Casinò, scienza o fortuna

Secondo la maggior parte delle persone, la vittoria in qualsiasi gioco di casinò è totalmente dipendente da una e un’unica cosa: la fortuna. Più che di fortuna è opportuno parlare di caso, a ben vedere, in quanto è la casualità insita in questi giochi a determinare, ora in positivo ora in negativo, l’esito degli stessi. Eppure, a giudicare da alcuni approcci scientifici a queste tipologie di giochi, parrebbe non essere così semplice. È pacifico infatti che la casualità abbia un ruolo sicuramente dominante sopra qualsiasi altro aspetto, e non c’è approccio scientifico di sorta che sia in grado di ribaltare un evento verificatosi casualmente durante una giocata per esempio su una slot machine, intrattenimento che ha coinvolto anche brand fra i più noti; ciononostante, in molti casi è stato dimostrato come l’applicazione di concetti scientifici al gioco sia in grado di agire sulle probabilità di un determinato evento, e agendo di conseguenza è possibile far pendere dalla propria parte la bilancia della casualità.

Uno dei più tradizionali e affascinanti giochi da casinò è senza dubbio la roulette, ed è difficile pensare a un gioco dal funzionamento più casuale di questo. In realtà, già a partire dalla diffusa credenza che vorrebbe inventore della prima roulette nientemeno che il famoso matematico Blaise Pascal, gli studi scientifici che sono stati fatti sul gioco in questione sono stati molteplici e accomunati da un’ipotesi comune: quella di poter prevedere dove le leggi della fisica porteranno la pallina a fermare il suo movimento. Fin dagli anni ’40 dello scorso secolo si è provato ad applicare modelli matematici noti al moto apparentemente casuale della pallina: tali tentativi sono culminati nel perfezionamento di uno dei primi computer indossabili di successo, messo a punto da due studenti di fisica alla fine degli anni ’70. Il dispositivo, alloggiato in una scarpa, era in grado di valutare le probabilità di successo di una puntata sulla base del settore che per primo la pallina toccava al lancio. La valutazione probabilistica, fornita dal minicomputer attraverso alcuni elettrodi, si è dimostrata corretta, anche se all’atto pratico l’utilizzo del dispositivo è stato reso impossibile per il sudore dell’utilizzatore.

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Passando a giochi di carte, il valore del calcolo probabilistico è noto a chiunque abbia mai giocato in squadra a un gioco come scopa. La comune pratica del tenere a memoria le carte fino ad allora giocate nelle precedenti mani è in grado di rendere diverse scelte di gioco molto più semplici, in quanto meno influenzate dai dubbi circa quali carte possano avere in mano gli avversari. Un ragionamento simile, per quanto ben più complesso, è alla base di un famoso metodo scientifico applicato al blackjack. Per chiunque si prenda la briga di conoscere le regole del blackjack studiandole approfonditamente, è facile capire come il buon esito della mano dipenda molto da un calcolo di probabilità che riguarda soprattutto le carte uscite fino al momento della giocata da fare. Proprio da questo presupposto è partita la nota storia del MIT Blackjack Team, portata a conoscenza del grande pubblico da film e libri, che ha dimostrato come attraverso il conteggio scientifico delle carte sia possibile assicurarsi un importante vantaggio nel gioco. Il metodo è stato di tale successo che a seguito dell’exploit molti casinò si sono attrezzati per prevenire tale pratica.

Infine, altro grande classico gioco da casinò è il poker, e anche in questo campo sono stati fatti numerosi tentativi di applicazione di concetti scientifici. Non mancano naturalmente le applicazioni probabilistiche, come dimostrato dalla teoria nota come pot odds: si tratta di un metodo attraverso il quale, partendo dalle carte note e sfruttando questi dati per fare delle previsioni, si è in grado di assegnare una percentuale di convenienza per ogni singola decisione da prendere. In questo modo non si annulla la componente di casualità insita nel gioco, ma l’assegnazione di valori quantificabili a ogni decisione è in grado di aiutare i giocatori più metodici. Sotto un punto di vista più generico, ad ogni modo, il fascino del gioco ha avuto il suo peso nella sua scelta per la messa a punto di un algoritmo sulla scia dello sviluppo delle intelligenze artificiali. Cercando di sviluppare un’intelligenza il più possibile umana, si è arrivati a creare un algoritmo noto come CFR+ che, attraverso l’esplorazione delle cosiddette scelte significative, è in grado di giocare a poker in maniera statisticamente indistinguibile da un essere umano.

 


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