Il fiore della strega – Recensione

Quando siamo bambini abbiamo un’insaziabile voglia di sapere e di conoscere, gli adulti che ci circondano non fanno altro che insegnarci come stare al mondo, ma una cosa dobbiamo impararla da soli: diventare uomini

Cosa significa essere uomo? È un dilemma esistenziale che ci accompagna sin dalla tenera età. Quante volte abbiamo sentito dire “Ormai sei un ometto” oppure “Diventerai un vero uomo”? Durante la crescita il nostro “uomo preferito” la maggior parte delle volte è proprio nostro padre, le bambine s’innamorano del proprio papà e i maschietti giocano ad imitarlo. Lui è il primo “uomo” che conosciamo e noi lo vediamo come una figura capace di completare il senso della vita, ma probabilmente nemmeno i nostri papà sanno davvero come si diventa uomini.

Ernest Hemingway diceva che «Essere uomini è un mestiere difficile e solo pochi ce la fanno», Albert Einstein consigliava di «Non cercare di diventare un uomo di successo, ma piuttosto un uomo di valore», Martin Luther King affermava invece che «La vera misura di un uomo non si vede nei suoi momenti di comodità e convenienza, bensì tutte quelle volte in cui affronta le controversie e le sfide». Il dilemma sul significato del diventare uomo accompagna Tami, protagonista di questo racconto, un ragazzino norvegese che vive viaggiando da solo alla ricerca di imprese eroiche che lo rendano sempre più forte.

Tami è nato in un villaggio sperduto di una terra fredda, selvaggia e pericolosa. Resta orfano molto presto ed è obbligato ad abbandonare la sua casa per intraprendere un percorso imposto per tradizione dai suoi antenati: raggiunti i 10 anni è costretto all’esilio e potrà fare ritorno solamente quando sarà diventato un uomo.

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Ma il ragazzino, per quanto coraggioso e volenteroso, non sa come si diventi uomini. Associa il significato della sua realizzazione a quello di un eroe e così si cimenta in scontri con demoni e bestie, si butta a capofitto nella ricerca di tesori, pur essendo consapevole che nulla di tutto ciò lo renderà un vero uomo. Durante uno dei suoi viaggi, quando è quasi sul punto di arrendersi, Tami incontra un vecchio sciamano; questo gli rivela che per raggiungere il suo obiettivo dovrà arrivare al villaggio di Kariga, là vive una strega che coltiva fiori magici e se riuscirà a prenderne uno riuscirà finalmente a raggiungere il suo obiettivo: diventare un vero uomo.

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Tami così si mette alla ricerca del villaggio e, carico di buone speranze, arriva alla meta superando da vincitore altre dure avversità, che lo porteranno a conoscere Mira e la sua famiglia. Mira è una ragazza solare e carica di energia, è lei ad insegnare al ragazzo il valore di avere accanto qualcuno su cui contare, che sappia sorreggerci e proteggerci, soprattutto quando si è piccoli ed è facile commettere molti errori.

Tami impara dalla sua nuova amica che si può rimediare alle scelte sbagliate, che al mondo esistono molti tipi di uomini, e soprattutto, che per diventare l’uomo giusto non c’è alcuna fretta.

Enrico Orlandi, autore di questa graphic novel pubblicata da Tunué nella collana Tipitondi, è nato a Cesena nel 1991, ha conseguito nel 2015 la laurea all’Accademia di Belle Arti di Bologna e Il fiore della strega è il suo libro di esordio.

Davvero un buon esordio, cavalcando una storia con i caratteri del fantasy classico e ponendo come fulcro il modo in cui le nostre scelte possano creare delle conseguenze di cui bisognerà farsi carico, è riuscito a creare una storia efficace che ripercorre i requisiti di crescita di ogni individuo. I dialoghi sono chiari, accompagnati da vignette semplici ed espressive, la scelta dei colori regala armonia e nitidezza agli ambienti e alle emozioni dei protagonisti.

 

 

Abbiamo parlato di:

Saki

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Cuore giapponese in un corpo italiano, leggo manga dalla più tenera età e sogno ancora di cavalcare Falcor! Curiosa fino allo sfinimento, sono pronta a parlarvi delle mie scoperte!

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