I meravigliosi anni 90 – Il “Nature Boy” sul tetto della WWF

Continuiamo il nostro racconto dei meravigliosi anni 90 del wrestling, raccontando di quella volta in cui “The Nature Boy” Ric Flair salì sul tetto del mondo. WOOOO!


Dopo la controversa conclusione del match fra Hulk Hogan e The Undertaker a This Tuesday in Texas (ne abbiamo parlato QUI), nel mese di dicembre del ’91, il titolo  dei pesi massimi della WWF fu dichiarato vacante. La decisione ufficiale fu di rimetterlo in palio nel Royal Rumble match a gennaio del 1992. Per la prima volta (di due in assoluto, fino ad oggi), i trenta partecipanti non avrebbero lottato solo per il prestigio di vincere la “rissa reale” ma avrebbero anche avuto l’opportunità di aggiudicarsi la cintura più importante della federazione. Niente ranking, nessuna priorità, nessun primo sfidante: elimina tutti i tuoi avversari dalla contesa e il titolo è tuo.

È chiaro che, nel Royal Rumble match, più tardi sali sul ring, più opportunità hai di rimanerci fino alla fine. Mentre chi entra nelle prime posizioni sa già che, per ottenere la vittoria finale, dovrà realizzare una vera e propria impresa. Con queste premesse e animato dalla solita massiccia dose di arroganza e autostima, “The Nature Boy” Ric Flair – l’ex campione della rivale World Championship Wrestling recentemente passato alla corte di McMahon – esordì nella sua prima “rissa” con un difficilissimo numero tre. In Italia, quella Rumble andò in onda su Tele+2 e la voce del solito Dan Peterson raccontò ogni singolo minuto degli oltre sessanta in cui Flair sfoderò una prestazione fatta di bravura, furbizia e fortuna (che non guasta mai), laureandosi nuovo campione WWF contro ogni previsione e in un crescendo di esaltazione da parte del nostro Dan. Sul ring erano rimasti in tre: Ric, Sid Justice e Hulk Hogan. Ad un certo punto, Sid diede il benservito all’Hulkster, che in quel momento gli voltava le spalle, e questi, arrabbiatissimo per l’inaspettata eliminazione, gli prese un braccio nel tentativo di trascinare fuori anche lui. Da vecchia volpe qual è sempre stato, uno stremato Nature Boy si infilò prontamente nella “crepa” apertasi fra i due beniamini del pubblico e diede l’ultima spinta necessaria a far capitolare anche Sid. Dan Peterson era euforico, io invece ero furioso.

Ric Flair divenne così il primo lottatore in assoluto ad aver mai vinto sia il titolo WCW che quello WWF. Quando a tutti sembrava logico che le due più grandi stelle dell’ultimo decennio si sarebbero finalmente incontrate in un dream match a Wrestlemania VIII, per qualche strana ragione, i piani cambiarono. Infatti, l’incontro che avrebbe definitivamente sancito quale fosse il campione dominante nel mondo del wrestling scomparve inspiegabilmente dai programmi del Grandest Stage of Them All. Esistono varie versioni sulle reali motivazioni che portarono a questa decisione. Secondo Hogan, all’inizio l’idea era quella di fargli affrontare il Nature Boy, ma Vince McMahon, ad un certo punto, prese la decisione di non far disputare il match. Secondo Flair, invece, alla firma del contratto con la WWF gli era stata prospettata la possibilità di combattere contro Hulk ma non vi fu mai nulla di veramente concreto in questo senso. I soliti “beninformati”, invece, ipotizzano che il reale problema fosse, piuttosto, mettere d’accordo due degli ego più smisurati mai visti in questo sport-spettacolo.

Dopo lo sgarbo della Royal Rumble, Hogan e Sid avevano provato a ricucire i rapporti sfidando in coppia Flair e The Undertaker nella puntata di Saturday Night’s Main Event dell’8 febbraio. Ma ben presto Sid aveva mostrato il suo vero volto abbandonando Hulk in balia dei nemici: fu questo il pretesto per modificare l’avversario di Hogan a Wrestlemania VIII. Il 5 aprile del 1992, infatti, all’Hoosier Dome di Indianapolis, la card del più grande evento dell’anno presentò ben due main event: Hulk Hogan contro Sid Justice in quello che venne pubblicizzato come l’incontro d’addio del lottatore baffuto e Ric Flair contro il nuovo sfidante “Macho Man” Randy Savage per la cintura di campione del mondo. A tal proposito, venne creata una storyline secondo cui Flair millantava una relazione con Miss Elizabeth, moglie e manager di Macho Man. Immaginate quanto questo potesse ferire l’orgoglio dell’“uomo maschilista”, come lo chiamava Dan Peterson.

A Indianapolis, però, Savage riuscì a battere l’avversario e a vendicare l’offesa arrecata alla compagna, portandosi a casa – già che c’era – anche il secondo titolo assoluto della propria carriera. A fine match, però, scoppio un parapiglia a causa di un bacio “rubato” a Elizabeth da parte del solito Flair, coadiuvato nella sue malefatte dal fido Mr Perfect. È singolare il fatto che, solo qualche mese dopo, nella vita reale, Savage e Liz avrebbero divorziato.

L’incontro fra Hogan e Sid, invece, fu molto strano e il finale si consumò in un’atmosfera surreale. Era infatti previsto che sul ring irrompesse Papa Shango, una specie di stregone voodoo che qualche anno dopo avrebbe assunto l’identità di un…“rappresentante di donne dai facili costumi” – diciamo così – e si sarebbe fatto chiamare The Godfather. Quella sera, Shango se la prese comoda e, prima del suo arrivo, Hulk ebbe persino il tempo di eseguire la sua mossa finale: tutti si aspettavano il conto di tre ma incredibilmente Sid uscì dallo schienamento. Il pubblico era disorientato. Anche Dan Peterson lo era: “Oh oh…Papa Shaaaango? Ma cosa vuole Papa Shango?”. La risposta arrivò qualche secondo dopo: i due “cattivi” si unirono per picchiare Hogan. Mentre infuriava il pestaggio, tutti gli spettatori, sia nell’arena che a casa, aspettavano che arrivasse qualcuno dal backstage a salvare il proprio eroe. Fu a questo punto che si verificò uno degli episodi del wrestling più emozionanti a cui abbia mai assistito: il ritorno dell’Ultimate Warrior (con relativa reazione adrenalinica del telecronista, ovviamente).

Come abbiamo raccontato nel precedente episodio della nostra rubrica, Warrior era stato fuori dai giochi sin dall’estate del’91 a causa di una disputa di carattere economico con Vince McMahon. Con la prospettiva di un’imminente e prolungata assenza “strategica” dalle scene di Hogan (in quel periodo particolarmente sotto i riflettori per uno scandalo di steroidi in corso), McMahon decise di giocarsi nuovamente l’altra grande carta a sua disposizione. A dire il vero, il ritorno di Warrior non venne capitalizzato proprio nel migliore dei modi: prima ebbe una breve rivalità con Sid interrotta dall’improvviso abbandono della federazione di quest’ultimo, poi un’improbabile faida con Papa Shango con tanto di riti voodoo e scenette da tarantolato a supporto. Alla fine anche il guerriero sarebbe stato investito dallo scandalo steroidi e avrebbe lasciato ancora una volta la WWF a novembre dello stesso anno.

A metà del 1992, dunque, la World Wrestling Federation poteva contare su Ric Flair ma aveva perso (momentaneamente) Hulk Hogan e (di nuovo) The Ultimate Warrior. Vince McMahon aveva l’urgente necessità di trovare nuovi volti su cui basare il proprio business.

 


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Gianluca Caporlingua

Cresciuto (???) giocando a calcio e sbucciandomi le ginocchia sui campi in terra della provincia siciliana. Da bambino, però, il sogno (rimasto nel cassetto) era quello di fare il wrestler. Dato che mia madre non mi avrebbe mai permesso di picchiare gli altri, ho deciso di cominciare a scrivere le storie dei miei eroi. Oggi le racconto filtrandole coi ricordi d'infanzia.

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