Doraemon – Tra fan theory e lezioni per crescere

Doraemon è il celebre gatto robot di Fujiko F. Fujio. Tra fan theory e una morale degna di Esopo, scopriamo insieme cosa si cela dietro alla star dei bambini golosa di dorayaki

speciale doraemon

Secondo solo a Mickey Mouse per fama, dispensatore di consigli e soluzioni che provengono dal futuro, Doraemon è l’unico gatto dell’universo che ha una pazienza infinita con gli esseri umani.

Adoriamo Doraemon, la sua strabiliante capacità di restare serafico e avere una soluzione per tutti i problemi; i suoi consigli per aiutarci a crescere responsabili e coraggiosi sono preziosi. Soprattutto, Doraemon non ci abbandona mai anche se combiniamo un mare di pasticci, e questo fa di lui un amico sincero di cui poterci fidare sempre.

Nel 1969 in Giappone, Hiroshi Fujimoto e Motoo Abiko, meglio noti con lo pseudonimo Fujiko F. Fujio (Carletto il principe dei mostri, Nino il mio amico Ninja) crearono Doraemon, senza probabilmente avere idea di quanto sarebbe diventato famoso il loro gatto robot. Dal manga alla serie animata e ancora ai lungometraggi (l’ultimo è del 2019), questa è la storia di un successo che non hai mai subito battute d’arresto. Da quarant’anni le piccole disavventure quotidiane di Nobita Nobi e del suo amico giunto dal futuro tengono compagnia ai bambini di mezzo mondo.

In Italia Doraemon gode anche di pubblicazione grazie a Edizioni Star Comics per la felicità di grandi e piccoli lettori che hanno così avuto la possibilità di avere un assaggio dell’opera originaria.

Da una parte abbiamo un gatto giunto da un futuro lontano, dotato di una tasca senza fondo (funziona come il gonnellino di Eta Beta) da cui Doraemon tira fuori complicatissimi congegni tecnologici per risolvere ogni problema possa venirvi in mente. Golosissimo di dorayaki, teme i topi più di ogni altra cosa.

 

Doraemon

Dall’altra troviamo Nobita Nobi, uno studente di quarta elementare che spesso viene preso in giro dai compagni perché non è abile nello studio e nello sport. Dimentica sempre di fare i compiti, prende brutti voti a scuola e arriva continuamente in ritardo. Adora poltrire ed ha un debole per la graziosa Shizuka Minamoto, sua amica d’infanzia e compagna di classe.

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Le disavventure di Nobita si susseguono ininterrotte, capitolo dopo capitolo; episodio dopo episodio. Per quanto il nostro occhio adulto possa trovare l’impianto statico, proviamo a tornare bambini per apprezzarne appieno la bellezza che, come spesso accade, si cela dietro alla semplicità. Nobita si caccia nei guai e Doraemon gli offre il suo aiuto tramite un chiusky (o ciusky). Poiché Nobita è un bambino che non applica mai la giusta misura, finisce sempre per cacciarsi in qualche guaio, costringendo Doraemon a intervenire. Ogni avventura si conclude con una morale semplice, intuitiva che i bambini riescono a cogliere per imparare dagli sbagli del coprotagonista. I disegni sono spassosi, hanno un taglio comico e linee pulite.

Su Doraemon è stato detto e scritto di tutto, soprattutto a causa della mancanza di un finale dell’opera. I fan sparsi per il mondo hanno cercato risposte in ogni dove, sino a procurarsele direttamente dal mondo della fantasia. Esistono numerosi epiloghi dell’opera, fan theory sulla conclusione delle sue avventure.

Per provare a tacere i rumor della rete, anni fa intervenne addirittura l’editore Shogakukan per diffondere una fine ufficiale, ma soltanto per la versione animata.

doraemon

Tuttavia, quello che forse non è stato detto, o ha avuto una risonanza marginale rispetto alla ricerca ossessiva della parola fine, è il profondo significato dietro a quest’opera per bambini. Doraemon ci racconta la quotidianità di un bambino apatico che trascorre la maggior parte del tempo dentro casa. Nobita Nobi è un gioco di parole che può essere tradotto in “uno che se la prende comoda”.  Non ha nessuna voglia di studiare, interagisce pochissimo con i suoi coetanei che, alla prima occasione lo bullizzano senza pietà. Come non ricordare Takeshi Goda, per gli amici Giant, un bambino violento a capo di una improvvisatissima gang di ragazzini. Gli unici momenti di gentilezza, Giant li riserva alla sorellina più piccola. Nobita non fa che essere sgridato. A scuola ci pensa il Maestro, a casa i genitori e questa routine, non fa che affossare ancor di più il carattere poco incisivo del nostro coprotagonista.

Potremmo banalizzare e riderci su, dopotutto è solo un bambino e sicuramente l’anime ha strappato a tutti noi più di un sorriso quando Nobita si caccia nei guai. Ora tuttavia siamo cresciuti, e da grandi la nostra analisi deve necessariamente essere diversa. Dobbiamo dare  a questo bambino un motivo per alzarsi dal letto, per studiare e diventare grande. Insegnargli a cavarsela da solo; a non abbassare la testa davanti a chi lo maltratta.  Nobita aveva bisogno di un amico speciale. Ecco allora il nostro Doraemon.

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Provenendo dal futuro, Doraemon sa perfettamente cosa potrebbe accadere se non si intervenisse per tempo. Nobita sarebbe un elemento negativo della società portando addirittura al fallimento diverse aziende e riducendo la sua famiglia sul lastrico. Così il nostro gattone tutto sorriso, tra un dolcetto e l’altro, ce la mette davvero tutta per rendere il suo bambino un futuro adulto responsabile, buono e rispettoso. Questo ovviamente avviene tra mille peripezie, chiusky che si guastano, sfortune che si susseguono e tante, tante risate.

Doraemon insegna a Nobita a non mentire, a non barare con lo studio, ad essere obbediente con i genitori e gentile con la piccola Shizuka. Non è facile, ma lui non demorde mai. Il papà è il classico salaryman, assente quasi tutto il giorno. Quando torna a casa, è di poche parole e a volte alticcio per aver bevuto. Distrutto dal lavoro, affida l’educazione quasi esclusivamente alla mamma, Tamako Kataoka che passa il tempo a casa, sempre affaccendata e nervosa per i guai che combina il figlio.

Nobita ha bisogno di un amico sincero, di qualcuno che oltre a sgridarlo impieghi del tempo per fargli comprendere i suoi sbagli e che le scorciatoie per ottenere ciò che si vuole, non portano a nulla di buono.

Doraemon e Nobita

Fujiko F. Fujio ci ha insegnato con semplicità e risate che per riuscire nella vita, non è sbagliato chiedere aiuto se siamo in difficoltà e che dobbiamo circondarci di amici sinceri sempre pronti a spronarci a fare la cosa giusta. Il loro linguaggio semplice e un gatto buffo con una tasca magica hanno fatto tutto questo.

Se volete passare del tempo in compagnia di Doraemon e Nobita (non può che farvi bene), Star Comics ha pubblicato in sei volumi le avventure di Doraemon, scegliendo tra le più significative e divertenti. Abbiamo una doppia edizione e la più recente è tutta a colori.

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E ora veniamo al tanto discusso finale di Doraemon. La prematura scomparsa di Hiroshi Fujimoto nel 1996, ha portato all’interruzione del manga. Quindi vi anticipo che, nonostante ciò che possiate trovare in rete, Doraemon non ha una fine ufficiale. Ciò non toglie che gli epiloghi che circolano siano degni di attenzione, alcuni talmente papabili da aver convinto che siano frutto degli autori. Scopriamo insieme quali sono.

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Il risveglio dal coma di Nobita

Questo è indubbiamente l’epilogo dell’opera più famoso che sia stato creato. Nobita è un bambino gravemente malato, che si addormenta in un lungo coma. Tutte le avventure vissute in compagnia di Doraemon sarebbero confinate in un sogno alterato, probabilmente indotto dalla presenza di un peluche a forma di gatto di colore blu che gli ha fatto compagnia per tutta la degenza in ospedale. Risvegliatosi dal coma, Nobita capisce che è tutto frutto della sua immaginazione e lentamente si addormenta per sempre. Tiriamo tutti insieme un sospiro di sollievo, tutto ciò non è mai stato scritto. Chiunque si sia imbattuto in questa fan theory, non è riuscito a trattenere le lacrime.

Nobita va in paradiso

Versione che prende spunto dalla precedente. Anche in questo caso Nobita è gravemente malato ed è caduto in un profondo coma. Doraemon le prova tutte per salvarlo, sino a vendere tutti i suoi tecnologici chiusky, tranne uno, per pagare un intervento che riesca nell’impossibile intento. Purtroppo Nobita non riuscirà a salvarsi. Tuttavia, l’ultimo chiusky di Doraemon ha il potere di trasportare le persone in qualsiasi dimensione esse desiderino. Nobita esprime il desiderio di andare in Paradiso e Doraemon lo accontenta. Anche in questo caso, via con i lacrimoni.

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Il killer Doraemon

Non poteva mancare il finale macabro. Doraemon, stufo dei guai combinati da Nobita, spaccia una pistola per uno dei suoi chiusky. Nobita per utilizzare il gadget, mette la canna in bocca e si spara. Non solo falso ma raccapricciante. La rete ha creato anche questa teoria per concludere le avventure di Doraemon. Va bene che Nobita è in grado di far perdere la pazienza a chiunque, ma non c’era davvero bisogno di arrivare a tanto?

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Il bellissimo finale di Nobuo Sato

Il finale disegnato dall’Autore di doujinshi Nobuo Sato è sicuramente il più bello circolato negli anni. Tornato da scuola, Nobita trova Doraemon senza vita. Dell’inizio di questa fan theory esistono diverse versioni. C’è chi dice che un topolino abbia danneggiato le batterie di Doraemon; altri parlano di un guasto al battery pack. Nobita, disperato di aver perso il suo migliore amico, viaggia nel futuro alla ricerca di una soluzione per risvegliare Doraemon. Scoprirà che cambiando le batterie al gatto, quest’ultimo perderebbe la memoria e al suo risveglio non avrebbe nemmeno riconosciuto Nobita. Il bambino allora promette a sé stesso che si sarebbe impegnato tanto nello studio, sino a trovare una soluzione che ridesse vita a Doraemon. Passano gli anni, Nobita si sposa con il suo primo amore Shizuka. Dopo oltre trent’anni dalla sua laurea, finalmente trova il modo di risvegliare Doraemon senza dotarlo di nuove batterie. E così tutti vissero felici e contenti e Doraemon e Nobita saranno nuovamente fianco a fianco, amici per sempre. Un bellissimo omaggio a un’opera storica che ne ha colto totalmente il senso.

Doraemon finale

Il finale dell’anime

La fine decisa da Shogakukan. Nobita è ormai cresciuto. Una sera, mentre Nobita dorme, Doraemon decide di far ritorno nel futuro perché il ragazzo è diventato un adulto responsabile e non ha più bisogno di lui. Nobita e Shizuka si sposeranno, vivranno felici e il nostro ragazzo ricorderà per sempre le strabilianti avventure vissute con il suo amico gatto.

Nobita e Shizuka

Se ci pensate, è bello che le avventure di Nobita e Doraemon non abbiano una fine. È ancora qui per farci compagnia, per stare accanto soprattutto ai bambini. Finché ne avrà voglia, lasciamo che si mangi i nostri dolcetti e vegli sornione su di noi.

 


Sig.ra Moroboshi

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Contro il logorio della vita moderna, si difende leggendo una quantità esagerata di fumetti. Non adora altro Dio all'infuori di Tezuka. Cerca disperatamente da anni di rianimare il suo tamagotchi senza successo. Crede ancora che prima o poi, leggerà la fine di Berserk.

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