Fiocchi di cotone per Jeanie – Una storia di libertà e uguaglianza

speciale fiocchi di cotone

Una delle grandi stranezze legate alla storia dell’animazione seriale, risiede nell’affezione che i nipponici hanno sempre dimostrato nei confronti del filone World’s Masterpiece Theather. Parallelamente non possiamo che prendere atto del disinteresse da sempre mostrato dalla produzione occidentale. Che si chiami Heidi, Judy Abbott o Anna Shirley, gli studi d’animazione giapponese hanno impiegato la propria produzione per raccontare storie che appartengono alla nostra splendida letteratura di formazione. Questa predilezione ha garantito un susseguirsi di scelte felici di cui noi non possiamo che essere grati.

Tanta è stata la fortuna, che nacque un vero e proprio genere, il meisaku , che appunto può essere tradotto in “teatro dei capolavori del mondo”, come detto in apertura; vale a dire il racconto in serie, con la struttura tipica della telenovella, indirizzato soprattutto al pubblico femminile. E se di meisaku vogliamo parlare, non possiamo esimerci dal nominare Fiocchi di cotone per Jeanie, anime realizzato nei primi anni novanta dalla Nippon Animation in 52 episodi.

Pennsylvania, anno 1838. Jeanie MacDowell è una graziosa ragazza dai lunghi capelli biondi. Di buona famiglia, viene educata dai genitori al rispetto del prossimo indipendentemente dall’estrazione sociale e dal colore della pelle. Per l’America di quel tempo, ancora ben radicata nei suoi ideali razzisti e con la schiavitù appena debellata solo in qualche Stato come, appunto, la Pennsylvania, educare i giovani agli ideali dell’uguaglianza e al superamento della divisione in classi era non solo controcorrente ma quasi rivoluzionario. Jeanie è figlia della nuova borghesia, padre dottore e madre infermiera, e sogna di seguire le orme dei genitori che dedicano la propria vita agli altri. Il suo passatempo preferito è suonare al pianoforte con la madre, che le dà lezioni ogni giorno. Proprio la musica lega Jeanie ai suoi migliori amici. Da una parte abbiamo Stephen, un buon suonatore di armonica il cui futuro sembra tuttavia segnato dalla decisione del padre di farne un avvocato. Dall’altra abbiamo Bill, un ragazzo di colore che suona il banjo, impiegato nella proprietà dei MacDowell insieme alla sua famiglia.

Purtroppo Jeanie dovrà abbandonare presto la spensieratezza propria dell’infanzia ed entrare con passo triste nell’adolescenza a causa della morte drammatica e prematura della mamma.

Il padre deciderà di risposarsi e i rapporti burrascosi tra lei e la matrigna, le faranno maturare la decisione di studiare in un collegio femminile per prendere il diploma di infermiera. In collegio Jeanie non avrà vita facile a causa delle continue vessazioni della direttrice dell’istituto e di alcune sue compagne. Fortunatamente Bill si è trasferito con lei facendosi assumere alle dipendenze dell’internato. Conclusa l’esperienza in collegio, Jeanie inizierà il tirocinio trasferendosi in un orfanotrofio e prenderà a cuore le diverse problematiche legate ai ragazzi e alla stessa struttura che rischia di chiudere.

Parallelamente seguiremo le vicende di Bill, che seguirà la sua vocazione di diventare un musicista professionista iniziando a viaggiare con una Jazz band e di Stephen, costretto allo studio della professione forense. Tra Jeanie e Stephen c’è un legame speciale che, con la maturità, diventerà amore.

Verso la fine, con la delicatezza tipica del genere meisaku, i sogni e le speranze dei tre ragazzi diverranno realtà e nulla verrà lasciato in sospeso. Ogni aspetto della storia troverà la sua felice conclusione.

Questo è in breve Fiocchi di cotone per Jeanie, anime fresco e romantico che ci ha tenuto compagnia negli anni Novanta.

Diversi sono gli aspetti curiosi legati a questa serie di successo e ancora presente nel cuore, soprattutto, di tutte le ragazze.

Partiamo dal titolo scelto per l’Italia. In origine Kaze no naka no shojo kinpatsu, può tradursi in Jeanie la ragazza bionda nel vento. In effetti, una trasposizione letterale sarebbe stata una scelta idonea per il racconto realizzato dallo Studio Nippon. Da noi si scelse di rimandare a un’immagine ben precisa. Il cotone è il simbolo dello schiavismo in danno dei deportati neri costretti dai coloni bianchi a lavorare nelle piantagioni. Tuttavia l’anime non affronta assolutamente quest’aspetto, anche se regala ampio respiro ai temi dell’uguaglianza e della libertà di pensiero.

La storia, come abbiamo detto, inizia nel 1838 in Pennsylvania. La schiavitù in questo Stato venne abolita nel 1780. Bill e la sua famiglia, così come gli altri personaggi che incontriamo durante il racconto, non sono schiavi, ma uomini liberi. Certo, gli uomini e le donne di colore sono ancora lontani dall’acquisizione dei diritti civili propri per nascita della popolazione bianca. Bill tra tutti, a differenza di Jeanie e Stephen non frequenta la scuola ed è costretto a lavorare. Ripetutamente subisce discriminazioni e maltrattamenti da parte dei conservatori. Fortunatamente i suoi amici sono sempre pronti a prendere le sue difese. Il messaggio arriva sempre diretto, uno dei pregi di questa serie.

La seconda osservazione che possiamo fare riguarda la Pennsylvania, Stato storicamente dell’Unione, privo di grandi piantagioni di cotone.

Infine la scelta di Bill d’inseguire i suoi sogni legati alla musica. A metà dell’ottocento siamo ancora lontani dalla nascita del jazz. Dovremmo fare un salto di almeno cinquant’anni e spostarci in Louisiana per godere delle sue splendide vibrazioni.

Stesso discorso a questo punto per la sigla scritta da Alessandra Valeri Manera (e da chi sennò). Sicuramente Fiocchi di cotone per Jeanie è una di quelle sigle che si salvano in parte dalla bruttezza tipica del calderone Mediaset. Tuttavia qui è ancora più forte il rimando al lavoro degli schiavi nei campi di cotone. Li perdoniamo perché il messaggio della sigla è bello, soprattutto visto il pubblico giovane a cui si rivolge.”La libertà regala pace e armonia e fiorirà se c’è democrazia”, è un bel verso, dai.

In apertura, abbiamo detto quanto gli studi d’animazione giapponesi siano affezionati alla letteratura per ragazzi europea e americana. Il caso di Fiocchi di cotone tuttavia è davvero, davvero particolare.

Questo dolce e delicato anime trae ispirazione da una ballata e non da un romanzo. La storia nasce da Jeanie With The Light Brown Hair scritta e musicata nel 1854 da Stephen Collins Foster (1826-1864).

Quella di cui parliamo è una bellissima canzone d’amore dedicata dal compositore alla moglie, Jeanie McDowell.  Dalla realtà alla fantasia, Stephen e Jeanie diventano i protagonisti di una storia che ne racconta la loro giovinezza, la formazione e uno spaccato, anche se non fedelissimo, della storia americana pre e durante guerra di secessione.

Il testo della ballata è talmente bello che merita di essere letto per intero:

I dream of Jeanie with the light brown hair,
Borne like a vapor on the sweet summer air;
I see her tripping where the bright streams play,
Happy as the daisies that dance on her way.
Many were the wild notes her merry voice would pour,
Many were the blithe birds that warbled them o’er:
I dream of Jeanie with the light brown hair,
Floating, like a vapor, on the soft summer air.
I long for Jeanie with the daydawn smile,
Radiant in gladness, warm with winning guile;
I hear her melodies, like joys gone by,
Sighing round my heart o’er the fond hopes that die:
Sighing like the night wind and sobbing like the rain,
Waiting for the lost one that comes not again:
I long for Jeanie, and my heart bows low,
Never more to find her where the bright waters flow.
I sigh for Jeanie, but her light form strayed,
Far from the fond hearts round her native glade;
Her smiles have vanished and her sweet songs flown,
Flitting like the dreams that have cheered us and gone.
Now the nodding wild flowers may wither on the shore
While her gentle fingers will cull them no more:
Oh! I sigh for Jeanie with the light brown hair,
Floating, like a vapor, on the soft summer air.

Magari ai più il nome Stephen Foster non dirà nulla nell’immediato, ma se io vi citassi Oh, Susanna? Esatto. Foster è un autore che conosciamo anche noi grazie alla sua ballata più famosa.

In generale, Fiocchi di cotone per Jeanie gode di un comparto sonoro ottimo che fa uso di cover dei brani originali composti da Foster: Jeanie with the light brown hair ovviamente, ma anche Old folks at home/Swanee River e la celeberrima Oh, Susanna. Indubbiamente c’è un problema temporale, perché queste canzoni sono popolarissime e cantate da tutti nell’anime quando Stephen è ancora poco più che un bambino. Non importa; non c’è nessuna pretesa degli autori di trasporre la biografia del compositore dopotutto.

Prima del celeberrimo Fiocchi di cotone per Jeanie, un altro studio d’animazione giapponese, la Dax International, nel 1979 regalò al pubblico Kinpatsu no Janie, ovvero Jeanie dai lunghi capelli.

Questa serie, al pari della sua sorella più famosa, venne trasmessa in Italia ma solo dalle reti locali e proprio per questo non si rallegrò dello stesso successo di pubblico. Jeanie è la figlia di un ricco proprietario ed è fidanzata con Robert che deve partire per il fronte. In piena guerra di secessione, quest’anime offre ottimi spunti storici e una trama per nulla scontata. Anche in questo caso, la fonte d’ispirazione principale fu la ballata di Stephen Foster dedicata alla moglie Jeanie. Nonostante le due serie condividano gli intenti, non si può parlare di remake da parte di Nippon Animation che lavorò sull’idea dandone un’impostazione totalmente diversa.

Non posso che concludere consigliandovi questo dolce meisaku. Si respirano ideali di libertà e uguaglianza, si lavora per il riscatto della condizione femminile e, ovviamente, è presente una dolce storia d’amore e amicizia. La serie completa è disponibile in due Box DVD a cura della Yamato.

Jeanie è una ragazza forte e piena di ideali. Ha un sorriso splendido e contagioso, esattamente come il futuro marito canterà facendola conoscere, molto tempo dopo, a tutti noi.

Sig.ra Moroboshi

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Contro il logorio della vita moderna, si difende leggendo una quantità esagerata di fumetti. Non adora altro Dio all'infuori di Tezuka. Cerca disperatamente da anni di rianimare il suo tamagotchi senza successo. Crede ancora che prima o poi, leggerà la fine di Berserk.

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