Dalle streghe a maneki neko, dal divano allo spazio: i nostri gatti sono ovunque!

Per la Giornata Internazionale del Gatto, abbiamo deciso di proporvi uno speciale interamente dedicato ai nostri amici felini. Ovviamente, in salsa nerd

Salve a tutti sono Saki, 31 anni, indosso una maglietta di Doraemon e sono una gattofila!

Mi sembrava opportuno presentarmi per dare subito una “piega politica” a questa riflessione, nata con la cara Signora Moroboshi. Tutto è iniziato davanti a una birra, in un piccolo pub a noi caro, mentre fuori una gatta ci osservava…

Uno dei proverbi più famosi e più citati, afferma che il cane è il migliore amico dell’uomo: senza dubbio possiamo fidarci più di un animale che gioisce solo per la nostra presenza e a prescindere da come viene trattato ci sarà sempre fedele, ma cosa succede quando abbiamo un gatto ad accompagnarci? Un gatto che ci fa da guida? Il gatto è per eccellenza un animale indipendente, affascinante e soprattutto impone a noi poveri padroni le sue abitudini e i suoi gusti. Il piccolo essere peloso sa chiaramente cosa vuole e ammettiamolo… lo ottiene sempre!

È stato accompagnato nel corso degli anni da ingiusti appellativi, specialmente nel mondo occidentale: da quando è stato messo accanto alle streghe – nero e col pelo dritto – è diventato portatore di sventura e allontanato perché opportunista e ruffiano.

Mentre il cane salvava il mondo grazie a Lassie, il gatto viveva sempre una vita parallela indipendente dall’uomo e sembrava curarsene solo per risolvere i suoi bisogni primari.

Fortunatamente grazie al nostro caro Oriente, la figura del gatto ha sempre più influenzato storie e leggende: è doveroso partire dal celebre maneki neko, il gatto con la zampina alzata e una moneta sulla pancia che ormai vediamo spesso riprodotto soprattutto come gadget.

Varie sono le leggende dietro questa zampetta che saluta o c’invita ad avvicinarci: alcune dicono che il gatto abbia salvato un monaco da un fulmine, altre che abbia riportato sulla giusta strada giovani che si erano perduti,  altre ancora che con quel gesto di richiamo abbia salvato un famoso feudatario da una trappola preparata per lui lungo il cammino; fatto sta che il gatto è diventato uno spirito saggio portatore di fortuna.

Il mio primo gatto era un maschio, tutto rosso, lo ricordo soprattutto per quanto era grosso e perché ingiustamente  lo chiamai “Fiorellino”. Perché? Perché quella famosa Fiorellino giramondo viveva tantissime avventure e in ogni singola puntata era affiancata dal suo gatto!

Quindi, pensateci bene, quanti gatti conoscete che hanno fatto da saggi accompagnatori a consiglieri? Quanti erano partecipi della vita di normali bambini e quanti invece avevano poteri anomali?

Salve a tutti sono la Signora Moroboshi, di anni ne ho 33 e di gatte che mi tengono in ostaggio due. È vero quanto dice Saki (tranne che sulla birra, perché non era solo una), siamo totalmente in balia di una febbre felina che non accenna a diminuire. Per fortuna, l’unica cosa che negli ultimi tempi è andata scemando è la potenza distruttiva della Sanrio che ci ha ficcato Hello Kitty in pratica ovunque.

Mettendo da parte questa pessima parentesi paragonabile solo all’incubo dei Teletubbies partorito dalla BBC, il Giappone è il Paese che più di tutti ci ha regalato un immaginario vastissimo di gatti, tanto che è impossibile elencarli tutti. Mentre creo in testa un elenco con un minimo di senso, ripenso a quelle anarchiche della Igarashi e della Mizuki che affiancano a Candy Candy un procione. Alzatevi e applaudite per favore.

Procione a parte, il gatto molte volte è riuscito a rubare totalmente la scena ai protagonisti delle storie, diventando il depositario di gag memorabili. Il “tris sbanca tutto” a mio parere è tutto rappresentato da Torakiki e il suo spiccato accento tedesco in Hello SpankGiuliano in Kiss me Licia che con la sua ingombrante presenza è il compagno inseparabile di Andrea – e scambierebbe le sue nove vite a disposizione con gli okonomiyaki preparati da Marrabbio – e infine Ercole e le sue otto tonnellate di pelo in “È quasi magia Johnny”. Ercole e i suoi tentativi di evasione per sfuggire ai dispetti delle sorelle di Johnny ormai sono leggendari.

Il Giappone è dunque il Paese che del gatto ne ha fatto un simbolo e dove la venerazione va oltre ogni immaginario. Io che vado in giro perennemente con la spazzola acchiappa pelo, bofonchiando insulti a bassa voce perché ho paura della tremenda vendetta delle mie gatte, mi chiedo come potrei sopravvivere nell’isola di Aoshima o a Tashirojima dove i gatti residenti vantano un rapporto di uno a sei con gli umani presenti. Introdotti in entrambe le isole per sterminare le colonie di topi che minacciavano la vita nei villaggi, divennero i protettori e gli animali guida per eccellenza. E da tali li ritroviamo in Sailor Moon, depositari del passato delle Sailor, consiglieri della Regina Serenity nonché promoter ufficiali della Bandai visto che ogni accessorio magico veniva da loro donato e poi subito commercializzato e sì, benvenuta povertà.

Le mie gatte odiano profondamente LunaArtemis e Diana perché hanno capito che è colpa loro se colleziono bollini Chiquita da attaccargli in fronte.

Come guide giungono a noi addirittura da altri pianeti, pronti a rimbrotti continui e votati al martirio contro le cause perse come Nobita. Doraemon, la cui popolarità in Giappone è paragonabile a quella di Mickey Mouse nel resto del mondo, prova in tutti i modi a rendere Nobita una persona migliore con i suoi infiniti chiusky che tira fuori dalla tasca-pancia. Altra causa persa è Yu Morisawa/Creamy affidata ai consigli di Posi e Nega, due poveri micetti abbandonati sulla Terra da Pinopino, l’infame folletto del pianeta Stella Piumata.

Come ci ha ricordato Saki a più riprese, il gatto è l’animale che più di tutti lo Studio Ghibli ha inserito nei suoi splendidi racconti animati per accompagnare i suoi giovani protagonisti in mille avventure, (passaggio del testimone!) abbiamo parlato già del Gattobus ne Il mio vicino Totoro che addirittura accompagna le bimbe protagoniste dalla mamma malata! I Ghibli hanno lasciato ampio spazio ai felini con I sospiri del mio cuore in cui troviamo un gatto che prende addirittura la metropolitana da solo e un altro di nobili origini vestito come un barone; per non parlare del regno dei gatti in La ricompensa del gatto! Tanto per citarne un altro che ci è rimasto sicuramente nel  cuore c’è il tenero Jiji, che stavolta è proprio nero e accompagna la streghetta Kiki.

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2 Comments

  • Curiosità:come mai ti fai chiamare signora Moroboshi?

    • Ciao 🙂
      Quando lessi Lamù, mi rimase impressa la mamma di Ataru Moroboshi. Non ha nome proprio, le si rivolgono sempre chiamandola, appunto, Signora Moroboshi e questa cosa mi divertiva molto. In più non ha mai preso le parti del povero Ataru, dimostrando una grande onestà intellettuale. Quando una cosa è indifendibile, va detto chiaro e tondo! 🙂
      Continua a seguirci, un caro saluto
      Sig.ra Moroboshi

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