Disincanto stagione 2 – Recensione

La nuova serie di Matt Groening, realizzata per Netflix, è tornata con una nuova stagione. Partita un po’ in sordina, Disincanto è riuscita a conquistare anche i più scettici. Sarà riuscita a confermarsi con i nuovi episodi? Ce ne parla la nostra Carla

recensione disincanto 2

Lenta, senza il mordente dei precedenti lavori di Groening, banale: sono alcuni dei commenti letti per questa seconda stagione di Disincanto.

Per quanto ci riguarda invece, non è andata così male. Siamo sempre di fronte ad un prodotto che non sono né i Simpson Futurama.

È una serie diversa, anche meno umoristica, con più attenzione a trama e ambientazione, e questa seconda stagione non delude.
Manca quasi del tutto la satira al presente, le citazioni politiche e tutto ciò che ha reso grandi ed intramontabili i precedenti lavori di Groening, ma Disincanto è una bella serie, piacevole, divertente con strizzatine d’occhio e citazioni a letteratura, film e altro, insomma è inutile paragonarla al resto: è un’altra cosa.

È anzi forse più Medievale (di quel medievale un po’ stereotipato) della scorsa, qualche accenno a Dante e al viaggio infernale, leggende e trasformazioni, passaggi segreti, magia, incantesimi. 

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La nostra Beanie è sempre lì a fronteggiare in modo poco professionale (per una principessa), tutti gli intoppi che le capitano insieme ai suoi fidatissimi Luci ed Elfo. Quest’ultimo soprattutto assume una parte più consistente come risolutore di alcune avventure e spalla della protagonista. Ma tanto spazio è lasciato a re Zog, e ad altri personaggi che nella prima serie erano rimasti più sullo sfondo, come il fratellino anfibio di Beanie. 

Gli episodi anche se sono legati da un fil rouge che in questa stagione è il mistero che avvolge la famiglia della madre di Beanie e la sua missione su questa terra, mantengono comunque un’impostazione autoconclusiva, con storie a sé stanti che in alcuni casi si allontanano dal fulcro principale. 

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È come se questa stagione si sviluppasse su blocchi narrativi: le prime puntate incentrate sulla madre di Beanie e la sua famiglia, poi il blocco che riguarda Elfo ed il suo salvataggio (che a mio parere sono quelle meglio riuscite) e il ritorno a casa con tutte le peripezie di Zog. 

Siamo d’accordo che non sia la serie della vita, ma è pur sempre un bel prodotto godibile e ironico. Il tratto distintivo è infatti raccontare la solita fiaba con castelli e principesse, avventure meravigliose e cuori infranti in un modo totalmente nuovo e scanzonato. Un fantasy a modo suo, con tanti ribaltamenti e tanti stranissimi personaggi.

Il personaggio della serie per noi rimane sempre Luci, anche se in questa stagione perde un po’ della sua importanza, il demone che diventa sempre più ambiguo, sempre a metà tra bene e male continua a conquistarci, un po’ come il resto della serie.

 

 

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Carla Gambale

Non si ha memoria di quando abbia iniziato a leggere, ma non ho mai smesso. Lotto da tempo immemore con mia madre per farle comprare una nuova libreria. Tra un'emicrania e l'altra mi adopero a leggere, scrivere e parlare di libri, fumetti e serie tv, poi nel tempo libero studio anche archeologia

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