco di cose in maniera diversa». Probabilmente…

Questa è la storia di un esperimento che poteva essere un grande successo ma, ahimè, fu trasformato in un totale fallimento.

Verso la fine del 2001, archiviato un altro grande disastro, cioè la storia dell’invasione della WCW nei programmi della WWF/E, ideata a seguito dell’acquisizione della federazione rivale da parte di quest’ultima (pensate a quanto potenziale ebbe per le mani McMahon a inizio dei Duemila e come riuscì a sprecarlo per la disperazione di noi fan!), nella storyline, Ric Flair diventa il comproprietario della WWF, in aperto contrasto con l’altro azionista di riferimento, cioè lo stesso Vince McMahon. Dopo aver messo sotto contratto i membri originali Hulk Hogan, Kevin Nash e Scott Hall, nel mese di febbraio del 2002, in occasione del pay-per-view No Way Out (le cui iniziali sono le stesse del nome della leggendaria fazione), la stable viene quindi (re)introdotta nei programmi televisivi. Giusto in tempo per l’evento più importante dell’anno, Wrestlemania X-8, che si sarebbe tenuto un mese dopo.

 

Sempre Prichard, in uno dei suoi famosi podcast, racconta che la decisione di riportare in WWF/E i tre famosi wrestler fu molto sofferta e contrastata. McMahon la mise addirittura ai voti ma tutti coloro i quali vennero interpellati espressero la propria contrarietà. Il boss, però, era sinceramente intrigato dall’idea di riavere Hogan nel proprio roster (dopo il suo addio nel 1993) e, soprattutto, dagli introiti che questa mossa avrebbe potuto generare.

Dato che, nei discorsi dietro le quinte, il trio veniva considerato come una sorta di cancro che avrebbe potuto rovinare l’armonia che in quel periodo caratterizzava lo spogliatoio, si decise che anche on screen l’nWo sarebbe stata presentata come un virus iniettato da McMahon nella sua creatura, la WWF/E, che il malvagio proprietario era disposto distruggere piuttosto che condividere con Ric Flair.

wrestlemania x-8

In occasione di Wrestlemania, per l’nWo vengono organizzati due match – sulla carta – stellari. Scott Hall, al cui angolo c’è l’inseparabile Kevin Nash, se la sarebbe vista con “Stone Cold” Steve Austin, mentre Hulk Hogan avrebbe affrontato The Rock. Dello straordinario successo di quest’ultimo incontro, definito a ragion veduta “Icon vs Icon”, abbiamo già parlato in un’altra puntata della nostra rubrica. Sull’altro, invece, spendiamo qui due paroline, purtroppo non proprio entusiasmanti.

Austin non era affatto contento di trovarsi in questa contesa perché temeva fortemente che Hall, ancora alle prese con le proprie dipendenze, avrebbe mollato tutto prima del pay-per-view. Se a questo aggiungiamo anche che, a quel tempo, lo stesso Austin non era nella miglior condizione fisica, è facile immaginare il risultato: una rivalità portata avanti e finalizzata con un risultato largamente sotto le aspettative.

Come se non bastasse, a causa dell’inattesa nostalgica reazione del pubblico nei confronti di Hogan, largamente sostenuto da “cattivo” durante il suo match con The Rock, largamente fischiato da “buono”, la WWF/E fa la prima fesseria: l’nWo viene subito smembrata e Hogan torna a vestire il rosso e giallo di quando era un beniamino del pubblico negli anni Ottanta e Novanta.

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Scott Hall e Kevin Nash rimangono quindi da soli. Poi, a inizio maggio, Hall, più volte ripreso dai dirigenti per i suoi comportamenti poco professionali fuori dal ring, viene licenziato. E per molti, purtroppo, si tratta di un finale già scritto sin dalla firma del contratto. Nash, invece, nel frattempo si è infortunato ed è costretto a rimanere temporaneamente lontano dalle scene. Per cui, i dirigenti della WWF/E cercano di portare avanti la storyline rimpinguando le fila dell’nWo e, in questo modo, commettono lo stesso errore di cui si erano macchiati i loro omologhi in WCW, cioè aggiungere al gruppo altri membri (oltretutto, con una modalità da lista della spesa). Viene arruolato uno degli originals della prima nWo: “X-Pac” Sean Waltman. Poi serve un gigante che possa sostituire l’infortunato Nash: dentro Big Show. Infine, giusto qualcuno che possa ricordare al pubblico la federazione dove l’nWo era nata: ecco l’ex campione WCW Booker T, che entra nella fazione giusto per qualche settimana, prima di essere buttato fuori dal nuovo leader Shawn Michaels…aspetta, Shawn Michaels? Sì, proprio lui: l’Heartbreak Kid, uno dei due membri fondatori della D-Generation X, una sorta di “copia” dell’nWo – secondo Eric Bischoff, ideatore di quest’ultima – creata da McMahon nel 1997 per cercare di contrastare lo strapotere dei rivali negli ascolti. Insomma, tanti spunti ma tutti molto confusi. E il pubblico non apprezza.

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Mentre Hogan, in nome della remunerativa nostalgia, torna a vincere il titolo di campione WWF/E a Backlash, dopo quasi dieci anni dall’ultima volta, l’nWo annaspa. Kevin Nash è tornato e il suo rinnovato sodalizio con Shawn Michaels (ricordate quando, a inizio dei Novanta, facevano furore insieme come Diesel e “il ragazzo che spezza i cuori”?) per un po’ sembra una ventata di aria fresca per un progetto che non riesce a decollare nell’apprezzamento degli spettatori.

Ma, ahimè, si tratta del classico fuoco di paglia. Poche settimane dopo il suo rientro, a inizio luglio, durante un incontro cinque contro cinque, Nash si strappa il quadricipite. La prognosi sarà molto severa: altri nove mesi di inattività. Privato dell’ultimo reduce del gruppo originale, nella puntata della settimana successiva a McMahon non rimane che dichiarare l’nWo sciolta per sempre.

Una fine davvero ingloriosa per una delle stable più importanti della storia del wrestling che il già citato Prichard commenta così: «La storyline dell’nWo fu semplicemente maledetta. Continuavamo ad avere problemi. L’infortunio di Kevin fu solo l’ultimo chiodo nella bara dell’esperimento nWo in WWF/E». Purtroppo.

 

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Gianluca Caporlingua

Cresciuto (???) giocando a calcio e sbucciandomi le ginocchia sui campi in terra della provincia siciliana. Da bambino, però, il sogno (rimasto nel cassetto) era quello di fare il wrestler. Dato che mia madre non mi avrebbe mai permesso di picchiare gli altri, ho deciso di cominciare a scrivere le storie dei miei eroi. Oggi le racconto filtrandole coi ricordi d'infanzia.

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