Halloween Havoc 1995, Un evento terrificante (prima parte)

La macchina del tempo di Wrestling Vintage oggi ci riporta al 1995: è tempo di Halloween, è tempo di raccontare un evento… terrificante: Halloween Havoc!

copertina wrestling vintage halloween havoc

Halloween è arrivato e, dato che ormai questa tradizione americana è stata importata un po’ ovunque nel mondo, Italia compresa, anche noi dedicheremo questa e la prossima puntata di Wrestling Vintage a un evento terrificante: l’edizione del 1995 dello storico pay-per-view Halloween Havoc prodotto dalla World Championship Wrestling.

Lascio a voi stabilire se la definizione di “terrificante” sia più appropriata al tema a cui si rifaceva lo show – la notte delle streghe e dei fantasmi, appunto – o ai match, per così dire, peculiari disputati quella sera a Detroit. Quello che è certo è che, rileggendolo ventisei anni dopo, lo slogan scelto per promuovere lo spettacolo, Non c’è nessun posto dove nascondersi, sembra una minaccia ben riuscita. Per chi ebbe il coraggio di acquistare il biglietto.

Tenete presente che, circa due mesi prima di quel 29 ottobre, era iniziata “la guerra del lunedì sera” con la World Wrestling Federation di Vince McMahon per gli ascolti televisivi. E, per cercare di superare la concorrenza, la WCW puntava tutto su Hulk Hogan, superstar strappata proprio ai rivali l’anno precedente. Nella locandina del pay-per-view, l’Hulkster digrigna i denti mentre stringe fra le mani una zucca animata (cioè proprio il disegno di una zucca photoshoppato fra le sue manone…). E questo fa molto anni Novanta, non c’è dubbio. Di fatto, il main event della serata, addirittura diviso in due diverse fasi, è la battaglia fra il campione baffuto e The Giant, che in WWE sarebbe diventato The Big Show. Ma di questo parleremo la prossima settimana.

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Hogan è comunque una presenza costante nella WCW del 1995, anche negli incontri in cui non è direttamente impegnato. In quel periodo, infatti, si era formato questo grottesco gruppo di “cattivi” dall’aria spettrale chiamato Dungeon of Doom, il cui unico scopo nella vita era eliminare l’Hulkamania dalla federazione. Chiunque fosse associato con Hogan, di fatto, diventava automaticamente un obiettivo da abbattere. Come nel caso di “Macho Man” Randy Savage che ad Halloween Havoc deve respingere l’assalto di The Zodiac, l’ex barbiere della WWF adesso vestito e truccato come una zebra. Poco dopo l’inizio della contesa, un fan si produce in una vera e propria invasione del ring che costringe l’arbitro al placcaggio in stile football. Qualcuno sostiene che l’ingresso improvvisato dello spettatore abbia fatto immediatamente scalare Zodiac al terzo posto nella classifica dell’interesse mostrato dal pubblico per le persone coinvolte nel match. Fatto sta che, mentre la sicurezza accorre per dare man forte al direttore di gara, i due lottatori sono costretti a continuare l’azione all’esterno del quadrato. Tornati sul ring, con un’esecuzione della mossa letteralmente imbarazzante, Zodiac tenta di lanciarsi addosso a Macho Man dal paletto ma questi riesce a spostarsi e poi a chiudere la partita con la sua solita gomitata volante.

Avete presente quando un “cattivo” batte in maniera scorretta un “buono”? In genere questo provoca una reazione di stizza nello sconfitto che si sente, giustamente, defraudato della vittoria. Ecco, evidentemente la sera del 29 ottobre il mitico “Road Warrior” Hawk dei Legion of Doom doveva essere di buon umore perché, nel suo caso, le cose non vanno esattamente così. Il suo match con il giapponese Kurasawa rappresenta l’occasione per vendicarsi di quanto accaduto mesi prima, quando il lottatore orientale gli aveva rotto un braccio alla fine di un incontro di coppia. E, in effetti, l’ex tag team champion mantiene il controllo di quasi tutti e tre i minuti in cui si sviluppa l’azione. Fino a quando, però, Kurasawa non riesce a schienarlo per il conto di tre facendo leva sulle corde con i piedi. A quel punto, direte voi, Hawk si sarà arrabbiato, avrà protestato con l’arbitro, avrà promesso all’avversario di fargliela pagare, giusto? Niente di tutto questo. Piuttosto, il wrestler con i paraspalle a punta, rialzatosi immediatamente dopo il suono del gong, dopo qualche secondo di apparente smarrimento, sale sul paletto alzando le braccia al cielo per festeggiare col pubblico. Così, senza un perché.

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Più tardi, dopo aver lottato e vinto i propri rispettivi match, Randy Savage e Lex Luger devono affrontarsi in quello che per entrambi è il secondo incontro della serata. In quei mesi, Luger aveva mostrato una posizione abbastanza ambigua rispetto al Team Hogan, di cui faceva parte anche Sting, da sempre grande amico del fisicato wrestler, e al Dungeon of Doom. Insomma, nessuno era riuscito a capire da che parte stesse veramente. Se, però, pensate che la contesa con Macho Man abbia chiarito le cose, siete completamente fuori strada. Al contrario, confusione su confusione: Jimmy Hart, il manager di Hulk Hogan che si presenta a bordo ring e interferisce senza che se ne sentisse il bisogno, Luger che cerca di schienare Savage mettendo i piedi sulle corde, quest’ultimo che lo spinge facendolo sbattere contro Hart e infine porta a casa la vittoria. Una serie di avvenimenti che sembrano buttati lì a caso. Alla faccia dello storytelling.

E il “meglio” deve ancora venire. Ce la farete ad attendere una settimana per scoprirlo? (Io sospetto di sì…)

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Gianluca Caporlingua

Cresciuto (???) giocando a calcio e sbucciandomi le ginocchia sui campi in terra della provincia siciliana. Da bambino, però, il sogno (rimasto nel cassetto) era quello di fare il wrestler. Dato che mia madre non mi avrebbe mai permesso di picchiare gli altri, ho deciso di cominciare a scrivere le storie dei miei eroi. Oggi le racconto filtrandole coi ricordi d'infanzia.

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