Chi si ricorda Wrestling Magazine?

In questo nuovo episodio di Wrestling Vintage vogliamo ricordare una rivista cult degli anni 90, cucinata con gli ingredienti più disparati, senza senso, il cui sapore, però, per un bambino di dieci anni o poco più era sublime. Signore e signori, ecco a voi Wrestling Magazine

wrestling vintage wrestling magazine
Dico a voi, amanti del wrestling oggi quarantenni o giù di lì. Vi ricordate quel giornaletto che uscì nelle edicole italiane nel mese di Novembre del 1991 editato da Renzo Barbieri Editore srl? Quello stesso Renzo Barbieri scrittore e inventore di fumetti erotici come Lando, molto famosi negli anni Settanta.

Certo, il fatto che chi pubblicava la rivista di wrestling fosse lo stesso che editava i fumetti “sconci” che i ragazzini dei Settanta leggevano di nascosto nella propria cameretta non giocava molto a favore dell’affidabilità del prodotto. Ma quando a gennaio del 1992 mi recai a comprare Topolino o Juve Squadra Mia (la memoria mi tradisce su questo dettaglio), la giornalaia del mio paese aprì il pacco con le nuove riviste appena arrivate e, mentre le passava in rassegna per trovare quello che le avevo chiesto, al centro di una delle copertine intravidi Hulk Hogan vestito da Suburban Commando, personaggio dell’omonimo film che nella versione italiana si intitola Cose Dell’Altro Mondo. “Quello, quello!”, fu la mia immediata reazione. La povera donna tornò indietro: “Ma questo non è quello che mi hai chiesto…”. Io, però, intanto avevo letto bene il titolo, Wrestling Magazine, e ormai volevo solo quello.

Tempo dopo avrei scoperto che si trattava del secondo numero e che, quindi, evidentemente mi ero perso la prima uscita. Poco male, riuscì a procurarmela in un’altra edicola, visto che, altrettanto evidentemente, dalle mie parti non ci dovevano essere tanti piccoli invasati come me che facevano a gara per acquistare quel piccolo “gioiello”.

Ed oggi voglio rileggere con voi proprio il primo numero di Wrestling Magazine, la prima rivista originale tutta italiana (erano stati stampati altri titoli ma si trattava di traduzioni fedeli di uscite americane) dedicata al nostro sport-spettacolo preferito e rivolta a un pubblico prettamente adolescenziale. La pubblicazione arrivò fino a dodici uscite che vennero editate fra Novembre del 1991 e l’inizio del 1993. Io le avevo acquistate tutte ma una quindicina di anni fa, purtroppo, vennero sacrificate sull’altare dei miti Ordine e Pulizia da una genitrice incurante degli affetti cartacei di uno sventurato ex-fanciullo. O, se voleste essere più prosaici: dato che ormai non vivevo più regolarmente sotto il suo stesso tetto, mia madre fece spazio nella mia stanza, che traboccava di libri, riviste e cassette, buttando un po’ di roba che ormai le sembrava inutile per un adulto (?). Oh me tapino!

 

wrestling magazine numero 1
Comunque, oggi possiedo una copia delle ristampe che la casa editrice ripubblicava dopo qualche mese dall’uscita originale in forma di albo doppio (in pratica venivano incollati insieme due numeri sotto una copertina esterna dove c’era scritto Wrestling Magazine Replay). Si tratta di una copia addirittura firmata in originale da Hulk Hogan che ho acquistato da un collezionista e che tengo al sicuro, a varie centinaia di chilometri di distanza da mia madre.

Dicevamo all’inizio che la qualità dei contenuti non era proprio il punto di forza di questo giornaletto editato da chi aveva avuto successo coi fumetti erotici una ventina d’anni prima. Gli autori degli articoletti non avevano la più pallida idea dell’argomento, che era probabilmente scopiazzato qua e là da fonti americane, e, soprattutto, all’inizio la rivista parlava di wrestling giusto in qualche paginetta. Il resto erano cinema, autodifesa e americanate varie. Ma era comunque b-e-l-l-i-s-s-i-m-a!

wrestling magazine 1 autodifesa

A pagina 3, un editoriale firmato da un certo Davide Rossi, indicato come Direttore Editoriale, apre con un titolo di difesa rispetto al sentire comune di parecchi genitori: “Wrestling: forza, non violenza”. Il buon Davide stigmatizza le accuse degli adulti che considerano le trasmissioni televisive dedicate a questa disciplina diseducative e addirittura dannose per i giovani spiegando che “il wrestling invece è energia allo stato puro, ti dà carica ma al tempo stesso di toglie stress e nervosismo”. Meglio del Supradyn, insomma.

E per tranquillizzare ulteriormente i genitori sul fatto che il wrestling non sia diseducativo e, quindi, possono dare ai loro figli le 3.000 lire bimestrali per acquistare il giornaletto in tutta fiducia, da pagina 4 a pagina 8 c’è un’intervista (totalmente inventata) al mitico Andre The Giant che comincia con questa domanda: «È vero che una volta hai morso il tuo manager?». Certo, ovvio, perché so quanti danni può fare un cattivo manager, la risposta dell’altro, a certificare che i rapporti di lavoro è meglio risolverli a morsi, casomai qualcuno pensasse ad altre soluzioni.

Ma il concetto doveva piacere molto ai redattori di Wrestling Magazine, visto che più avanti nell’intervista, alla domanda «Qual è l’incontro più spettacolare che tu ricordi?», ad Andre viene fatto dire «quello con Hearthquake (scritto proprio così invece che Earthquake, nda.) in Wrestlemania V. Eravamo davvero inferociti e ad un certo punto lui iniziò perfino a mordermi le gambe come un cane rabbioso».

wm intervista andre the giant

Ora, al di là della sintassi, anch’essa decisamente “rabbiosa”, ci sarebbe da segnalare che questo match non è mai avvenuto a Wrestlemania V – ma va bene lo stesso – ma la cosa più importante è che il primo articolo della neonata pubblicazione rappresenta un vero e proprio spot pensato (da una mente contorta, non c’è dubbio) per acquisire la fiducia dei genitori dei piccoli lettori: mamme, accattatevilla, Wrestling Magazine, la lettura che accompagnerà nella crescita i vostri bambini! I quali, saltando direttamente a pagina 56, potevano pure imparare le tecniche dell’autodifesa leggendo una specie di fotoromanzo di sei pagine in cui due ragazzetti sono ritratti nell’atto di mollarsi calci e pugni a ripetizione. Ma la rubrica “non vuole essere affatto un incitamento alla violenza”, si capisce. No, e chi lo ha mai messo in dubbio?!

Il resto? Una pubblicità delle trasmissioni di wrestling di Tele+2, un lungo servizio su Arnold Schwarzenegger (non c’entra nulla ma almeno riempie); un sondaggio per votare il lottatore più amato (con le “comode” schede che, nell’era pre-Internet, andavano inviate via posta); un po’ di pagine su un videogioco a tema (coi lottatori che si basavano su quelli veri ma avevano nomi farlocchi per una questione di copyright) e sul merchandising della World Wrestling Federation; la rubrica della posta e, di seguito, un test (che negli anni Novanta era un must di ogni rivista per ragazzi) per scoprire quale wrestler sei; quattro pagine di foto di sport estremi e aneddoti curiosi (che stanno bene su tutto) e altre quattro pagine dedicate a Dylan Dog (eh??).

wrestling magazine 1

Una zuppa cucinata con gli ingredienti più disparati, senza senso, il cui sapore, però, per un bambino di dieci anni o poco più era sublime.

E per dolce? La rubrica chiamata “Wrest Art” in cui, però, ci sono alcuni disegni di guerrieri medievali. Evidentemente i lottatori quel giorno erano finiti. A volte può succedere.

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Gianluca Caporlingua

Cresciuto (???) giocando a calcio e sbucciandomi le ginocchia sui campi in terra della provincia siciliana. Da bambino, però, il sogno (rimasto nel cassetto) era quello di fare il wrestler. Dato che mia madre non mi avrebbe mai permesso di picchiare gli altri, ho deciso di cominciare a scrivere le storie dei miei eroi. Oggi le racconto filtrandole coi ricordi d'infanzia.

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2 Comments

  • Sono approdato su questa pagina per caso, perchè mi manca un numero della collana di Wrestling Magazine e ogni tanto scandaglio il web con la flebile speranza di trovarlo…
    Volevo solo dirti che io all’epoca in cui uscì la rivista avevo ben 20 anni, il doppio dei tuoi 10, e anche io, nonostante la consapevolezza piene che i contenuti erano una ciofeca bestiale, ero cmq inspiegabilmente affascinato dalla rivista non potetti fare a meno di acquistare tutti i numeri successivi, perdendone solo uno perchè ero in vacanza 🙁

    • Io penso che, consapevolezza o meno sulla qualità de suoi contenuti, il fascino di questo giornaletto, nei piccoli e meno piccoli che lo acquistavano, stava soprattutto nel fatto di essere la prima pubblicazione interamente prodotta nel nostro Paese, in un’epoca in cui l’approfondimento a cui si può accedere oggi nel mondo globalizzato era impensabile. E quindi anche un articoletto scopiazzato dalle riviste americane e riadattato da un “giornalista” nostrano ci sembrava un contenuto esclusivo, degno del costo di copertina, che ci permetteva di avvicinarci ulteriormente a quell'”americanata” che adoravamo guardare in tivù. In bocca al lupo con la tua ricerca!
      – Gianluca Caporlingua

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